Rivoluzione in arrivo nel calcio italiano. Martedì 13 aprile, l’assemblea della Lega di Serie A ha dato il via libera alla creazione di un proprio centro di produzione televisivo negli spazi messi a disposizione da EI Towers, l’operatore di rete nato da una costola della storica Elettronica Industriale, società da cui nacque, sul finire degli anni ’70, il sodalizio tra Adriano Galliani e Silvio Berlusconi.
Nel nuovo centro di produzione della Serie A, che sarà realizzato nel comune di Lissone (MB), sarà costituita anche una sala Var centralizzata, nell’ambito di un progetto più ampio che vede coinvolta anche la Figc.
«Con la Lega di A», ha spiegato la Figc in una nota, «verranno realizzate, in una superficie di circa 750 mq, ben 12 sale VAR, postazione supervisore, sale tecniche, uffici, area relax, servizi, spazio riprese video, oltre a una sala corsi/conferenze multifunzionale ad uso non esclusivo, dove implementare il progetto federale della Var centralizzata».
Probabilmente, ai non addetti ai lavori il nome Elettronica Industriale dirà ben poco. Eppure l’azienda ha ricoperto un ruolo a dir poco fondamentale nella storia della televisione italiana.
Ma prima di approfondire è bene chiarire alcuni aspetti: chi è oggi EI Towers? Qual è la sua mission? E chi sono i suoi azionisti?
EI Towers, il profilo aziendale
EI Towers opera nel settore delle infrastrutture di rete e servizi per le comunicazioni elettroniche, e ha come principali clienti gli operatori di rete del settore televisivo, radiofonico, oltre che delle telecomunicazioni mobili, wireless e dedicate alla pubblica utilità o alle Istituzioni.
La sua attività si articola nella gestione di circa 4.000 torri (2.300 di broadcasting, 1.700 di telefonia mobile). EI Towers fornisce anche un servizio di gestione del traffico di contribuzione, avvalendosi delle proprie infrastrutture di reti satellitari e in fibra ottica, la cui dorsale si sviluppa su un percorso di oltre 6.000 km.
La mission societaria, si legge sul sito web di EI Towers, è quello di “consolidare il proprio ruolo di Tower Operator indipendente e leader in Italia nella gestione delle infrastrutture per Radio, TV e Telecomunicazioni e sviluppare ulteriormente la propria offerta Full Service dedicata alle reti Televisive”.
Per questo motivo, EI Towers intende “continuare a svolgere un ruolo aggregante, apportando l’efficienza e l’efficacia di gestione che le derivano da un approccio totalmente industriale, combinato con la pluriennale esperienza nel settore”.
Il Consiglio d’Amministrazione della società è composto da 10 membri, nominati dall’Assemblea degli azionisti. Il Presidente è il Marco Mangiagalli, bocconiano classe 1949, in carica dal 2019 dopo una carriera trascorsa, tra gli altri, in ENI e in Luxottica.
L’amministratore delegato è invece Guido Barbieri, 55enne anche lui con studi in Bocconi, la cui carriera è cominciata in Fininvest per poi proseguire in qualità di responsabile del bilancio del gruppo di Berlusconi. Ricopre la carica di ad di EI Towers dal 2011.
Quotata sul Mercato telematico di Borsa Italiana e controllata da Mediaset fino al 2018, EI Towers è stata delistata a seguito di un’opa lanciata dal fondo F2I e dal gruppo del Biscione, che ha portato ad riassetto complessivo dell’azionariato.
Attualmente F2I detiene il 60% del capitale di EI Towers, mentre il Gruppo Mediaset ha ancora in portafoglio il 40% delle azioni.
Le origini di EI Towers: il sodalizio Galliani-Berlusconi
Sebbene il Gruppo Mediaset sia ormai azionista di minoranza della società, la storia di EI Towers è indissolubilmente legata a quella di Elettronica Industriale, la società attraverso cui, sul finire degli anni ’70, Adriano Galliani contribuì a realizzare l’infrastruttura di rete per far diventare le tv di Berlusconi un network nazionale.
Elettronica Industriale era stata fondata nel 1953 da Ottorino Barbuti, ingegnere nato in Emilia ma trasferitosi in Brianza dove aveva avviato la propria attività professionale.
Nel 1975, quando Barbuti decise di vendere l’azienda, Galliani, un ex geometra del Comune di Monza e già dirigente del Calcio Monza fiutò l’affare: ipotecò il proprio appartamento e rilevò la società.
L’ex vicepresidente del Milan e oggi ad del Monza, diventò così in poco tempo fornitore di Telemontecarlo, all’epoca la quarta emittente italiana per importanza, ma anche delle altre televisioni private che stavano nascendo in seguito alla liberalizzazione del settore, tra cui TeleMilano (che poi diventerà Canale 5) di Berlusconi.
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Per conto di Berlusconi Elettronica Industriale avviò l’installazione di ripetitori e l’acquisto di frequenze e stazioni televisive già operanti su tutto il territorio nazionale. Poi, sul finire del 1979, avvenne la svolta.
«Berlusconi mi invitò a cena ad Arcore», ha raccontato Galliani in diverse occasioni. «Non lo conoscevo ma gli spiegai con semplicità qual era la chance tecnologica su cui buttarsi, per le televisioni private. Avevo spiegato le stesse cose in tanti incontri alla Rizzoli, alla Rusconi, alla Mondadori ma non capivano. Berlusconi, tra la prima e la seconda portata della cena, invece capì al volo e mi disse: senta, faccia lei il prezzo e io acquisto il 50% delle azioni di Elettronica Industriale».
Fininvest e Galliani divennero dunque soci paritetici in Elettronica Industriale, con l’obiettivo comune di coprire in tempi rapidi, con i ripetitori, tutto il territorio nazionale, e lanciare così la sfida diretta alla Rai.
Nel 1984, Galliani vendette il suo 50% di Elettronica Industriale alla Fininvest, che salì così al 100% del capitale. Nel 1996 il controllo di Elettronica Industriale passò alla neocostituita Mediaset, nell’ambito della quotazione in borsa delle attività televisive del gruppo Fininvest.
Nel frattempo, Elettronica Industriale era cresciuta. Con l’arrivo del nuovo millennio, gli impianti gestiti da EI superavano le 6.000 unità, sia per il Gruppo Mediaset che per operatori internazionali.
Nel gennaio del 2000 venne fondata DMT attraverso l’acquisizione, da parte di alcuni manager della società, del ramo d’azienda di Elettronica Industriale dedicato alla progettazione, produzione e commercializzazione degli impianti di diffusione del segnale televisivo, rilevandone know-how e personale (ma nessuna postazione).
Quotata in borsa nel giugno del 2004, DMT è rimasta indipendente dal gruppo Mediaset solo fino al 2011, quando è tornata sotto il controllo di Elettronica Industriale attraverso la fusione in EI Towers.