E’ un vero e proprio incubo quello che sta vivendo il Lecco, passato nel giro di tre giorni dalla gioia per la Serie B ritrovata dopo 50 anni alla ormai scontata bocciatura della sua domanda di iscrizione. Tutti i documenti necessari sono stati presentati in fretta e furia, visto che la certezza della nuova categoria è arrivata solo domenica, ma ne mancava uno: l’indicazione dello stadio dove giocare le partite interne.
L’impianto di Lecco – ricorda La Gazzetta dello Sport – non è a norma e i lavori da fare (illuminazione e tornelli soprattutto, ma anche capienza, servizi e accessi) sono tanti. Per iscriversi è obbligatorio indicare uno stadio a norma per la Serie B e, dopo qualche sondaggio nei giorni scorsi (Monza), solo lunedì la società si è concentrata sulla questione, battendo varie strade (anche Brescia, Novara e Vercelli), per trovare l’unica soluzione percorribile in quel di Padova, a 236 chilometri di distanza.
In poche ore però non è stato possibile raccogliere tutta la documentazione necessaria per indicare l’Euganeo, dall’ok della Prefettura (arrivato solo ieri) alla convenzione a tutto il resto. E senza stadio, l’iscrizione non può essere accettata. Un fatto senza precedenti in Serie B.
Nonostante la promozione a sorpresa, la società avrebbe dovuto muoversi per tempo, cercando una soluzione. Inoltre, una volta certi della Serie B, il Lecco avrebbe potuto almeno chiedere una proroga di qualche giorno alla FIGC e alla Lega B, soltanto per risolvere la questione stadio e non per gli altri adempimenti. Difficilmente questa proroga sarebbe stata negata e oggi il club non si sarebbe infilato in questo tunnel senza uscita.
La beffa ora è totale, perché non solo la domanda di iscrizione alla Serie B sarà respinta, ma il Lecco logicamente non ha presentato nemmeno domanda per la Serie C, quindi si ritrova senza campionato. I legali che il patron Paolo Di Nunno sta individuando dovranno puntare sull’alibi del ritardo di inizio dei playoff e sul merito sportivo.
Di sicuro non sarà possibile avere finestre per sistemarsi. Quindi il Lecco nel ricorso che presenterà (pare con l’avvocato Grassani) contro la bocciatura dovrà puntare sulla Serie B a 21 (o sulla C a 61), che fa storcere il naso a Lega B e FIGC. Altrimenti al club toccherà ripartire dalla Serie D.