Il nuovo Mondiale per Club, che partirà nell’estate del 2025 e si giocherà ogni quattro anni, deve ancora prendere forma, sia dal punto di vista del torneo stesso che per quanto riguarda aspetti cruciali al di fuori del rettangolo di gioco come sponsor (anche se è già stato ufficializzato l’accordo con Hisense) e vendita dei diritti televisivi.
E se negli scorsi mesi si era parlato di un po’ di apprensione per alcuni dei 32 club partecipanti per questo ritardo nel fornire dettagli comunque molto importanti sia a livello organizzativo che economico, fra questi non sembra esserci il Bayern Monaco, una delle società europee che disputerà la competizione.
«Sono convinto che il Mondo per Club possa diventare un torneo che ispira i tifosi di tutto il mondo – ha commentato Jan-Christian Dreesen, amministratore delegato dei bavaresi, al quotidiano locale Abendzeitung –. Questa competizione svilupperà un fascino che va ben oltre il torneo annuale giocato in passato. È sicuramente una distinzione e un onore per noi essere coinvolti in questo straordinario torneo. Il fatto che in futuro si svolgerà solo ogni quattro anni e non ogni anno, come avveniva in precedenza, accrescerà il valore del titolo. È una vera e propria coppa del mondo, a livello di club».
Inoltre, continua Dreesen: «Il torneo può anche essere un’opportunità per i giovani giocatori, che possono essere utilizzati più spesso in campionato nella stagione successiva al Mondiale per Club. E soprattutto i giocatori dei Paesi più piccoli hanno la possibilità di diventare campioni del mondo. Questo è molto interessante».
Poi c’è l’impatto legato alla visibilità per ogni singolo club in un mercato fondamentale come quello degli Stati Uniti, e in generale in America: «Con la combinazione di Mondiale per Club e Mondiali (che si terranno anche in Canada e Messico nel 2026, ndr), possiamo sviluppare molto, soprattutto nel mercato statunitense. È un Paese enorme con milioni di appassionati di sport. Sarà importante sfruttare il nostro potere per ottenere ancora di più sul mercato statunitense, anche in termini di merchandising».