Calcagno replica a Furlani: «Decreto Crescita? Parole incredibili: aberrante mantenere la norma»

Il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori:«Credo che sarebbe, oltre che aberrante, anche difficile da giustificare mantenerlo solo per il mondo del calcio».

calcagno aic
Umberto Calcagno (credit: Daniele Buffa via comunicato stampa)

«Decreto Crescita? Io credo che sarebbe, oltre che aberrante, anche difficile da giustificare mantenerlo solo per il mondo del calcio, quando oggi sappiamo bene che verrà eliminato negli altri settori. È un provvedimento devastante, sia per i nostri giovani che per chi gioca già ad alto livello: poter beneficiare di una detassazione del 50 per cento crea una disuguaglianza che ha acuito ancora di più la percentuale di stranieri in Serie A. È una richiesta che facciamo al ministro Abodi: è il momento giusto per togliere questa sperequazione. Non è una battaglia allo straniero, non ci appartiene: vogliamo fare tornare gli italiani allo stesso livello degli stranieri». Lo ha detto il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Umberto Calcagno, a margine della conferenza stampa di presentazione del Gran Galà del Calcio AIC.

«Le parole di Furlani? È proprio il contrario. È una frase per me incredibile: il nostro calcio si deve basare su un risparmio fiscale sugli stranieri per non andare alla distruzione? Spero sia stata una provocazione: capisco che sia un risparmio per le società, ma non può essere a danno della Nazionale e di tutto il movimento. Guardiamo al minutaggio: Lippi nel 2006 contava sul 70 per cento di italiani e 30 per cento di stranieri; Mancini prima e Spalletti poi fanno i conti con percentuali invertiti. E questo vale ancora di più per i club più importanti: nel Milan se non gioca Calabria non ci sono italiani, in Champions aveva in campo gli stessi francesi del PSG. Io spero che il ministro Abodi capisca questa istanza, del resto non si capisce perché, se in tutte le altre categorie, debba rimanere nel calcio, dove teoricamente si dovrebbe partire alla pari».

«Tenerlo per i calciatori d’elite? Bisogna capire cosa si intende per calciatori d’élite. Oggi si parte da un milione, se guardiamo all’ultimo mercato tutti i grandi colpi partono da cifre, al lordo, superiori ai dieci milioni. Per me sarebbe comunque sbagliato, perché alzare il tetto significherebbe far usufruire di questo beneficio solo i grandi club, in una Serie A dove già ci sono grandi diseguaglianze in termini di proventi dai diritti televisivi. Così creeremo ancora più distacco. Detto questo, se proprio si vuole si può alzare per i grandissimi campioni: davanti a quello che ti fa la differenza e ti dà un valore aggiunto al campionato, penso ai vari Lukaku, Leao o Thuram, per me rimane sbagliato ma dico va bene».

«Il calendario affollato preoccupa? Siamo molto preoccupati, abbiamo chiesto anche di parlare con la Lega Serie A, pur sapendo quanto sia difficile risolvere questo problema. Il calendario di oggi è già molto fitto, arriverà anche la nuova Champions con più partite nella fase iniziale. Mi preoccupa tanto il futuro mondiale per club, che rischia di dare una continuità illimitata alla stagione. Non riposare e allenarsi così poco, a ritmi sempre più alti, è molto rischioso e porta ai tanti infortuni che vediamo. Occorre fare una riflessione».

«Come dicevo abbiamo scritto alla Serie A per chiedere un incontro, ben sapendo che non possono AIC e Serie A risolvere i problemi di un calendario internazionale troppo fitto. Abbiamo avuto tre pause per le nazionali, con giocatori che fanno trasferte intercontinentali: viaggiano comodi, per carità, ma parliamo di oltre novantamila chilometri all’anno e sono cose che incidono. Il rischio è che, per massimizzare i benefici economici nel breve periodo, sul lungo il valore del prodotto scada».

«Niente pausa natalizia? Io ho discusso molto con la Lega Serie A per questo. Vengo vissuto come quello che vuole garantire la settimana alle Maldive ai calciatori di Serie A: non si riesce a capire che quella non è una settimana di vacanza, ma di recupero per costruire il resto della stagione. Tutti, anche allenatori ed arbitri, hanno bisogno di staccare una settimana. Sono ragazzi bravi e fortunati, che guadagnano tanto: questo non vuol dire che non debba essere tutelata la loro salute. Se, per fare un esempio, il Milan gioca senza tanti campioni il danno non è solo del Milan ma di tutto il movimento. Con Casini (presidente di Lega Serie A, ndr) ne abbiamo parlato tanto: avremo la nuova Champions League, avremo il nuovo mondiale per club che non so come si incastrerà con le partite della Nazionale. Oggi tutti fanno gara ad accaparrarsi tutti gli slot disponibili: nel breve magari aumentano gli introiti, ma credo che lo spettacolo possa averne un danno che, alla lunga, penalizzerà tutti».

«L’idea di accorpare le soste per la nazionale può funzionare? Spero di sì, sarebbe un primo passo: se avessimo avuto due pause anziché tre, con una partita in più per ciascuna sosta, le nazionali avrebbero potuto gestire diversamente i propri giocatori. Però ho il timore che, se si libera uno slot, qualcuno ci si tuffi. La gara che vedo è quella di accaparrarsi i periodi della stagione. Oggi l’Inter è l’unica nostra squadra già certa di partecipare al mondiale per club: significa che i suoi calciatori in estate non potranno fermarsi».