Eredità Agnelli, la difesa degli Elkann: «Nessun tesoro occulto»

Inoltre l’avvocato Paolo Siniscalchi aggiunge: «Non è vero che Marella Caracciolo era residente in Italia».

john elkann
John Elkann (Foto: DPPI/Panoramic/Insidefoto)

Dopo 10 mesi dall’inizio dell’indagine della Procura di Torino in merito all’eredità dell’Avvocato Gianni Agnelli e della moglie Marella Caracciolo, gli avvocati difensori dei tre fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra) espongono la propria tesi difesniva.

Come riporta l’edizione odierna di MF-Milano e Finanza, il cuore della vicenda, e centro delle accuse mosse dalla mamma Margherita Agnelli de Pahlen, è la residenza in Italia di Marella. «Non era residente in Italia», affermano con assoluta fermezza i legali dei tre fratelli Elkann, indagati, insieme al commercialista Gianluca Ferrero (presidente della Juventus) e al notaio svizzero Urs von Grunigen, con l’accusa di frode ai danni dello Stato e dichiarazione infedele relativamente al tesoro estero della vedova dell’Avvocato Agnelli, passato poi nel 2019 ai tre nipoti Elkann.

Margherita Agnelli vuole utilizzare le risultanze dell’inchiesta penale (ancora in corso) nella causa civile, aperta sempre a Torino, per invalidare il patto successorio e l’accordo transattivo del 2004 con i quali Margherita rinunciò all’eredità del padre e la futura successione della madre in cambio di 1,3 miliardi di euro tra contanti, immobili e opere d’arte.

Portavoce della tesi difensiva degli Elkann è l’avvocato Paolo Siniscalchi, intervenuto a Far West, trasmissione televisiva in onda su Rai 3 e condotta da Salvo Sottile. Secondo quanto ricostruito dalla procura del capoluogo piemontese, anche grazie con le carte emerse dalle perquisizioni nonché dalle indagini private degli investigatori assoldati da Margherita Agnelli, Marella Agnelli, nonostante la residenza formale in Svizzera, avrebbe passato negli ultimi 10 anni più tempo in Italia che all’estero.

Dunque, la vedova Agnelli è da considerare cittadina italiana dal punto di vista fiscale, con tutte le conseguenze che ne derivano sotto il profilo del pagamento delle tasse e soprattutto della legge di successione applicabile: quella svizzera consente i patti successori (come quello che nel 2004 comportò la perdita della qualità di erede di Margherita Agnelli), quella italiana invece protegge sempre l’erede e il suo diritto a una quota di legittima sull’eredità. Quello della residenza è però un tema «molto complesso che comunque non può essere risolto con formule matematiche», sostiene l’avvocato Siniscalchi.

«Dobbiamo tenere anche in considerazione che negli ultimi anni della sua vita Marella Agnelli era un soggetto fortemente malato e le sue condizioni di salute hanno sicuramente influito sulla capacità di spostamento – continua l’avvocato –. Non mi sembrerebbe giusto che una persona che ha degli impedimenti a muoversi da un punto di vista giuridico debba essere obbligata a spostare la sua residenza e modificare le abitudini di vita, abitudini di vita che risalivano agli anni ‘70».

Il secondo punto chiave nella difesa degli Elkann è che non esiste alcun patrimonio estero della famiglia. Un patrimonio di oltre 700 milioni, ai valori attuali, che è stato rintracciato dai magistrati in due trust delle Bahamas e risultato investito in un fondo di Pictet, sebbene per i pubblici ministeri si tratti di meri schermi giuridici per mascherare la titolarità di quei beni in capo ai tre Elkann. Siniscalschi sostiene che «non c’è nessun patrimonio occulto dei fratelli Elkann all’estero e che il patrimonio estero di Marella Agnelli è stato ricostruito dal pubblico ministero grazie alle dichiarazioni dei redditi che sono state presentate in Italia dei fratelli Elkann. Quindi, per definizione, non può trattarsi di un patrimonio occulto».