Ricavi proiettati oltre quota 500 milioni, al termine della stagione 2013/2014, e introduzione della “regola aurea”, per dirla con le parole dell’ex premier Mario Monti, del pareggio di bilancio. Insieme a questo, anche un tetto all’indebitamento che non deve superare due volte l’ebitda. Sono questi i dati fondamentali emersi dall’assemblea annuale dei soci del Barcellona, che nello scorso fine settimana ha approvato il bilancio del passato esercizio, il budget per quello appena iniziato e alcune importanti modifiche statutarie.
I conti del passato. Nell’esercizio 2012/2013 il Barca ha messo a segno ricavi per 490,5 milioni, in calo rispetto ai 494,8 milioni dell’anno precedente. L’ebitda si è attestato a 118,5 milioni (da 125,8) e il risultato netto si è attestato a 32,5 milioni (da 48,8). Il vice presidente Javier Faus ha spiegato candidamente: “La differenza tra questo esercizio e il precedente è nel fatto che abbiamo dovuto pagare le tasse, che hanno abbattuto l’utile netto”. Faus ha però rivendicato come il debito netto si sia ridotto a 331 milioni, 100 dei quali sono nei confronti delle banche, “anche dopo l’ingaggio di Neymar”. Il rapporto con l’ebitda è di 2,8 volte.
Dai conti certificati da Deloitte emerge che i ricavi si suddividono in 19,6 milioni provenienti dai soci, 126,2 dallo stadio, 161,7 dai media, 172,4 dal marketing e 10,4 dal trading di giocatori e altre voci minori. Quanto alle spese, da sottolineare la crescita dei salari sportivi (+3% a 245,4 milioni), mentre la gestione è stata prudente e le spese ad essa relativa sono scese del 6%. Il rapporto tra costi e ricavi della gestione sportiva è al 62% per l’intero club e scende al 55% per il solo calcio. Ai propri giocatori, per quanto questi possano essere rappresentati nelle voci dello stato patrimoniale attraverso le immobilizzazioni immateriali, il club attribuisce un valore di 179,3 milioni.
E quelli del futuro. Quanto all’esercizio 2013/2014, agli oltre 160mila soci catalani il presidente Sandro Rosell promette il tallonamento degli arcirivali del Real Madrid: stando al budget il Barca supererà per la prima volta nella sua storia la soglia di 500 milioni di ricavi (saranno gli unici due club al mondo). A guardare meglio il budget, si può credere che si tratti anche di una stima prudenziale: sia le voci dei ricavi da stadio che quelle relative ai diritti tv sono viste in calo perché il club mette in conto di non raggiungere le semifinali di Champions League.
Nel dettaglio, il fatturato è visto a 508,5 milioni (+4%, anche grazie alla partenza di Thiago alla corte di Guardiola al Bayern Monaco), mentre sono previste spese per 457,7 milioni; l’ebitda è indicato a 124,6 milioni e il risultato netto dovrebbe attestarsi a quota 35,7 milioni, in leggera crescita sul bilancio appena approvato. Sulla previsione di crescita delle spese (+3%), impatterà il sensibile incremento dei salari dei tesserati (+8%).
Le modifiche allo statuto. Come accennato, nella nuova “Costituzione” del club azulgrana sono entrati (con la maggiore opposizione rispetto agli altri ordini del giorno: 320 favorevoli e 65 contrari) importanti modifiche. In primo luogo, come viene introdotto all’articolo 67, al board non è consentito chiudere un esercizio in perdita.
Se ciò non dovesse accadere, a quell’esecutivo sarebbero concessi due anni di tempo per trovare ricavi aggiuntivi in modo da appianare quella perdita e in caso contrario si considererebbe automaticamente decaduto. Lo stesso articolo impone che l’indebitamento netto non superi due volte l’ebitda.
E’ stata però introdotta una norma provvisoria che definisce un calendario di rientro in questo parametro: per il 2013/2014 è tollerato un rapporto di 3 volte, ma si dovrà scendere di 0,25 punti per poi applicare la regola del rapporto a 2 a partire dal 2017/2018.Tra le altre modifiche imposte allo statuto, spicca quella dell’articolo 55 comma 2, che aveva generato profondo dissenso in seno alla compagine societaria del club catalano.
Come aveva raccontato CF, infatti, una frangia opposta a Rossel era prossima a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del presidente e del suo stato maggiore. Ma con la modifica statutaria il quorum necessario per proporre ordini del giorno all’assemblea, o veti e mozioni di sfiducia, è stato elevato dal 5 al 15%, ponendo l’asticella troppo in alto per le aspirazioni dei dissidenti.