Pochi conoscevano il nome di Johan Wiland, portiere del Copenhagen contro il quale si sono infranti i tentativi della Juventus di portare a casa i primi tre punti nella campagna di Champions League appena iniziata. I guantoni dell’estremo difensore danese non solo hanno regalato una notte da ricordare alla squadra locale (1-1 il punteggio finale), ma anche tolto mezzo milione di euro alla Vecchia Signora. La stessa cifra che hanno invece regalato alla squadra danese.
L’edizione 2013/2014 della Coppa dalle larghe orecchie prevede infatti un complesso meccanismo di remunerazione dei club partecipanti, sulla falsariga di quanto avvenuto nella passata stagione. Per ogni vittoria, nella fase a gironi, viene attribuito un premio di 1 milione di euro, che scende appunto a quota 500mila euro in caso di pareggio.
I “bonus” legati alle prestazioni nella fase a gironi sono solo uno dei meccanismi di assegnazione dei fondi Uefa destinati alla Champions League. La Federazione continentale stima entrate commerciali complessive per 1,34 miliardi di euro, che diventano 1,285 miliardi se si considera che 55 milioni vanno ai club protagonisti degli spareggi (2,1 milioni a testa). Dei ricavi dalla vendita dei diritti televisivi, stimati in 530 milioni di euro, una quota del 75% verrà distribuita ai club, mentre il restante 25% resterà in mano alla Uefa. Qualora gli incassi eccedessero i 530 milioni preventivati, gli introiti aggiuntivi verranno assegnati per un ulteriore quota dell’82% ai club.
Come nella passata stagione, è previsto un “meccanismo di solidarietà” tra le regine della Champions e le principesse dell’Europa League: dal monte-contributi delle prime verrà dirottato un assegno di 40 milioni alle seconde (comprensivi di 3 milioni per i club estromessi dalla Champions nella fase di qualificazione).
La Uefa ha poi spiegato che i denari destinati ai club verranno distribuiti secondo due parametri: 500,7 milioni di euro di contributi fissi (distribuzione fase a gironi, prestazioni e bonus qualificazioni) e 409,6 milioni di euro di contributi variabili (quote di mercato). “Questi ultimi verranno suddivisi sulla base del valore proporzionale di ogni mercato televisivo rappresentato dai club protagonisti della Champions League (dalla fase a gironi in poi) e dovranno essere spartiti fra tutti i club che rappresentano una determinata federazione nazionale”.
Proprio questo meccanismo ha fatto la fortuna di Milan e Juventus nella passata stagione. La presenza di soli due club italiani nelle fasi avanzate della coppa ha garantito una ripartizione meno sfavorevole tra le squadre della stessa Lega: alla fine i rossoneri hanno incassato 51,3 milioni mentre i bianconeri ben 65,3, più dei finalisti Bayern Monaco e Borussia Dortmund.
Per quest’anno è stato confermato il contributo fisso di 8,6 milioni per la partecipazione ai gironi (ai quali si sommano i premi sui risultati sopra descritti). Passare agli ottavi vale 3,5 milioni, ai quarti 3,9 e in semifinale 4,9. Arrivare in fondo al torneo e sollevare la coppa, al netto della quota variabile legata al mercato televisivo, porterà nelle casse del club campione d’Europa 34,7 milioni di euro. Per il momento, il Bayern campione d’Europa ha già aggiunto 3 milioni ai 55 incassati lo scorso anno grazie alla vittoria in Supercoppa Europea.