Grande soddisfazione da parte della Lega Serie A per l’operazione anti-pirateria che ha portato, per la prima volta in Italia, alla denuncia di 223 cittadini che hanno utilizzato abbonamenti non ufficiali alle pay tv per guardare in maniera illegale serie, film ed eventi sportivi.
“Per fortuna viviamo in un paese civile, in cui chi sbaglia paga. Complimenti alla Guardia di Finanza e all’Autorità giudiziaria per il grande risultato conseguito con questa operazione”, le parole dell’amministratore della Lega Serie A, Luigi De Siervo, in una nota.
“Da mesi La Lega Serie A ha dichiarato guerra alla pirateria perché è un fenomeno criminale alimentato spesso da utenti inconsapevoli del reato che stanno commettendo e delle gravi conseguenze cui vanno incontro. Oggi, per la prima volta, sono stati denunciati oltre duecento consumatori finali, questo fatto rappresenta una svolta epocale nella lotta contro questa piaga, a tutela di tutti i club e dei tifosi che onestamente si abbonano per seguire le partite del nostro campionato”, conclude De Siervo.
L’indagine della Guardia di Finanza va avanti da alcuni mesi ed è tutt’ora in corso: sono infatti ancora diverse le persone da identificare, tutti clienti che hanno acquistato abbonamenti illegali e che si sono rese responsabili del reato di ricettazione. La modalità utilizzata dai gestori delle pay tv pirata per diffondere il segnale è l’Iptv (Internet Protocol Television) attraverso la quale i pirati acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento (Dazn, Sky e Mediaset Premium su tutte) per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile dagli utenti con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice Pc, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete.
Le indagini, che puntano ad individuare la centrale di trasmissione del segnale pirata, hanno finora evidenziato una complessa organizzazione del sistema composta da decine di “reseller” e centinaia di clienti che, tra l’altro, acquistando questi abbonamenti condividono con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando traccia delle attività illecite.