Paradosso Arsenal, niente Champions ma crisi societaria prima che tecnica

Dopo 18 partecipazioni consecutive alla Champions League l’Arsenal quest’anno non è riuscita a centrare l’obiettivo. Nella prossima stagione la squadra – che nel week end gioca la finale di FA…

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Dopo 18 partecipazioni consecutive alla Champions League l’Arsenal quest’anno non è riuscita a centrare l’obiettivo. Nella prossima stagione la squadra – che nel week end gioca la finale di FA Cup contro il Chelsea potendo vincere la terza coppa nazionale in 4 anni – giocherà l’Europa League venendo declassata.

CF – calcioefinanza.it aveva ampiamente analizzato i conti del club nei mesi scorsi sostenendo come di fatto il club gestito da Stan Kroenke in qualità di azionista di maggioranza si sia in questi anni distinto per aver soprattutto messo davanti alle priorità la stabilità economica più dei risultati ovvero delle vittorie e dei trofei fini a se stessi.

Nel frattempo ha costruito e ripagato uno stadio nuovo che gli garantisce di essere la prima società europea nella classifica parziale dei ricavi da stadio.

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Ma il flop, se così lo vogliamo chiamare, pur con tutti i distinguo del caso, di quest’anno – come già riportato nelle scorse settimane – potrebbe non essere solo sportivo. L’Arsenal rischia ora anche il primo rosso dal 2002 ad oggi.

E il paradosso arriva proprio qui. Via l’allenatore? Tutt’altro. Wenger sembra solido al suo posto, soprattutto perchè – a prescindere da quel che accadrà tra una settimana o poco più a proposito della sua posizione – quel che è certo è che il suo eventuale addio sarà consensuale con il club. Nessun licenziamento, quindi.

Ad essersi scatenato, piuttosto, è un conflitto interno che riguarda i principali azionisti. Come già riportato nei giorni scorsi il miliardario russo Alisher Usmanov avrebbe recentemente fatto un’offerta da 1,8 miliardi di euro per rilevare tutta la quota di Kroenke nel club.

Ma come noto l’americano ha sempre detto di non volersi disimpegnare ed anzi, di voler mantenere il pacchetto di maggioranza, indicando così indirettamente il figlio Josh, già coinvolto nelle questioni del club, come futuro plenipotenziario.

Ma da Usmanov (patrimonio stimato in 11,2 miliardi di dollari) che al momento detiene il 30% delle quote contro il 67% degli americani, è arrivata una critica su tutta la linea, con l’intento di rivedere radicalmente le politiche di investimento del club.

In particolare sono i tifosi i destinatari dei messaggi del russo, che parla apertamente di necessità di lottare apertamente per il titolo.

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(Insidefoto.com)

Negli ultimi anni, del resto, Usmanov ha continuato a crescere, ed ora è pronto a sferrare l’attacco decisivo.

Arrivato nel 2007 con il 14,6% a fronte di un investimento da 87 milioni di euro, è recentemente arrivato al 30% rilevando la quota di Farhad Moshiri, imprenditore anglo iraniano che nel frattempo si è concentrato sull’Everton di cui detiene ora il 49,9% con la sua Blue Heaven Holdings Limited.

Una battaglia intestina che – dopo l’uscita allo scoperto di Usmanov – rischia di segnare l’immediato futuro dell’Arsanel, società che invece avrebbe bisogno oggi come non mai di una guida sicura, augurandosi per i gunners che i Kroenke, decidendo di rimanere, possano garantire al club una svolta immediata e convincente a partire dal prossimo mercato.