Tra tre settimane esatte, l’8 settembre, allo Stade de France di Parigi prenderà il via l’evento sportivo più importante dell’anno, almeno per quanto riguarda l’impatto economico susseguente e l’attenzione mondiale in termini di tifosi: la Coppa del Mondo di rugby.
Una manifestazione che vedrà coinvolte 20 nazionali, tra le quali l’Italia, e che avrà una durata di quasi due mesi. Il rugby, infatti, è uno sport che richiede un grande sforzo fisico e per garantire alla kermesse il livello tecnico che si conviene a un Mondiale il salto temporale tra una partita e l’altra della stessa Nazionale è più elevato per esempio che nel calcio. Non a caso il Mondiale di calcio ha una durata più breve, poco meno di un mese se guardiamo all’ultima edizione di Qatar 2022, con 32 squadre partecipanti.
Nei fatti la Coppa del Mondo di rugby rappresenta per grandezza e sforzo organizzativo il terzo evento sportivo più importante al Mondo dopo le Olimpiadi estive e i Mondiali di calcio. E non a caso Jacques Rivoal, presidente del comitato organizzatore del Mondiale di rugby 2023, in una intervista alla emittente economica statunitense CNBC ha spiegato che la Francia prevede un impatto economico diretto e indiretto di oltre 2 miliardi considerando «la creazione di 17mila posti di lavoro e il fatto che ospiteremo 600mila tifosi che resteranno per due settimane e seguiranno due o tre partite delle loro squadre». Secondo Rivoal per la Francia è una grande opportunità quella di «avere in un anno due dei maggiori eventi sportivi al mondo (il Mondiale di rugby e le Olimpiadi di Parigi 2024, ndr), per questo ci sono grandi sinergie con i colleghi dei Giochi Olimpici e quello che faremo con la preparazione della Coppa del Mondo di rugby servirà poi per le Olimpiadi in termini di sicurezza, ma anche per quanto riguarda le risorse umane. Proporremo a chi lavorerà per il Mondiale di rugby di continuare anche con l’organizzazione dei Giochi Olimpici nel 2024».
Ora al di là della portata dell’evento, in questa sede è interessante notare come la Francia stia facendo leva su una scelta lungimirante decisa anni addietro sul tema stadi e che ha consentito al Paese transalpino prima di organizzare gli Europei 2016 (ai danni dell’Italia) ristrutturando se non costruendo dal nulla nuovi stadi che tuttora permettono a numerosi club transalpini di godere di impianti moderni. Inoltre, organizzando praticamente una grande manifestazione all’anno la Francia sta nei fatti ammortizzando l’investimento fatto per il 2016.
La Francia e l’organizzazione di Euro 2016
L’organizzazione di Euro 2016 infatti venne assegnata all’Esagono dopo un lungo testa a testa con l’Italia, che ne uscì sconfitta non senza ricordare che a quel tempo la UEFA aveva quale suo presidente Michel Platini. La candidatura francese, ufficializzata nel 2009, rappresentò un po’ una sorpresa visto che solo pochi anni prima, nel 1998, il Paese aveva organizzato il suo secondo Mondiale di calcio (dopo quello del 1938) con un notevole sforzo economico visto che per l’occasione venne edificato lo Strade de France. In Italia invece l’ultima grande kermesse erano stati i Mondiali 1990, passati per altro alla storia, sul crepuscolo della Prima Repubblica, per i disastri organizzativi ed economici oltre che per la costruzione di impianti quantomeno discutibili, uno su tutti il delle Alpi di Torino, che non a caso ora non esiste più.
Una volta ottenuta l’organizzazione degli Europei 2016 nonostante il fatto che per i Mondiali 1998 si erano costruiti stadi importanti e riammodernati molti altri, l’Eliseo diede vita un vasto progetto di ristrutturazione e di edificazione di nuovi impianti. Se a Parigi lo Stade de France e il parco dei Principi vennero soltanto ritoccati, a Marsiglia (stadio Velodrome), Saint-Etienne (stadio Geoffroy-Guichard), Tolosa (Stade Municipal de Toulouse) e Lens (Stade Félix Bollaert-Delelis) gli impianti vennero ristrutturati in modo sostanziale divenendo molto moderni, così come accadde a Lilla per il Pierre Mauroy. Invece a Bordeaux, Nizza e Lione vennero costruiti da zero i nuovissimi Matmut-Atlantique, Allianz Riviera e Parc OL (oggi Groupama Stadium per ragioni di sponsorizzazione). In particolare a Lione, quest’ultimo fu affiancato al già funzionale Stade de Gerlande, ristrutturato per il 1998 e successivamente nel 2017.
