Casini: «Serie A vuole un diritto d’intesa, come le Regioni a statuto speciale»

Nella sua forma definitiva l’emendamento Mulé, con «UEFA e FIFA chiamate in causa un po’ a sproposito», permette alla Serie A «di avere il giusto peso» nel sistema calcio.

Data elezione presidente Serie A
Lorenzo Casini (Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

Nella sua forma definitiva l’emendamento Mulé, con «UEFA e FIFA chiamate in causa un po’ a sproposito», permette alla Serie A «di avere il giusto peso» nel sistema calcio. Lo ha affermato Lorenzo Casini, presidente della Lega di A, intervenuto a Radio anch’io sport. Altro tema trattato, vivai e giovani: «Abbiamo riformato il campionato Primavera per consentire che ci fossero obbligatoriamente degli italiani nella lista dei 25 giocatori. Tra un anno arriveremo ad averne almeno 10 convocabili, più di quanti ne prevede la UEFA».

Altre «numerose proposte non sono state ascoltate», come «sulle seconde squadre», trovando «resistenze infinite nelle altre componenti» (del Consiglio federale, ndr). In particolare «nella Federazione ed in quelle componenti non interessate a sviluppare le seconde squadre secondo il modello spagnolo, che noi abbiamo sempre preso come riferimento». Casini ha portato un esempio: «Oggi se una squadra di Serie A vuole iscriverne una seconda non può farlo finché, a giugno, forse, ne salta una di Lega Pro, e si libera un posto». Una condizione non percorribile, a fronte di «un investimento di 7-12 milioni di euro».

La prossima Supercoppa italiana – che vedrà protagoniste Inter, Milan, Juventus e Atalanta nella formula rinnovata con l’introduzione delle semifinali – si giocherà ancora «in Arabia Saudita» ha proseguito Casini. «Abbiamo stipulato un accordo che prevedeva quattro edizioni su sei». La prima si è svolta la passata stagione, «quindi ne abbiamo altre cinque, in cui tre volte sarà in Arabia Saudita».

Premesso che «il tema dei tifosi e di come dare loro modo di muoversi con più facilità lo abbiamo affrontato», la «tradizione della Supercoppa all’estero risale all’inizio degli anni Novanta» ha ricordato Casini, ed è «uno strumento di commercializzazione e promozione del calcio italiano» fuori dai confini nazionali.

Tornando ai temi federali, non si tratta di un diritto di veto, ma di un «diritto di intesa» sul modello delle Regioni a statuto speciale: è questo l’obiettivo della Lega Serie A, che rivendica maggior autonomia dalla FIGC e un peso commisurato alla sua valenza economica, con sei consiglieri in Federcalcio.

«La Serie A non ha mai chiesto diritti di veto, ha chiesto un qualcosa di diverso che è molto diffuso nei sistemi complessi, dove c’è un soggetto che merita un’autonomia particolare, vale a dire il diritto di intesa sulle decisioni che lo riguardano. L’Italia ha peraltro un laboratorio eccezionale su questo perché le Regioni a statuto speciale che abbiamo godono di questo tipo di regime: quando lo Stato deve prendere una decisione sul Trentino Alto Adige deve raggiungere l’intesa con il Trentino Alto Adige. Quindi la Serie A aveva chiesto questo, che non è un veto, è un potere di decidere insieme le cose che riguardano la Serie A», le parole di Casini.

Infine, quanto all’emendamento Mulè, che riconosce maggior peso alla Lega di A, «non è una manovra di aggressione, di attacco. Qui stiamo ormai alla difesa del minimo sindacale. Avere in un Consiglio federale invece che tre, sei rappresentanti della Serie A, che sono dirigenti di Serie A, che sono consiglieri di amministrazione di Serie A, che conoscono le problematiche della Serie A, è una ricchezza. Nessuno qui sta andando alla conquista della Bastiglia, sta semplicemente chiedendo che ci sia maggiore equilibrio».