Valerio Antonini: «Comprare la Lazio? Lotito prima o poi si stancherà»

Torna a parlare il patron del Trapani e grande tifoso biancoceleste, che si candida a diventare il successore di Lotito in biancoceleste.

Lotito
Claudio Lotito (Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

Mentre Claudio Lotito è alle prese con la questione stadio Flaminio, impianto che il Comune di Roma vuole assegnare il prima possibile così da recuperare un’infrastruttura sportiva abbandonata da anni, torna a parlare Valerio Antonini, patron del Trapani e imprenditore che da tempo si è detto interessato a rilevare il club biancoceleste.

A Trapani, Antonini è proprietario anche della squadra di basket cittadina, che ha portato in Serie A1 dove si trova al momento al terzo posto. Il suo impero si basa sul trading di materie prime agricole e criptovalute, e di scommettere sullo sport come leva di sviluppo economico e sociale. Con un progetto ambizioso, la Città dello Sport, del valore complessivo di 350 milioni di euro.

Mondo, quel del trading di materie prime, che ha portato Antonini a conoscere Diego Armando Maradona: «Diego mi chiamava “il Professorino”. Perché non facevo uso di droghe, non mi sfondavo con l’alcol, non avevo dipendenze, ero insomma diverso da tutti quelli che lo circondavano – ricorda Antonini all’edizione odierna de Il Corriere dello Sport –. Lo conobbi grazie a Stefano Ceci nel 2003, all’epoca vivevo tra Miami e Dubai. Fino al 2010 ci vedemmo poco. Ma nel 2012 la frequentazione divenne costante, scattò l’amicizia e cominciammo a lavorare insieme».

«Il vero responsabile della morte di Maradona è il suo entourage – continua Antonini –. Ho presentato una memoria al tribunale di Buenos Aires nella quale espongo fatti, soggetti, conclusioni, da Matìas Morla in avanti… Se non ci fossi stato io non sarebbe stato interessante ucciderlo. Ero diventato la sua unica fonte di guadagno. In otto anni, solo di commissioni gli riconobbi 25 milioni di dollari. Fatturai 10 miliardi col trading di materie prime agricole».

La Lazio, invece, è una passione di famiglia: «Parte da nonno, papà, tutti in famiglia sono laziali. Futuro patron? Prima voglio completare il progetto della Città dello sport a Trapani. Comprare il club? Immagino che Lotito prima o poi si stancherà. Mai dire mai. Io lo vedo stanco, Claudio è un uomo abile, di un’intelligenza unica, ha in mente il punto di rottura e sono sicuro che da questa esperienza voglia uscire bene. Lotito lo conosco bene e poi mio cugino è nello staff medico della Lazio e ho ottimi rapporti con Angelo Fabiani. Da anni la Lazio è Lotitocentrica».

Nel calcio italiano si può ancora guadagnare: «Sono convintissimo di sì. Gli esempi facili di Atalanta, Udinese, Sassuolo. Le società di calcio sono aziende con le loro criticità e vanno gestite come aziende vere e proprie. La patrimonializzazione è fondamentale, stadio, merchandising, sviluppo del brand, quotazione in borsa. Ipotizzo ricavi per 10 e per 15. La passione può essere un bene ma anche un limite, va modulata. Diego mi ha avvicinato al calcio, il sogno era poter condividere esperienze di questo genere con lui».