Stallo tra i Del Vecchio sull’eredità da 4 mld a testa: in ballo il controllo di Delfin

Nonostante l’accordo trovato in estate, gli otto eredi del fondatore non sono riusciti ancora a trovare una solizione.

Del Vecchio
Leonardo del Vecchio (Foto da video)

Sembrava che si stesse per concludere la querelle legata alla eredità della famiglia Del Vecchio, ma ora è tutto da rifare, o quasi. Secondo quanto riportato dall’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, in Delfin, la holding di famiglia, regna una situazione di stallo, senza soluzioni imminenti all’orizzonte. Anzi, sembra che lo stato attuale possa perdurare fino alla prima udienza del processo intentato da Francesco Milleri contro lo Stato di graduazione redatto da Luca Del Vecchio, dopo che l’eredità è stata accettata con beneficio di inventario.

Questo appuntamento, previsto per febbraio secondo indiscrezioni, potrebbe cambiare gli equilibri di potere all’interno di Delfin. Nel frattempo, però, c’è un altro incontro in programma che misurerà le forze interne alla finanziaria: secondo alcune fonti, Luca Del Vecchio avrebbe convocato un’assemblea per ottobre, riguardante il ritorno in Italia delle sue quote di Delfin, attualmente in Gran Bretagna.

I nuovi equilibri azionari sono il punto di partenza per comprendere la complessità della situazione. Gli azionisti di Delfin includono Claudio, Marisa e Paola Del Vecchio (figli della prima moglie Luciana Nervo), Leonardo Maria (l’unico figlio di Nicoletta Zampillo e Del Vecchio), Luca e Clemente (nati dalla relazione con Sabina Grossi) e Rocco Basilico (figlio di Nicoletta e del suo primo marito Paolo Basilico). Ciascuno di loro possiede una quota del 12,5% di Delfin, che attualmente garantisce una ricchezza personale di circa 4 miliardi di euro ciascuno, grazie alla partecipazione di Delfin nel colosso Essilor Luxottica, che rappresenta il 32% della holding, vicina ai 100 miliardi di capitalizzazione.

Fin dal loro ingresso come azionisti, gli otto eredi hanno avuto modo di confrontarsi e verificare le relazioni reciproche, delineando nuove alleanze interne nella holding lussemburghese. Secondo fonti qualificate, gli azionisti si dividono in tre blocchi con visioni differenti su due livelli principali: uno più tecnico, relativo alle modifiche già studiate, e un altro più complesso, legato alla volontà effettiva di rispettare le disposizioni testamentarie di Del Vecchio, ma soprattutto alla fiducia tra le parti.

Le alleanze tra gli eredi non si basano su legami familiari stretti. Ad esempio, i tre figli di Luciana Nervo non agiscono come un gruppo coeso. Marisa, la secondogenita, sembra essere molto vicina a Leonardo Maria, figlio di Nicoletta Zampillo, condividendo la volontà di chiudere rapidamente la questione e rispettare il testamento del padre. Al contrario, Paola, nata nel 1961, l’anno in cui Leonardo Del Vecchio fondò la sua prima fabbrica ad Agordo, si schiera con Luca e Clemente, opponendosi da subito all’esecuzione completa del testamento, che prevede l’assegnazione dello 0,5% delle azioni Essilor Luxottica a Francesco Milleri e di alcuni immobili a Nicoletta Zampillo, come stabilito nei tre testamenti olografi di Leonardo Del Vecchio. In posizione più neutrale si trovano Nicoletta Zampillo, suo figlio Rocco Basilico e il primogenito di Del Vecchio, Claudio, che si sarebbero schierati a fasi alterne con l’uno o l’altro gruppo.

Il fragile accordo elaborato da avvocati e consulenti prima dell’estate è saltato a causa di un punto cruciale: procedere parallelamente con la successione e le modifiche statutarie di Delfin oppure no. L’intesa proposta prevedeva prima la chiusura della successione e successivamente la revisione dello statuto, come sostenuto da Leonardo e Marisa. Tuttavia, Paola, Luca e Clemente hanno insistito sul fatto che l’assegnazione dell’eredità dovesse avvenire solo dopo l’approvazione delle modifiche statutarie, temendo che, una volta accettata l’esecuzione delle disposizioni testamentarie, non si sarebbe più raggiunta l’unanimità necessaria per rivedere lo statuto. Una questione di fiducia, dunque, vista dagli altri eredi come un ultimatum.

Nonostante la pausa estiva, il braccio di ferro non si è risolto. Anzi, nelle ultime settimane, Marisa avrebbe ulteriormente irrigidito la sua posizione, rifiutando qualsiasi compromesso. Questo è un problema perché, insieme, Luca, Clemente e Paola detengono il 27,5% della finanziaria lussemburghese, il che rende impossibile modificare la governance senza il loro consenso.

Un nuovo incontro è previsto nelle prossime due settimane, ma è difficile che porti a una soluzione. Potrebbero esserci novità a febbraio, quando si terrà la prima udienza del contenzioso tra Francesco Milleri e gli eredi che hanno accettato l’eredità con beneficio di inventario. Se in quella sede emergessero sviluppi favorevoli a Milleri, gli equilibri di potere in Delfin potrebbero mutare, inducendo Paola, Luca e Clemente a riconsiderare le loro posizioni e a fare concessioni su alcuni punti dell’accordo. Tuttavia, il quadro attuale di Delfin appare fragile a causa delle divisioni interne e, anche se si dovesse raggiungere un’intesa sullo statuto, sembra improbabile che si possa mantenere un equilibrio duraturo con questa configurazione azionaria.