Perché Arnault e Red Bull puntano sul Paris FC: l’avallo dell’Eliseo, il valore di Parigi e la sfida al PSG

La famiglia più ricca d’Europa e il colosso delle bibite energetiche lanciano la sfida agli emiri: creare una nuova squadra immagine di Parigi.

Arnault acquisto Paris FC
FOOTBALL AFFAIRS
(Foto: Insidefoto / Gerard Roussel / Panoramic)

La notizia, passata per lo più in secondo piano in Italia, ha avuto vastissima eco come naturale in Francia, dove da ora si sogna che Parigi possa presto avere un derby di alta classifica. E quindi diventare anche nel calcio una capitale del mondo, come lo è già in numerosi altri campi. Non solo, ma siccome a entrare nel calcio sono due colossi dell’industria mondiale come il gigante del lusso LVMH di Bernard Arnault e la Red Bull, lo scenario che si sta profilando, con il beneplacito del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, sembra giungere con un tempismo eccezionale visto che andrà ad aiutare una Ligue 1 in crisi finanziaria: i diriti televisivi, dopo il flop di Mediapro nel precedente triennio, sono scesi dai circa 580 milioni annui che garantivano Amazon e Canal+ a circa 500 milioni per l’attuale formato con DAZN e beIN Sports.

Inoltre in maniera prospettica c’è che pensa che l’entrata di questi due giganti industriale nel calcio parigino potrebbe anche aiutare il movimento transalpino ad avvicinare Serie A e Bundesliga, ovvero le due leghe europee che immediatamente sopravanzano quella francese in termini di fatturato.

Arnault, Red Bull e l’operazione Paris FC

La notizia in se stessa è che il Paris FC, squadra capoclassifica nella Ligue 2 (la nostra Serie B) sta per essere acquistata mediante la holding Agache dalla famiglia di Bernard Arnault, patron del gigante del lusso LVMH che secondo Forbes è tra gli uomini più ricchi al mondo con un patrimonio di oltre 170 miliardi di dollari (sicuramente Arnault è la persona più doviziosa d’Europa visto a tenergli testa nelle classifiche mondiale sono soltanto i magnati delle big tech americane).

La guida operativa spetterà ad Antoine Arnault, uno dei cinque figli di Bernard, la dinastia però non sarà sola nell’azionariato. Ad accompagnarla vi sarà anche Red Bull, il gruppo di bevande che fa capo al thailandese Chaleo Yoovidhya e a Mark Mateschitz (figlio di Dietrich, co-fondatore della società scomparso nel 2022) e che è proprietario già di molte società calcistiche nel mondo (tra le altre in particolare Lipsia, Salisburgo e New York).

L’operazione prevede più passaggi a livello tecnico. Il primo prevede che gli attuali proprietari, l’imprenditore Pierre Ferracci e Investcorp (il fondo del Bahrein in passato interessato a Inter e Milan e azionista di minoranza dal 2020 del club parigino) cedano subito una quota del 55% agli Arnault e del 15% a Red Bull. In questo modo Investcorp uscirà immediatamente dell’investimento e Ferracci resterà nell’azionariato, mantenendo il 30% sino al 2027. A quella data l’industriale cederà le ultime azione agli Arnault che saliranno a un totale dell’85%. A conferma del piano di lungo periodo della dinastia transalpina, che inizialmente ha previsto un investimento tra 100 e 200 milioni di euro.

Infine, ma è un particolare da non sottovalutare, va notato che Ferracci non è un uomo qualunque in Francia. Il figlio Marc è infatti il viceministro dell’industria dell’attuale governo ed è stato testimone di nozze dello stesso Macron. E questo non solo suona come una conferma che il varo di una nuova e potenziale squadra importante a Parigi abbia avuto l’avallo dell’Eliseo (sempre necessario in Francia quando si parla di operazioni strategica che abbiano un minimo senso strategico), ma anche di quanto sussurato ai suoi tempi questa testata da un banchiere parigino vicino agli Arnault nel periodo in cui si vociferava che la dinastia più ricca di Francia fosse interessata a entrare nel capitale del Milan: «Penso che se mai Bernard investirà nel calcio lo farà in Francia, anche perché una operazione all’estero potrebbe non essere vista benissimo dall’Eliseo e dagli ambienti politici della nazione».

