UEFA, mossa anti Chelsea: i ricavi da cessioni a parti correlate non valgono per il FPF

Il club londinese, da quando ha cambiato proprietà nel 2022, è sempre stato grande protagonista sul mercato, ma senza ottenere risultati sul campo e pesando sugli ultimi bilanci.

Barcellona multa TAS
Aleksander Ceferin (Foto: PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP via Getty Images)

Il Chelsea continua a essere una delle società più attive in ogni finestra del calciomercato da quando la nuova proprietà, guidata da Todd Boehly, ha acquisito il club nel 2022. Ora, questa condotta, non supportata dai risultati sul campo, rischia però di costare caro alla società londinese che è finita sotto la lente di ingrandimento prima della Premier League e poi della UEFA, in relazione alla sua situazione economico-finanziaria.

Come riporta il quotidiano britannico The Times, proprio il massimo organo del calcio europeo ha confermato nelle scorse settimane che ai fini del Fair Play Finanziario non verranno considerate valide le entrate provenienti dalla vendita di beni a società affiliate alla proprietà stessa del club. Una decisione che chiama in causa direttamente il Chelsea, che deve ancora vedersi approvare dalla Premier League la vendita di due hotel a una società affiliata, per un totale di 91 milioni di euro, e quella della squadra femminile alla società madre del club.

E mentre la Premier sta ancora analizzando tutta la documentazione, come detto, la UEFA ha già preso la sua decisione. Tutto questo ricordando che lo stesso organo ha confermato come ogni caso sarà giudicato separatamente da un suo comitato indipendente prima di dare un responso definitivo. La scelta mette però in difficoltà i Blues, che hanno chiuso il bilancio 2022 in rosso di 140 milioni e che hanno fatto registrare perdite prima delle tasse per 105 milioni nel 2023.

Sicuramente la posizione del Chelsea di fronte alla UEFA è tutt’altro che solida con il club inglese che – considerando il limite di deficit fissato a 60 milioni di euro in tre anni – ha grosse possibilità di ricevere una sanzione da parte dell’organo di controllo. Ovviamente, nel caso questa arrivasse, non avrebbe alcun effetto sulla stagione corrente, dove i Blues giocheranno in Conference League, ma sulle prossime stagioni, a patto ovviamente che il club londinese partecipi a qualche competizione europea.

Le possibili sanzioni in cui rischia di incappare il Chelsea vanno dal semplice avvertimento o alla multa fino ad arrivare all’esclusione per uno o più anni da qualsiasi competizione UEFA. Una pena già inflitta a club prestigiosi come Milan e Juventus, che hanno deciso, per motivi diversi, di scontare un anno fuori dalle coppe per sanare le rispettive posizioni di fronte all’organo di controllo della UEFA.

Ma l’ulteriore inasprimento delle norme sul Fair Play Finanziario voluto dalla UEFA non depone certamente in favore del Chelsea. Come detto in precedenza, i club europei potranno avere una perdita massima di 60 milioni di euro nell’arco di tre stagioni. Un limite ben inferiore rispetto ai 105 milioni di sterline che consente la Premier League in un periodo di tre anni.

Un confronto sull’ultimo bilancio, fa sapere lo stesso Boehly, è atteso a breve dallo stesso Chelsea. «Il club continua a bilanciare il successo sul campo con le esigenze finanziarie di conformarsi alle norme finanziarie della UEFA e della Premier League. Il club ha rispettato queste regole sin dalla loro introduzione nel 2012 e prevede di farlo anche in futuro», il commento del presidente e co-proprietario del club.

Ciò nonostante, il Chelsea dal 2022 che è inserito in una lista di osservati speciali del Comitato di Controllo Finanziario dei Club della UEFA. Lista che conta un totale di 19 club che hanno evitato azioni sanzionatorie solo grazie alle concessioni legate al periodo Covid . I Blues hanno evitato ulteriori controlli visto che nel 2023/24 non hanno giocato alcuna competizione europea.

Questa non è la prima volta che la UEFA si attiva per bloccare un’iniziativa del Chelsea. La Federcalcio europea lo scorso anno ha deciso che l’ammortamento dei cartellini di un calciatore da parte del club è consentito fino a un massimo di cinque anni. Un obbligo in vigore dal 1° luglio 2023, quindi per esempio l’acquisto da parte del Chelsea di Moises Caicedo, pagato più di 135 milioni dal Brighton, potrà essere ammortizzato su cinque anni e non sugli otto previsti dal suo contratto.