Demolire, ristrutturare o abbandonare San Siro? Le ricette dei top club europei

L’eredità dell’impianto milanese e le lezioni dai grandi club europei: ecco il nuovo approfondimento della video serie di Calcio e Finanza “Il business degli stadi”.

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VIDEO ANALISI
(Foto: Nicolò Campo/Insidefoto.com)

San Siro non è solo la casa di Inter e Milan, è anche un monumento del calcio mondiale. Per molti, non solo a Milano e in Italia, demolirlo, ma anche solo abbandonarlo, equivarrebbe a un sacrilegio. Per altri è invece un passo inevitabile verso il futuro.

Ma quale potrebbe essere la strada giusta da seguire per consentire a Inter e Milan di avere a disposizione uno stadio moderno e funzionale per i loro tifosi e capace anche di contribuire in modo importante ai ricavi dei due club? Ristrutturare il Meazza? Demolirlo per costruire un nuovo impianto condiviso a San Siro? Abbandonarlo per seguire ciascuno la propria strada: il Milan a San Donato e l’Inter a Rozzano? Per provare a dare una risposta abbiamo passato in rassegna quanto fatto da alcuni dei principali club europei che hanno affrontato scelte simili negli ultimi vent’anni.

Ristrutturare: modernità e tradizione a braccetto

Club come Liverpool e Borussia Dortmund hanno optato per ristrutturazioni strategiche, mantenendo vivi gli stadi storici e ampliandone le capacità. Anfield, il leggendario stadio dei Reds, è stato rinnovato in due fasi per un costo complessivo di circa 190 milioni di sterline. La capienza è cresciuta gradualmente, passando da 45.000 a oltre 61.000 posti, senza mai interrompere le attività sportive.

Anche il Signal Iduna Park di Dortmund, con la sua iconica “muro giallo”, è stato ampliato e modernizzato per accogliere oltre 80.000 spettatori, rispettando l’anima tradizionale del club.

In Italia, l’Atalanta ha trasformato il vecchio stadio “Azzurri d’Italia” nel Gewiss Stadium, investendo 100 milioni di euro per un impianto da 25.000 posti che unisce modernità e rispetto per la storia bergamasca.

Demolire e ripartire da zero

Altri club hanno deciso che mantenere il passato era un lusso troppo costoso. La Juventus ha demolito lo Stadio delle Alpi, costruendo il Juventus Stadium, primo impianto di proprietà in Italia, con un investimento di 155 milioni di euro. I risultati? Un aumento esponenziale dei ricavi e un’atmosfera unica.

A Londra, il Tottenham Hotspur Stadium ha sostituito il vecchio White Hart Lane, diventando uno degli stadi più moderni al mondo, con un costo di quasi 1 miliardo di euro e una struttura polifunzionale che ospita anche eventi NFL.

Nuove location, vecchi problemi

Alcuni club hanno scelto di spostarsi, come il Bayern Monaco, che ha lasciato l’Olympiastadion per l’Allianz Arena, o l’Atletico Madrid, che ha abbandonato il Vicente Calderón per il Riyadh Air Metropolitano. In questi casi, i nuovi impianti hanno portato grandi vantaggi economici, ma non sempre hanno conquistato il cuore dei tifosi.

Eppure, non tutte le storie finiscono bene: il Nuovo Mestalla del Valencia, iniziato nel 2007, è rimasto incompiuto a causa di problemi economici, diventando un simbolo di fallimento gestionale.

Cosa insegnano questi esempi a Inter e Milan?

San Siro è più di un semplice stadio: è storia, passione e identità. Ma è anche un impianto obsoleto rispetto agli standard moderni. La ristrutturazione potrebbe essere una soluzione, come dimostrano Liverpool e Dortmund, ma i costi e le difficoltà logistiche pesano. D’altra parte, costruire nuovi stadi potrebbe garantire ricavi più elevati e strutture all’avanguardia, ma a che prezzo?

Qualunque sia la scelta, il futuro del Meazza sarà un banco di prova per il calcio italiano, in bilico tra tradizione e innovazione. L’esperienza di altri club europei offre lezioni preziose, ma la vera sfida sarà trovare una strada che non tradisca il cuore dei tifosi.