«Nelle scorse settimane abbiamo chiesto l’acquisizione nel giudizio civile dei riscontri provenienti dall’indagine penale in corso a Torino nei confronti di John, Lapo, Ginevra Elkann e altri. Siamo convinti che le prove raccolte sono state già vagliate in diverse occasioni da giudici terzi (Gip, Tribunale del Riesame e Suprema Corte di Cassazione) certifichino in modo inequivocabile la fondatezza delle nostre ragioni, anche rispetto alla causa civile, con tutte le rilevantissime conseguenze che ciò comporta».
Così, in una nota, i legali di Margherita Agnelli, secondo cui «la vertenza è più che mai aperta. È stato comprovato, tra le varie circostanze come Marella Caracciolo avesse residenza abituale in Italia e di come la stessa fosse intestataria di rilevanti patrimoni finanziari, detenuti all’estero, tramite trust, fondazioni e offshore (di cui gli Elkann e il notaio non hanno dato conto in sede civile violando l’ordine di esibizione del giudice)», si legge ancora nella dichiarazione.
Secondo i legali di Margherita Agnelli prova ne è «che gli stessi Elkann e il notaio, con gli altri indagati non hanno neppure ravvisato elementi per impugnare – dandovi acquiescenza – il decreto di sequestro preventivo per 74 milioni emesso nei loro confronti dal Giudice per le Indagini Preliminari sulla base di fatti rilevanti anche per la causa civile».
«Confidenti nell’accoglimento della nostra istanza di acquisizione documentale, attendiamo fiduciosi gli sviluppi di questo processo, ancor più certi delle nostre ragioni, in una vertenza che oggi è più mai aperta», concludono i legali. La giudice Nicoletta Aloj si è riservata la decisione.
In risposta alle dichiarazioni dei legali di Margherita Agnelli, gli avvocati che assistono i fratelli Elkann hanno invece ribadito «la piena validità degli accordi – che sono agli atti della causa civile – stipulati tra Donna Marella e la figlia Margherita nel 2004. Grazie ad essi Margherita ha ricevuto un ingente patrimonio, rinunciando a ogni pretesa sia riguardo la successione del padre, sia a quella della madre».
«Contrariamente a quanto affermato dalla controparte ad oggi – prosegue la nota dei legali di John, Lapo e Lavinia Elkann – nessun giudice penale si è espresso nel merito, ivi compreso sul tema della residenza di Donna Marella. Ancora una volta assistiamo, quindi, al tentativo di strumentalizzazione a proprio vantaggio di elementi acquisiti in fase delle indagini preliminari», hanno concluso.