L’Inter ha presentato oggi IN, il nuovo marchio legato all’hospitality del club nerazzurro all’interno di San Siro. Una novità per la società, che ha confermato così la decisione di non rinnovare l’accordo con Infront legato alla gestione dell’hospitality e delle sponsorizzazioni da parte dell’azienda svizzera.
«Ringrazio Infront per il percorso affrontato fino ad oggi, intraprendiamo ora un cammino autonomo che rappresenta un po’ lo sviluppo del club nelle attività commerciali e non solo», ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione di IN Robert Faulkner, Chief Communications Officer del club nerazzurro.
«Il contratto era legato a hospitality e sponsorizzazione e terminava quest’anno. Abbiamo preso delle persone che guardano a questo processo. Speriamo di poter fare qualche annuncio a breve da questo punto di vista», le parole del Chief Revenue Office Michael Gandler.
L’accordo con Infront, siglato nel 2014, riguarda la consulenza strategica e operativa sulla vendita di accordi di sponsorizzazione e pacchetti di ospitalità aziendali in Italia e nel resto d’Europa (esclusa la maglia e sponsor tecnici, sponsorizzazioni regionali e diritti di denominazione degli impianti di allenamento). Accordo che prevedeva il pagamento da parte della società svizzera di un minimo garantito, pari a 15,7 milioni, 19,3 milioni e € 20,7 milioni, rispettivamente negli esercizi 2015, 2016 e 2017, mentre per il 2018 riceverà 20,1 milioni di euro complessivi. Poiché non ha raggiunto la cifra minima, Infront ha pagato di tasca propria rispettivamente 2,9 milioni, 5,5 milioni e 3,9 milioni per rispettare l’accordo. Dal punto di vista del marketing, l’Inter negli esercizi 2015, 2016 e 2017 ha ricevuto da Infront 11,6 milioni, 14,4 milioni e 15,0 milioni.
La decisione del club è stata quella di internalizzare sia l’aspetto hospitality che quello relativo al marketing, lasciando così scadere l’accordo con Infront al 30 giugno 2018, senza rinnovarlo. Nella stagione 2018/19, tuttavia, l’Inter dovrà versare a Infront il 10% dei ricavi derivanti dagli accordi firmati grazie alla società svizzera la cui scadenza vada oltre il termine del contratto.
“Ringraziamo l’Inter – ha dichiarato Luigi De Siervo, Amministratore Delegato di Infront Italy – per questi anni di collaborazione, che ci hanno permesso di lavorare con un club di grande prestigio internazionale, portando la nostra esperienza e il nostro supporto nell’area del marketing e della corporate hospitality. La nostra collaborazione si conclude con la certezza di aver costruito insieme un percorso che continuerà a dare grandi soddisfazione al club. Facciamo il più sentito in bocca al lupo a tutto il team commerciale della squadra nerazzurra”.
Al centro di questa novità per l’Inter c’è quindi la nuova zona hospitality di San Siro, presentata oggi in una conferenza stampa nella cornice di Villa Necchi Campiglio. Il nuovo brand sarà IN, che si propone come una completa esperienza di business per le aziende legate al mondo nerazzurro. A lavorare agli allestimenti sarà un team composto da tre dipartimenti aziendali e dieci persone, guidato dall’attuale Chief Revenue Officer Michael Gandler. «L’obiettivo è far crescere i ricavi da hospitality del 10/15%, una percentuale che può salire ulteriormente raggiungendo la Champions League», ha spiegato il dirigente nerazzurro.
«Il focus di IN è creare un’accoglienza di eccellenza, essere il top. L’esperienza inizia dalla prima chiamata al sito dedicato a questo processo: si entra nel sito customizzato con tutti i posti disponibili e una mappa dello stadio per capire le offerte. Ci sono degli Sky Box privati. Vogliamo capire cosa è importante per il cliente. Stiamo provando a cambiare le cose ogni due settimane per capire cosa può piacere al tifoso. Non è solo l’esperienza nella sala hospitality, ma quella complessiva. Il nostro stadio ha una capacità di 78mila persone, però solo 3mila sono di hospitality: nei grandi club, la capienza dell’hospitality è di circa il 10%. Serve più spazio e per quello dobbiamo lavorare di più. Vogliamo migliorare e crescere», ha concluso Gandler.