Volkswagen e Stellantis hanno deciso di unire le forze e di costituire un’alleanza nel settore minerario. Con un accordo del valore complessivo di un miliardo di dollari, come riportato da La Verità, le due case automobilistiche europee hanno deciso di entrare a far parte di una società che si occuperà dell’estrazione di rame e nichel.
Si tratta di due metalli importantissimi per lo sviluppo dell’auto elettrica, componenti fondamentali delle pesanti batterie. Si tratterebbe di un impegno di 100 milioni di dollari ciascuna per acquisire due miniere in Brasile, già attive. La guida della società sarebbe affidata ad un importante ex manager del settore minerario. Le due aziende sono state accostate in questo affare da Acg Acquisition Company, una Spac con sede a Londra.
Volkswagen partecipa con la propria controllata che si occupa espressamente di batterie, PowerCo. Anche il colosso del settore minerario Glencore è interessato all’iniziativa e, oltre ad altri 100 milioni, conferirebbe l’utilizzo di alcuni stabilimenti per la lavorazione dei minerali in Europa e in Nord America. Questo tipo di integrazione verticale nel settore dell’auto elettrica non è una novità di questi giorni.
Nei mesi scorsi, General Motors ha investito in una compagnia per l’estrazione del litio, Ford ha acquisito una miniera di nichel in Indonesia e la stessa Stellantis di John Elkann ha investito 150 milioni di euro in una miniera di rame in Argentina. Il Sudamerica è evidentemente il terreno più congeniale a Stellantis, che ora infatti fa il bis con il Brasile. L’allargamento ad una attività così radicalmente diversa da quella di costruttore di automobili è comunque un tratto nuovo, per l’industria automobilistica.
Qui siamo di fronte a un mercato in fasce (quello dell’auto elettrica) nel quale però già ora i costruttori sentono la necessità di risalire nella catena dei fornitori fino ad arrivare all’estrazione delle materie prime. Il business, del resto, è enorme: per ogni batteria occorrono quasi 100 chilogrammi tra rame e nichel. In quest’ottica, l’integrazione a monte significa per Volkswagen e Stellantis una minore dipendenza dall’import dalla Cina e una riduzione del rischio prezzo nel lungo periodo.