Questa analisi, inviataci da un lettore di Calcio e Finanza, si focalizza sulla dipendenza del bilancio della Juventus dai risultati della gestione economica del parco calciatori. Un tema quanto mai di attualità considerando gli 86,3 milioni netti investiti nella campagna trasferimenti 2017-2018 (che potrebbero salire a 190 milioni considerando i riscatti dei giocatori arrivati in prestito come Douglas Costa e Höwedes) e i risultati di questo avvio di stagione considerati dalla critica non all’altezza delle aspettative.
Bilanci e risultati sul campo: la Juve “ostaggio” del calciomercato
La Juventus ha chiuso il bilancio 2016-2017 con un utile al netto delle tasse di 42,6 milioni, in forte crescita rispetto ai 4,2 milioni della stagione precedente. Si tratta del terzo esercizio consecutivo in utile per la Juventus, che ha visto i propri ricavi ricavi (comprese le plusvalenze) raggiungere la soglia record per il campionato italiano di 562,7 milioni, in crescita del 45,1% rispetto ai 387,9 milioni del 2015-2016.
Ad una lettura attenta del conto economico emerge come l’incremento dei ricavi operativi (escluse le plusvalenze) passati dai 341,5 milioni del 2015-2016 ai 411,6 milioni del 2016-2017 (+20%) è principalmente dovuto al raggiungimento della finale di Champions League.
L’approdo alla finale di Cardiff, poi persa contro il Real Madrid, ha portato un beneficio sui ricavi della Juventus nell’ordine di 47,6 milioni, valore derivante dalla differenza di circa 10,2 milioni nei ricavi da gare e dalla differenza di circa 37,4 milioni nei ricavi TV visto che i proventi da diritti tv nazionali sono rimasti pressoché immutati (116,6 milioni nel 2015-2016 contro 117,7 milioni nel 2016-2017).
Ciò significa che se i bianconeri si fossero fermati come l’anno precedente agli ottavi, che si possono considerare l’obiettivo minimo per un club come la Juventus e dunque alla stregua di ricavi ricorrenti, il fatturato netto sarebbe stato pari a circa 364 milioni (411,6 milioni – 37,4 milioni) con un incremento di circa il 6,7% sul precedente esercizio (341,5), mentre i costi operativi che figurano in bilancio sono di poco inferiori (350 milioni), a cui si possono togliere i 3,5 milioni di costi derivanti dalle maggiori trasferte legate alla Champions (11 milioni nel 2016-2017 rispetto ai 7,5 milioni del 2015-2016), vale a dire circa 346 milioni, ossia un aumento del 16% rispetto ai costi operativi dell’anno precedente (298,4).
Senza l’impatto dell’approdo alla finale di Champions, l’Ebitda (la differenza tra ricavi e costi operativi al lordo di interessi, tasse e ammortamenti), anziché di 62 milioni circa, sarebbe stato pari a circa 17 milioni, in peggioramento netto rispetto ai 52 milioni dell’anno precedente.
In altri termini il margine operativo lordo poggia su un risultato di carattere straordinario, la finale di Champions, non facilmente ripetibile, mentre l’incremento dei costi operativi appare negli ultimi anni su un trend di crescita abbastanza costante (+6%, +12%, +18%).
Bilanci e risultati sul campo: la gestione del parco calciatori bianconera
Se si considera poi il risultato economico della gestione del parco calciatori si nota come il risultato netto di 42,6 milioni del 2016-2017 sia stato ottenuto grazie ai proventi derivanti dalla vendita giocatori per circa 151 milioni, a fronte di costi (compresi i circa 30 milioni dovuti a Raiola per l’operazione Pogba) di circa 50 milioni.
Ragionando per assurdo, se nel 2016-2017 il risultato del player trading fosse stato pari a zero, e se la Juventus si fosse fermata agli ottavi di Champions anziché raggiungere la finale, l’esercizio avrebbe evidenziato una perdita di 100 milioni.
Si tratta, è evidente di un’ipotesi estrema, ma che porta a riflettere sulla struttura del conto economico della Juventus per l’esercizio in corso.
Ipotizzando una struttura di costi in linea con quella del passato esercizio (in realtà sia il costo del personale tesserato sia gli ammortamenti saranno più elevati nel 2017-2018), se quest’anno la Juventus dovesse fermarsi agli ottavi di Champions, come è prudenzialmente ipotizzabile in budget e se non utilizzasse pesantemente la leva del player trading, rischierebbe di chiudere l’esercizio in rosso.
Le plusvalenze finora ottenute per il 2017-2018 nella campagna acquisti estiva di luglio-agosto 2017 sono pari a circa 74 milioni, ciò significa una perdita prevedibile dai 30 ai 40 milioni, in ipotesi di arresto agli ottavi di Champions. Previsione di perdita peraltro contenuta anche nella Relazione Finanziaria del 2016-2017.
Juventus, già realizzate plusvalenze per 74 mln: ma il cda vede il 2018 in rosso
Al di là dell’uscire in utile o in perdita, che conta relativamente poco o nulla, dato che la formazione dell’eventuale utile deriva in gran parte da alienazione di patrimonio, la situazione strutturale del conto economico è tale per cui la Juventus è costretta a movimentare pesantemente la rosa ogni anno.
Deve cioè vendere ogni anno giocatori per importi dell’ordine di 150 milioni e portarsi le relative plusvalenze ai ricavi e parallelamente comprare per altrettanto valore e spalmare il costo negli ammortamenti, generalmente nei 5 anni.
Ma movimentare la rosa ogni stagione non va molto d’accordo con l’ottenimento di risultati sportivi di assoluta eccellenza, che paiono pure necessari, perché le ragioni sottese a queste movimentazioni non sono esclusivamente di carattere tecnico sportivo ma appunto derivano da necessità di bilancio e cioè si vende perché bisogna vendere per fare plusvalenze contabili e si compra cercando “opportunità” piuttosto che colmando eventuali lacune tecniche.
https://www.calcioefinanza.it/2016/10/18/juventus-player-trading-plusvalenze-sui-giovani-senza-presenze-squadra/
Questo è sotto gli occhi di tutti anche in questa stagione visto che la Juventus ha acquistato 2 esterni d’attacco come Douglas Costa e Bernardeschi, pur essendo già coperta in quel ruolo e lasciando una difesa indebolita dall’addio di Bonucci e Alves.
La raggiunta “via dell’autofinanziamento” è dunque strettamente legata al cammino in Champions League e al dover usare la leva del player trading anno dopo anno e ogni anno in modo sempre più massiccio.
Con il corollario che, data la frequenza della movimentazione, il valore residuo di carico dei giocatori da vendere sarà sempre più elevato e sempre minori saranno le plusvalenze contabili ottenibili a parità di ricavi di vendita. O se la si vuol dire diversamente bisogna fare dei “colpi di mercato” a getto continuo.
[cf-perform-video]lukoj2yymtkq1jwasihi2lvpk[/cf-perform-video]