La maxi-offerta da circa 660 milioni con cui Mediaset si è assicurata l’esclusiva dei diritti di trasmissione (pay, free to air e su piattaforme multimediali) della Champions League per il triennio 2015-2018 non è solo un concreto segnale del fatto che il calcio professionistico, che già ora è uno dei principali comparti dell’economia italiana (l’ottavo in termini di fatturato) è destinato ad accrescere nel tempo la propria importanza. Ma rappresenta anche un ulteriore incentivo per i principali club della Serie A a centrare l’obiettivo della qualificazione alla massima competizione europea.
E’ quanto scrive il settimanale Milano Finanza in un’interessante analisi sull’impatto per i club dell’impennata degli investimenti delle televisioni sui diritti tv delle partite di calcio.
Se nel triennio 2012-2015 – fa notare Milano Finanza – il montepremi legato alla commercializzazione dei diritti tv a disposizione delle squadre italiane partecipanti alla Champions era pari a circa 81 milioni di euro l’anno (la metà dei 160 milioni annui pagati da Sky Italia per aggiudicarsi i diritti, poi girati anche a Mediaset), nel triennio 2016-2018 questo ammontare, il cosiddetto market pool, salirà di circa 29 milioni attestandosi così a 110 milioni. Si tratta, certo, di un tesoretto inferiore rispetto ai circa 181 milioni destinati ai club del Regno Unito, che beneficeranno dell’offerta monstre da 1,09 miliardi di euro (897 milioni di sterline) con cui BT Sport ha sbaragliato la concorrenza di BSkyB (salvo poi sedersi al tavolo per trovare un accordo con la tv di Rupert Murdoch).
Ma se nel Regno Unito la torta destinata ai club è maggiore rispetto all’Italia è anche vero che questa dovrà essere spartita tra più squadre: i quattro team della Premier League inglese cui si aggiunge il club campione di Scozia, cui andrà il 10% del market pool.
Paradossalmente, poiché in base ai risultati sportivi non certo lusinghieri dei club italiani in Europa, l’Italia porta di diritto in Champions i primi e i secondi classificati del campionato di Serie A, mentre la squadra terza classificata deve guadagnarsi il posto superando un turno preliminare, i 110 milioni che l’Uefa girerà ai club grazie all’investimento di Mediaset andranno divisi per un numero minore di pretendenti.
Il settimanale finanziario offre anche un esempio concreto di quanti soldi potrebbero arrivare ai club, partendo dall’ipotesi che l’Italia riesca a portare in Champions tutte e tre le squadre, così come l’Inghilterra le sue quattro, e che tutti e sette i club superino la fase a gironi ma vengano eliminati agli ottavi di finale, disputando complessivamente otto partite. Vediamo dunque come sarebbero ripartiti tra i club i ricavi legati agli investimenti delle due pay tv.
Le regole attualmente in vigore prevedono che la metà del market pool spettante alle tre italiane (55 milioni sui complessivi 110) venga così assegnata: 50% pari a 27,5 milioni alla prima classificata nel campionato nazionale, che con il montepremi attuale (81 milioni) percepisce invece 20,3 milioni; 35% alla seconda classificata (19,25 milioni anziché 14,2 milioni); 15% alla terza classificata (8,25 milioni invece di 6,1 milioni).
I 55 milioni rimanenti, pari alla seconda metà del market pool, vengono invece ripartiti in proporzione al numero di partite disputate. Poiché, in base alle nostre ipotesi, ciascun club avrebbe giocato otto partite, quei 55 milioni verrebbero suddivisi equamente per tre. Ciascuna delle tre squadre italiane riceverebbe pertanto 18,31 milioni anziché i 13,48 milioni che riceverebbe se il montepremi fosse quello attuale. In conclusione, grazie all’investimento effettuato da Mediaset sulla Champions, la vittoria dello scudetto potrebbe valere in termini di market pool Uefa ben 45,8 milioni, circa 12 milioni in più rispetto alla situazione attuale. La squadra seconda classificata in Serie A percepirebbe invece 37,5 milioni contro i 27,7 attuali, mentre la terza si porterebbe a casa 26,5 milioni anziché 19,5 milioni. A questo si aggiungerebbero poi una quota fissa (circa 8,6 milioni) per la partecipazione alla fase a gironi e i premi legati alla performance (1 milione a vittoria, 0,5 milioni per il pareggio). Ovviamente se, come accaduto nella stagione 2012-2013, le squadre italiane in Champions fossero solo due, il market pool, reso ricco da Mediaset, verrebbe spartito solo tra questi due club. In tal caso la vittoria dello scudetto potrebbe valere addirittura 57,7 milioni.
Vediamo ora la situazione nel Regno Unito. Per ciascuna stagione BT Sport ha messo sul piatto 333 milioni di euro, al netto del 10% relativo alla Scozia, si tratta di 300 milioni. Il market pool sarebbe pertanto pari a 150 milioni. Una prima metà sarebbe ripartita in base al piazzamento in Premier: 40% ai campioni d’Inghilterra (30 milioni); 30% ai secondi classificati (22,5 milioni); 20% ai terzi (15 milioni); 10% al club che si piazza al quarto posto (8,3 milioni). Nell’ipotesi che tutti e quattro i club escano agli ottavi di finale, i restanti 75 milioni vengono ripartiti equamente per quattro: 18.75 milioni a testa. Pertanto, pur avendo BT Sport investito più di Mediaset, il club vincitore della Champions percepirebbe di fatto poco più dei campioni d’Italia: 48,75 milioni contro 45,8 milioni.