Lo stadio come miniera: gli affari delle mafie che comandano San Siro

Due curve divise dal tifo, ma unite per il bene degli affari reciproci. Così si spartiscono gli affari legati al mondo del pallone.

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(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

Non è servita la tragica uccisione di Antonio Bellocco per mano di Andrea Beretta, quest’ultimo ferito da un colpo d’arma da fuoco, per comprendere il clima teso che da anni domina la curva Nord nerazzurra. Riferimento non al tifo, ma a dinamiche interne che richiamano la ‘ndrangheta. La situazione si è aggravata con l’assassinio del noto leader degli ultrà, Vittorio Boiocchi, ucciso a 69 anni la sera del 29 ottobre 2022 con due colpi di pistola da due uomini in moto e a volto coperto.

Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica, Andrea Beretta, amico fidato di Boiocchi, era il suo braccio destro. Beretta ha ereditato una posizione di potere che non riguardava solo le attività legate alla tifoseria, ma anche il controllo di affari su cui la magistratura ha da tempo acceso i riflettori: dalla vendita di biglietti e merchandising alla gestione dei parcheggi e dei venditori nell’area di San Siro, fino ad arrivare allo spaccio di droga.

L’arrivo di Antonio Bellocco, proveniente dalla Calabria e legato a importanti famiglie di ‘ndrangheta, ha ulteriormente inasprito le tensioni. Bellocco, da oltre un anno presente tra i vertici della curva, seppur raramente sugli spalti di San Siro, ha visto un’ascesa rapida dopo la morte di Boiocchi. Al suo fianco c’era Marco Ferdico, noto per la sua amicizia con Bellocco, ostentata anche sui social con foto e hashtag come #padrino. Beretta, pur essendo amico di Bellocco, non aveva mai accettato la sua presenza nella curva. Nonostante i Daspo ricevuti negli anni, Beretta continuava a trarre profitti dal suo negozio di abbigliamento legato alla squadra a Pioltello, un business su cui Bellocco aveva cominciato a chiedere spiegazioni.

Le indagini sulla criminalità organizzata delineano un quadro chiaro della caratura criminale di Bellocco, condannato per associazione mafiosa nell’inchiesta “Tramonto” della Procura di Reggio Calabria. Bellocco appartiene a un sodalizio collegato alla famiglia Bellocco, guidata dal padre Giulio (morto in carcere a gennaio 2023) e dalla madre Aurora Spanò, entrambi con pesanti condanne.

Con l’ascesa di Bellocco, Beretta ha dovuto fare un passo indietro, indebolito dalla perdita del suo alleato Boiocchi. Anche altri gruppi storici della curva hanno perso potere, come gli Irriducibili guidati da Domenico Bosa, noto come “Mimmo Hammer”, leader del gruppo di estrema destra Hammerskin, coinvolto in attività criminali legate al clan Pompeo di Bruzzano e condannato per estorsione con metodo mafioso.

Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nelle tifoserie era stato denunciato anche dal procuratore di Milano, Marcello Viola, che in un’audizione alla Commissione nazionale antimafia aveva parlato di legami tra tifoserie organizzate e gruppi mafiosi o eversivi. Questi legami si manifestano nel controllo dei parcheggi, nella rivendita di biglietti e nelle attività di ristorazione nei pressi degli stadi.

Anche l’omicidio di Boiocchi richiama un precedente agguato ancora irrisolto: il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, altro uomo della curva, colpito alla testa da un proiettile il 12 aprile 2019 nel centro di Milano. Questi eventi svelano i legami tra criminalità organizzata e tifoserie, come dimostrato dalle intercettazioni del boss della Barona, Nazzareno Calajò, che parlava della curva come una “miniera d’oro”.

Nel frattempo, anche la curva rossonera è sotto l’occhio degli investigatori per i tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta e per le violenze che hanno coinvolto esponenti di entrambe le curve. Nonostante le rivalità calcistiche, la pace tra le tifoserie opposte sembra essere mantenuta per il bene degli affari, come dimostrato dal caso del calciatore dell’Inter, Federico Dimarco, che aveva scatenato l’ira della curva milanista con un coro contro di loro, prima che Ferdico intervenisse sui social per placare gli animi.