Lo stile Red Bull al centro dei piani

Entrando nel piano più prettamente sportivo il piano non sarà quello di partire da subito con investimenti monstre (che sono possibili visto i due colossi alle spalle del nuovo Paris FC). Invece si preferirà seguire l’esempio di quanto sviluppato da Red Bull a Salisburgo e a Lipsia: costruire squadre con età giovani, che negli anni possano diventare protagoniste del calcio europeo. L’obiettivo, manco a dirlo, sarà quello di poter un giorno sfidare la leadership sinora incontrastata, sia nella Ville Lumière che nella Francia intera, del Paris Saint Germain degli emiri del Qatar.

Da notare poi che praticamente in concomitanza con l’annuncio del Paris FC c’è stato quello in casa Red Bull, della nomina dell’ex tecnico di Borussia Dortmund e Liverpool Jurgen Klopp quale Responsabile del Calcio Globale di Red Bull. Quasi a volere dire che gli investimenti del gigante delle bibite nel calcio non sono terminati. Anzi, visto lo stipendio garantito a Klopp, sono destinati ad aumentare.

L’obiettivo del Paris FC: lanciare la sfida al PSG

Quel che più conta però, al di là dei particolari tecnici, è che Parigi, che solo sul finire degli anni sessanta non aveva una squadra di alto livello, nel volgere di qualche anno si potrebbe trovare a essere una vera capitale del calcio internazionale. Sarebbe un mutamento di scenario epocale se si pensa che proprio il Paris FC per esempio venne fondato alla fine degli anni sessanta dalla Federcalcio francese che voleva ricreare un club professionistico nella capitale dopo l’uscita di scena, nell’ordine, delle tre squadre storiche della città: il Cercle Athlétique nel 1963, il Racing Club nel 1966 (che ora naviga intorno alla quinta divisione) e lo Stade Français nel 1968. E soltanto nel 1970 fu fondato il Paris Saint Germain, nato dalla fusione tra lo stesso Paris FC e lo Stade Saint-Germain, paese alle porte della capitale, prima che nel 1972 il Paris FC si separasse per rimanere indipendente.

Ovviamente l’impresa di dare alla Ville Lumière una seconda squadra di grido non sarà semplice. In primo luogo perché bisognerà creare praticamente da zero un ambiente (per dirla alla francese) e una tifoseria, visto che il club manca di appassionati e di identità. Allo stadio Charlety (19.000 posti), nonostante l’iniziativa di entrate gratuite, non ci sono mai più di 1.000 o 2.000 spettatori. Ed è quindi evidente che sarà necessario del tempo perché il piano si sviluppi.

Un altro punto poi è proprio lo stadio. Charlety si trova a sud della città, sulla strada che porta all’aeroporto di Orly, e questo potrebbe essere un punto a favore perché potrebbe creare in un primo tempo una tifoseria di quartiere o di zona sul tipo di quelle di stanza a Londra o a Buenos Aires. Il Parco dei Principi, tana del PSG, si trova a ovest della città ed è abbastanza distante. Però l’impianto è schiacciato da varie infrastrutture (il Cimitero di Gentilly, il Boulevard Périphérique e il Boulevard Kellermann, queste ultime due arterie di viabilità fondamentali per la città) e non ha possibilità di espansione all’esterno. Non solo, perché inoltre dispone anche della pista di atletica e male si presta alla creazione di un ambiente da calcio. Per questo non si esclude un trasferimento allo stadio Jean Bouin (20.000 posti), lo stadio dove gioca la squadra di rugby dello Stade Français, proprio di fronte al Parco dei Principi. Quasi a lanciare sin da subito la sfida al PSG.