Ora quello che più conta, e che notevolmente differenzia il caso francese da quello italiano, è che lo sforzo governativo per gli Europei 2016 non è stato fine a sé stesso.
Innanzitutto, e non è cosa da poco vista la situazione stadi italiana, ha permesso a numerosi club francesi di disporre di case confortevoli e moderne tramite le quali combattere le sfide del merchandising e degli introiti da stadio del calcio moderno (l’impianto se funzionale non deve essere per forza di proprietà del club).
Tra le società che ne hanno beneficiato:
- Il Lille,
- l’Olympique Lione,
- l’Olympique Marsiglia,
- il Lens,
- il Tolosa,
- il Bordeaux,
- il Saint-Etienne,
- e il Nizza.
In seconda istanza va notato che come la Francia dopo l’investimento per il 2016 abbia varato un programma di organizzazione di grandissimi eventi, in particolare quello degli sport più popolari, ottenendoli grazie anche se non soprattutto in virtù dei numerosi stadi già pronti. Nel paese transalpino dal 2016 in poi sono stati organizzati:
- gli Europei di calcio maschile 2016
- i Mondiali di calcio femminile 2019
E nei prossimi due anni saranno ospitati:
- La Coppa del Mondo di Rugby 2023
- e le Olimpiadi di Parigi 2024. Kermesse nella quale il calcio è una delle poche discipline sportive autorizzate a non essere localizzata nella sola città sede dei Giochi. E quindi anche in questo caso si utilizzeranno molti stadi transalpini: Parigi (Stadio Parco dei Principi), Nantes, Lione, Saint-Etienne, Marsiglia, Nizza e Bordeaux.
I disastri infrastrutturali e le occasioni mancate dell’Italia
E’ evidente come tutta questa attività organizzativa abbia portato benefici economici allo stato francese visto che secondo l’Osservatori sullo Sport System di Banca Ifis in media 1 milione di investimenti pubblici attiva quasi 9 milioni di risorse private che generano un fatturato annuo di 20 milioni, 2,3 volte superiore agli investimenti privati.
In Italia invece dopo i Mondiali 1990 e il loro disastro organizzativo e infrastrutturale, non si diede seguito alla organizzazione di eventi sportivi anche, se non soprattutto, a causa anche della stagione post Tangentopoli che bloccò praticamente tutte le opere. In quegli anni venne bloccata la candidatura per le Olimpiadi di Roma del 2020. E poi solo nel 2006 venne organizzata l’Olimpiade invernale di Torino prima che si tentò invano di ottenere gli Europei 2016. Poi, quando sindaca della Città Eterna era Virginia Raggi fu di nuovo bloccata la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024. E poi nel 2019 arrivò l’assegnazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.
Come si evince, al di là del tentativo del 2016, sono state tutte iniziative volte a coinvolgere una città più che l’intera nazione e che poco avevano a che fare con la questione stadi. Ora, con 16 anni di ritardo rispetto al 2016 l’Italia vorrebbe organizzare gli Europei 2032, ma obtorto collo in collaborazione con la Turchia.
Quand’anche andasse bene è evidente che la gran parte dei club italiani non possono stare con le mani in mano sino al 2032 per avere uno stadio moderno. E quindi non potranno avere quei benefici ricevuti dallo Stato dai club transalpini.
Tirando le somme qui non si vuole certo dire che tutto quanto fatto Oltralpe sia meglio di quanto fato nel nostro Paese, tanto che non sono mancate le polemiche anche a Parigi. Però si vuole segnalare come una buona politica infrastrutturale legata a scelte governative abbia permesso a molti club transalpini, che non hanno la forza finanziaria delle squadre inglesi e forse nemmeno di alcuni club italiani, di avere delle strutture moderne in cui giocare e fare lievitare i propri introiti da stadio. Cosa che invece molti club di Serie A non possono sognare di imbastire.
