C’è un caso abbastanza particolare che riguarda Demba Seck, giocatore del Torino classe 2001. L’attaccante della squadra granata era stato accusato dalla ex fidanzata di revenge porn, e per questo motivo indagao. Il calciatore non è stato poi condannato in merito, ma nell’occhio del ciclone è finito il pm Enzo Bucarelli.
Come riporta l’edizione odierna de La Stampa, su segnalazione del procuratore generale Francesco Saluzzo, il pm Bucarelli, che ha nel suo ufficio una foto del grande Torino, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano che ipotizza l’accusa di frode in processo penale e depistaggio. Accusa che se confermata può portare fino a 12 anni di carcere. Al centro delle indagini sul pm c’è la gestione dell’inchiesta e, inoltre, la presunta soppressione di un importante elemento di prova, il video incriminato con cui Seck avrebbe poi perpetrato il reato di revenge porn ai danni della sua ex fidanzata.
La vicenda giudiziaria che coinvolge il giocatore del Torino inizia con l’esposto presentato dalla ex fidanzata. Non accettando la fine della relazione, l’attaccante avrebbe minacciato la ragazza di diffondere un video che immortalava momenti intimi della coppia. Un filmato che peraltro Seck avrebbe inviato alla presunta vittima, e che quest’ultima avrebbe depositato con l’esposto.
Aperto il fascicolo e avviate le indagini, il pm Bucarelli ha deciso di perquisire l’appartamento del calciatore. Già qui si sarebbe registrata la prima presunta irregolarità al vaglio della procura di Milano, competente territorialmente a indagare sui colleghi di Torino. Perché, da quel che emerge, ma è tutto da confermare, Bucarelli avrebbe avvisato l’agente di Seck. Tanto che all’arrivo di GdF e dei carabinieri, in casa del calciatore del Toro sarebbero già stati presenti i suoi legali. Con gli investigatori, a perquisire Seck si è presentato anche Bucarelli che, davanti agli occhi increduli di carabinieri e GdF, avrebbe cancellato il video incriminato dal cellulare del calciatore. Non solo dalla memoria dello smartphone. Anche dalla cronologia delle chat, in cui il ventiduenne aveva già inviato ad alcuni amici il filmato.
Da quel che trapela, Bucarelli per giustificare la scelta, avrebbe sostenuto che non c’erano «esigenze investigative» perché quel video era già in possesso della procura, in quanto depositato dalla presunta vittima. Dopo la perquisizione, è stata la Guardia di Finanza a presentare alla procuratrice vicaria, a capo del pool anticorruzione, Enrica Gabetta, una relazione su quanto accaduto. La Gabetta ha così trasmesso gli atti al procuratore generale Saluzzo. Che, a sua volta, ha inviato tutto alla aggiunta Tiziana Siciliano, che nella procura milanese guida il pool reati contro la pubblica amministrazione. E, molto probabilmente, anche al procuratore generale di Cassazione, che deciderà se esercitare anche l’azione disciplinare contro il magistrato. L’aggiunta Siciliano, infine, il 1° agosto scorso, si è presentata con la sua polizia giudiziaria negli uffici della procura torinese, per acquisire tutti gli atti dell’inchiesta su Seck.