L’Europeo che sta per cominciare in Germania, con la partita inaugurale in programma per venerdì 14 giugno, sarà l’ultimo che vedrà come presidente della UEFA Aleksander Ceferin, a capo del massimo organo del calcio europeo dal 2016.
Di questo, e di molto altro, ha parlato lo stesso Ceferin all’agenzia di stampa tedesca DPA. «Se c’è una cosa che ho imparato in questi miei 56 anni e mezzo: non parlare mai troppo del futuro! La vita è meravigliosa e ti offre molte cose interessanti. Tutto è possibile. Qualunque cosa! Ma ora la mia attenzione è rivolta agli Europei», ha ammesso il numero uno della UEFA riguardo al suo futuro.
Ma come dichiarato da Ceferin, questi ultimi anni da presidente UEFA (il suo mandato scade nel 2027), saranno ricchi di sfide, che non sono di certo mancate nell’ultimo periodo, dal pericolo Superlega all’emergenza Covid. L’ultima grande preoccupazione per il calcio europeo è certamente l’ingerenza di alcuni Stati nelle decisioni del mondo del calcio, la cui autonomia sta particolarmente a cuore sia alla UEFA che alla FIFA. Il tema coinvolge molti Paesi importanti in Europa, come Spagna e Italia.
«Non voglio commentare le singole decisioni dei tribunali – ha commentato Ceferin –. Ma è davvero un problema il fatto che sempre più governi in Europa vogliano intervenire nello sport. E queste decisioni gli si ritorcerà contro. Il calcio è così forte grazie al nostro sistema. Si può salire dalla quarta alla terza fino alla prima lega e poi qualificarsi a tutte le competizioni europee. Se questo è solo per le élite, allora il calcio non c’è più. Ed è per questo che dico: il sistema sportivo funziona da 100 anni. Organizzare sport è diverso dal vendere Pepsi-Cola o Coca-Cola . Tutti dicono sempre: hai così tanti soldi. Ma ridistribuiamo il 97% delle nostre entrate nel calcio. Lo sport promuove la salute e insegna i valori ai bambini. Dovrebbe quindi essere trattato separatamente. E come avvocato penso che il diritto sportivo e il diritto europeo siano compatibili. L’Europa non è in una situazione fantastica in questo momento. I governi europei hanno così tanti problemi da affrontare che non dovrebbero governare anche lo sport».
«Spero che i politici abbiano imparato da questo – ha continuato Ceferin riferendosi al confronto politica-sport –. Cioè che non dovrebbe intervenire nelle questioni calcistiche. Se, come nel 2021, ci chiede di protestare contro il governo di un membro dell’Unione Europea, allora ci chiede chiaramente di influenzare una situazione politica. Al contrario, non interferiremo mai nelle questioni politiche e chiederemo umilmente ai politici di non farlo nemmeno quando si tratta di sport. Quando si tratta di trattare con squadre o giocatori, la nostra posizione è chiara: non interverremo mai con fasce di capitano o cose simili. Permettiamo tutto, non puniremo nulla. Rispettiamo la libertà di espressione purché non sia offensiva».
Sul futuro del calcio europeo e sui giovani: «Continuo a sentire che la generazione più giovane a quanto pare non segue più molto il calcio. Ma sempre più giovani giocano e guardano il calcio. E disponiamo anche di dati che suggeriscono che i tempi in cui i bambini presumibilmente passano solo il tempo al computer e non praticano sport stanno lentamente cambiando. Nel mio paese natale, la Slovenia, oltre il 70% di tutti i giovani atleti iscritti gioca a calcio. Più persone hanno guardato la finale degli Europei 2021 tra Inghilterra e Italia negli Stati Uniti rispetto alle finali NBA. Quindi non sono preoccupato per il calcio. Non dobbiamo mai permettere ai grandi soldi di comprarlo e distruggerlo».
«La sfida più grande è proteggere i club dall’acquisizione da parte di gruppi o hedge fund che non hanno una struttura proprietaria trasparente – ha concluso Ceferin –. Inoltre, la proprietà di più club rende più difficile far rispettare il Fair Play Finanziario. E dobbiamo ancora trovare una soluzione definitiva a questo. Poiché l’interesse per gli investimenti nel calcio continua a crescere e questi investimenti sono essenziali per la crescita di questo sport, la domanda è: come possiamo essere abbastanza intelligenti da consentire questi investimenti in linea di principio? Ma fare attenzione che non danneggi lo sport? Gli investitori devono rispettare le regole, ma la questione è complessa. Non abbiamo l’autorità delle forze dell’ordine. Possiamo chiedere documenti ai club, ma non possiamo sequestrare i loro computer per indagare sulle loro attività».