Italia e Francia, le differenze oltre il numero di eventi
Per completare l’analisi va segnalato come dal 2016 in avanti l’Italia e la Francia abbiano organizzato, prendendo in considerazione soltanto Olimpiadi, Mondiali ed Europei e soltanto gli sport più popolari e maggior carico organizzativo, più o meno lo stesso numero di eventi sportivi internazionali.
Il nostro Paese ha infatti organizzato o organizzerà nove grandi manifestazioni, di cui tre in cola collaborazione con altre nazioni:
- Mondiale pallavolo 2018 uomini (Bari, Bologna, Firenze, Milano, Roma e Torino) in collaborazione con la Bulgaria
- Europei 2019 calcio under 21 (Bologna, Cesena, Reggio Emilia, Trieste e Udine)
- Mondiali di ciclismo Imola 2020
- Mondiali di sci Cortina 2021
- Europei di nuoto 2022 (Roma)
- Europei di pallavolo maschili e femminili 2023 (in collaborazione con altri Paesi) divisi tra Ancona, Bari, Bologna, Perugia e Roma (uomini) e Firenze, Monza, Torino e Verona (donne)
- Europei di atletica 2024 (Roma)
- Olimpiadi Milano-Cortina 2026 a Milano, Cortina d’Ampezzo, Assago (MI), Bormio (SO), Livigno (SO), Predazzo (TN), Rasun-Anterselva (BZ) e Tesero (TN).
- Europei calcio 2032 in collaborazione con la Turchia (non ancora ufficiali).
La Francia invece ha anch’essa organizzato o organizzerà nove manifestazioni sportive internazionali di cui una sola in collaborazione con altri Paesi (si tenga presente qui che la pallamano è uno sport popolare Oltralpe):
- Europei calcio 2016
- Mondiali pallamano maschili 2017
- Europei pallamano femminile 2018
- Europei pallavolo 2019 (in collaborazione con altri Paesi)
- Mondiali di calcio femminile 2019
- Mondiali di sci 2023 a Courchevel/Méribel
- Mondiali di Rugby 2023
- Olimpiadi estive 2024 a Parigi
- Mondiali di ciclismo 2027 in Alta Savoia
Ora al di là de molti progetti in collaborazione varati dall’Italia, emerge ancora una volta come in Francia sia siano organizzati più eventi che coinvolgono l’intero Paese e non una città soltanto.
I perché della scelta francese sulle Olimpiadi 2024 e i ritardi di Milano-Cortina
Il tema Olimpiadi merita poi un discorso a parte e non solo perché per questioni di grandezza e di investimenti la kermesse iridata estiva non è paragonabile con i molto più piccoli giochi invernali. Consapevoli dei buchi finanziari lasciati da Pechino 2008 e Rio de Janeiro 2016 (Tokyo 2020 non fa testo causa Covid) gli organizzatori transalpini hanno deciso di seguire il modello di Londra 2012, una delle poche edizioni delle olimpiadi estive conclusasi in utile. Disponendo Parigi, così come la capitale inglese, di strutture sportive già presenti e moderne – lo Stade de France, il Parco dei Principi, il Palazzo dello sport di Bercy, i campi di tennis del Roland Garros, l’ippodromo di Longchamp solo per citarne qualcuno – la Francia ha deciso di stare molto attenta ai costi – tanto da ospitare alcune gare nella Senna – e vedremo come si concluderà la kermesse iridata in termini economici.
In Italia le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, molto meno impegnative sia in termini organizzativi che in termini economici, sembrano essere già in ritardo. E stanno iniziando le prime polemiche sulle opportunità di costruire impianti ad hoc oppure no (c’è chi addirittura ha ipotizzato di andare in Austria per la pista da bob). La sensazione è che sarà una lunga corsa contro il tempo e una volta terminati i giochi sarà interessante vederne il bilancio in termini economici.