La stagione calcistica 2024/25 è la prima di un nuovo ciclo di diritti televisivi per molti dei tornei più importanti d’Europa, a livello nazionale o addirittura continentale. Un’annata che si inserisce nel contesto di un calendario sempre più denso, affollato da competizioni che hanno cambiato format (Champions, Europa League e Conference League) e dall’arrivo di nuove manifestazioni, come il Mondiale per Club a 32 squadre che si disputerà nell’estate del 2025.
Che lo spazio per le partite non sia infinito lo dimostra il recente rinvio di Bologna-Milan. La sfida di Serie A, annullata per l’allerta meteo sul capoluogo emiliano, sarà recuperata nel migliore dei casi a febbraio. Tuttavia, se tra coppe nazionali ed europee almeno uno dei due club dovesse proseguire il proprio percorso, il recupero slitterebbe addirittura al mese di aprile.
In tal senso, di infinito non ci sono neanche i soldi a disposizione delle emittenti televisive, che tra la passata stagione e quella corrente hanno dovuto decidere di rinunciare ad alcuni tornei (tra quelli più di “contorno” e altri decisamente più importanti), per allocare le proprie risorse sulle manifestazioni dalle quali si attendono un ritorno economico di alto livello e che soprattutto hanno richiesto uno sforzo negli investimenti superiore rispetto al passato.
Non solo. Da quando non è stato rinnovato l’accordo tra UEFA e Leghe europee – che prevedeva di non sovrapporre i match dei tornei nazionali a quelli delle coppe continentali –, il rischio per chi acquista i diritti tv di una competizione è quello di dovere affrontare la concorrenza di competizioni (e partite) più blasonate.
Tornei non visibili in Italia – Dalla Ligue 1 alle coppe inglesi
In questo modo, la Ligue 1 – per fare un esempio – è rimasta “al buio” in Italia dopo diversi anni in cui le sue sfide erano rimbalzate tra Mediaset Premium, DAZN e Sky. I seguaci del calcio francese non hanno potuto seguire finora il PSG di Luis Enrique o il Marsiglia di De Zerbi, e all’orizzonte non sembrano esserci cambi di programma, almeno nel breve termine.
Lo stesso discorso vale per la UEFA Nations League. Fatta eccezione per le sfide dell’Italia di Spalletti – in onda sulla Rai anche per questioni di servizio pubblico –, nessuna tv o piattaforma streaming ha deciso di puntare sul torneo. La passata edizione era divisa tra Sky e Mediaset, mentre ora chi vuole seguire gli incontri deve affidarsi a UEFA TV, l’OTT della Federcalcio europea che trasmette alcuni incontri delle sue competizioni: la telecronaca è in inglese e il prodotto è confezionato ovviamente in maniere molto più asciutta.
Passando invece alle coppe, è finita – almeno per il momento – l’avventura di due storici tornei inglesi su DAZN: la FA Cup e la EFL Cup (nota come Carabao Cup per ragioni di sponsorizzazione). Diverse sfide delle due manifestazioni sono state trasmesse in diretta sulla piattaforma di sport in streaming negli ultimi anni, ma in questa stagione non ce n’è traccia.
Tornei non visibili in Italia – Le competizioni in sospeso e l’incognita Mondiale per Club
Detto dei tornei che verosimilmente non avranno copertura fino a fine stagione, ce ne sono altri attualmente non assegnati, ma per cui le emittenti sono ancora in tempo per presentare offerte. E’ il caso della Supercoppa spagnola (nel 2024 trasmessa da Cronache di Spogliatoio e Telelombardia), ma anche della Coppa del Re (con alcune sfide dagli ottavi di finale in avanti sempre su Cronache di Spogliatoio e Telelombardia).
Stesso discorso per il vecchio Mondiale per Club, trasformato ora in Coppa Intercontinentale FIFA. La manifestazione fu trasmessa su Cronache di Spogliatoio lo scorso anno, con il media che mandò in onda le sfide in esclusiva in Italia, a partire dalle semifinali. Chiusura dedicata al nuovo Mondiale per Club a 32 squadre, che a differenza di questi tornei troverà sicuramente “casa” prima del via della sua prima edizione.
La certezza è data dal fatto che siano presenti due club italiani di primissimo livello come Inter e Juventus, ma il fatto che la competizione stia faticando a trovare emittenti disposte a investire (non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo) è segno di come il mercato televisivo sia vicino, se non arrivato, al punto di saturazione.