La regola è nota da tempo, ed è anche molto chiara: la UEFA non accetta le multiproprietà nelle proprie competizioni per club. Il tema torna al centro dei riflettori – sia chiaro, al momento solo per ipotesi – dopo le voci di un interesse da parte del Public Investment Fund dell’Arabia Saudita per l’Inter.
Il fondo sovrano ha infatti chiuso per l’acquisizione del Newcastle in questi giorni, e nel caso dovesse arrivare anche a controllare il club nerazzurro, sulla carta – ricorda Tuttosport – si potrebbe verificare la situazione che entrambe le squadre partecipino alla stessa competizione per club.
Condizione necessaria perché il problema si ponga è che l’Inter passi nelle mani dei sauditi e che il Newcastle, magari a seguito di una campagna di rafforzamento della rosa, scali le gerarchie in Premier League e arrivi a prendere parte alla UEFA Champions League, traguardo che i nerazzurri centrano ormai da quattro anni consecutivi.
Ma cosa dice esattamente la norma UEFA? All’articolo 5 del “Regulations of the UEFA Champions League”, si legge che «nessun club che partecipa a una competizione UEFA per club può, direttamente o indirettamente:
- detenere o negoziare titoli o azioni di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
- essere un membro di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
- essere coinvolto a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club; o
- avere alcun potere nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club.
Nessuno può essere coinvolto contemporaneamente, direttamente o indirettamente, a qualsiasi titolo, nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club.
Nessuna persona fisica o giuridica può avere il controllo o l’influenza su più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club, tale controllo o influenza è definito in questo contesto come:
- detenere la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
- avere il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri dell’organo amministrativo, direttivo o di vigilanza del club;
- essere azionista e controllare da solo la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti del club; o
- essere in grado di esercitare con ogni mezzo un’influenza determinante nel processo decisionale del club».
Proprio in virtù di queste norme, se due club non soddisfano «i criteri volti a garantire l’integrità della competizione, solo uno di essi può essere ammesso a una competizione UEFA per club», secondo una serie di criteri determinati dalla stessa Federcalcio europea.
Una situazione di questo tipo si è già verificata in passato, con la partecipazione a competizioni UEFA per club da parte di Lipsia e Salisburgo, società all’epoca controllate da Red Bull. Un’indagine approfondita della UEFA aveva tuttavia portato a un verdetto positivo: via libera ai due club di partecipare alla Champions League.
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Le motivazioni sono state diverse. In particolare, secondo l’UEFA, l’influenza di Red Bull sul Salisburgo si era notevolmente ridotta: erano state rimosse alcune persone legate alla Red Bull (le quali erano anche contemporaneamente coinvolte con il Lipsia) nel CdA, così come il presidente del CdA, legato a Red Bull, si era dimesso. Inoltre, era stato modificato l’accordo di sponsorizzazione tra Salisburgo e Red Bull (con spazi e cifre ridotte), così come è stato concluso l’accordo di collaborazione tra i due club e i diversi prestiti in essere.
In sostanza, secondo la Camera Investigativa dell’Organo UEFA di Controllo Finanziario dei Club, la relazione tra Red Bull e il Salisburgo, in seguito alle modifiche, era diventata una relazione di sponsorizzazione standard, stabilendo così che non fosse stato violato l’articolo 5 (riguardante l’integrità delle competizioni) e ammettendo entrambi i club alla stessa competizione.