Nulla fa pensare che possa essere un processo rapido, ma almeno adesso è ufficiale. «Siamo pronti a sviluppare una potenziale lega in Europa con la FIBA come partner», ha confermato Adam Silver, commissario della NBA, la lega statunitense di basket. In una conferenza congiunta con Andreas Zagklis, l’esecutivo non ha voluto dare per scontato lo sbarco, ma si è trattato di una dichiarazione pubblica per «avere conversazioni dirette e aperte con tutti».
Questi include l’Eurolega, potenziale vittima collaterale di questa iniziativa, ma – come spiega il sito 2Playbook – anche fondi di investimento e club di calcio. «Tutti i club che giocano in Europa sono club FIBA, perché partecipano ai campionati nazionali e alcuni giocano in Eurolega. Il nostro ruolo è unire il più possibile l’ecosistema», ha dichiarato Zagklis, senza specificare ulteriori dettagli.
Silver, invece, ha fornito alcune indicazioni sul formato della nuova lega, che in un certo senso sarebbe una versione dell’Eurolega. «Anche se è tutto molto preliminare, si tratterebbe di 16 squadre, di cui 12 permanenti e 4 che accederebbero tramite un play-in. La possibilità di progettare una lega da zero ti permette di prendere il meglio dei due modelli», ha aggiunto.
L’accesso avverrebbe attraverso la Basketball Champions League della FIBA, strutturando la piramide in tre livelli: campionati nazionali, competizioni continentali FIBA e la potenziale NBA Europe. Zagklis ha paragonato i campionati nazionali alla NCAA di questo ecosistema, ritenendoli fondamentali per lo sviluppo dei migliori talenti destinati a queste nuove franchigie.
Per quanto riguarda i partecipanti, Silver ha confermato che non si rivolgeranno solo alle attuali potenze del basket europeo, ma sonderanno anche l’interesse di «brand globali legati al calcio» e di «città che vogliono sviluppare il basket». In termini concreti, ciò significa aprire le porte a club come il Paris Saint-Germain (PSG) o il Manchester City, e a città come Londra o Roma.
Ciò che è stato escluso, invece, è che gli attuali proprietari delle franchigie NBA investano direttamente in Europa. «Parteciperanno come proprietari della lega, non delle nuove franchigie», ha chiarito Silver. Tuttavia, si prevede il coinvolgimento di fondi di investimento pronti a finanziare il costo delle partecipazioni, che alcuni media stimano fino a 500 milioni di dollari. «Dobbiamo creare un piano di business completo con tutti i potenziali stakeholder per valutare il valore di queste franchigie e l’attrattiva mediatica delle partite. Riconosciamo, ed è per questo che la FIBA è fondamentale, che ci sono differenze significative con il modello europeo», ha ammesso Silver.
Zagklis ha poi ribadito il ruolo della FIBA come mediatore per trovare un consenso e stabilire un quadro normativo che possa superare le differenze nelle legislazioni nazionali, soprattutto per quanto riguarda l’introduzione di un sistema di tetto salariale. «Non siamo interessati a gestire una lega senza un sistema di controllo sulla competizione e sulla compensazione dei giocatori», ha dichiarato Silver. «Stiamo studiando la complessità dei sistemi europei, ma una delle lezioni che portiamo con noi è che, indipendentemente dalla grandezza del mercato, tutte le squadre devono avere la possibilità di competere», ha sottolineato.
Un altro aspetto fondamentale per la crescita del basket nordamericano è stato lo sviluppo delle arene, che avranno un ruolo chiave nelle trattative. «Esiste l’opportunità di costruire più palazzetti per il basket in Europa, e possiamo incentivare partner, proprietari e club esistenti a modernizzare o costruire nuove strutture», ha concluso Silver.