In questo quadro, a conferma che molti investitori stanno mettendo nel mirino il calcio parigino, non va scordato che il businessman statunitense Steve Pagliuca, proprietario del 55% dell’Atalanta e comproprietario dei Boston Celtics in NBA, sta negoziando l’acquisizione del Red Star FC, storico club parigino fondato nel 1897 da niente di meno che Jules Rimet, l’ideatore della Coppa del Mondo per squadre nazionali. Il club è di proprietà di 777 Partners, società con sede a Miami che controlla il Genoa in Serie A e che si trova ora in notevoli difficoltà economiche tanto da avere annunciato la cessione di ogni squadra in portafoglio.

Pagliuca ha spiegato di vedere opportunità di investimento nel calcio francese, dove i ricavi più bassi dai diritti televisivi hanno lasciato i club bisognosi di capitali e quindi acquistabili a prezzo di saldo. Per altro, a differenza del Paris FC, il Red Star ha una storia particolare alle spalle e non solo per Rimet: uno dei suoi giocatori più celebri è stato Rino Della Negra, comunista e combattente della resistenza, giustiziato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Non solo, il Red Star, che dopo la promozione dalla terza alla seconda divisione del calcio francese ora si trova nelle ultime posizioni della Ligue 2, ha il vantaggio che il suo stadio, lo Stade Bauer, è in fase di ristrutturazione e diventerà sempre piccolo (10.000 posti) ma molto moderno.

Parigi e il vivaio calcistico cosmopolita dell’Ile-de-France

Oltre alle difficoltà economiche di molti club che spingono cessioni a prezzo di saldo, c’è anche un altro motivo per cui gli investitori nel calcio hanno messo nel mirino la capitale transalpina. L’Ile-de-France, la regione di Parigi, ha oltre 12 milioni di abitanti, è la più popolosa di Francia e anche la più ricca. E qui si concentrano tutti i poteri: politici, economici e culturali.

In termini calcistici poi ha un grandissimo vantaggio: sfruttando il suo cosmopolitismo legate alle immigrazioni dall’Africa, Est Europa e Territori d’Oltremare francesi, è anche il maggiore vivaio di calciatori professionisti del mondo. La lega calcistica Paris-Île-de-France ha calcolato che nel 2019 infatti 159 calciatori dei cinque principali campionati europei (Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia) erano di Parigi o dei dintorni, il 6% dei giocatori professionisti. E 60 parigini (tra questi Mbappé, Henry, Pogba, Evra, Maignan, Kimpembé) hanno partecipato alle ultime cinque edizioni dei Mondiali. Un numero superiore a quello della conurbazione di San Paolo del Brasile (che ne conta 54). Una esplosione di talento legata come si diceva al cosmopolitismo della regione ma anche a scelte politiche, visto che il piano “J Sports” votato nel 1991 ha portato all’installazione di 1.000 impianti sportivi di prossimità nelle banlieue. Non a caso il PSG ha messo a punto una struttura di reclutamento che setaccia i campi degli otto dipartimenti dell’Île-de-France sette giorni su sette.

In questo quadro, spiegano in Francia, per il nuovo Paris FC un progetto stile Red Bull che si concentri sui talenti del territorio potrebbe essere l’ideale contraltare del PSG degli emiri, spesso basato su superstar che poco c’entrano con Parigi o l’Ile de France. E con questo piano piano conquistare le simpatie di nuovi appassionati che potrebbero sentirsi più vicini a una squadra “più parigina” che non l’odierno e multinazionale PSG.

Va inoltre considerato un ultimo elemento. In Francia spesso si vive del dualismo tra Parigi, capitale di qualsiasi cosa, e la provincia. In questo senso, spiega più di un osservatore, se ci fossero in Ligue 1 altri club della capitale, ogni club di provincia avrebbe l’opportunità di ospitare un maggior numero di partite contro squadre della odiata Parigi attirando quindi più spettatori che ora. E nei fatti a livello aggregato aumentare il numero di spettatori della Ligue 1, che ha il dato legato agli spettatori più basso tra i maggiori campionati d’Europa.