«L’hai visto il Padrino, te? Seconda e terza c’ha una vita regolare, che poi lo tirano nel mezzo, e dice: più cerchi di uscirne e più ti ritirano dentro! C’è poco da fare!». Il capo della Curva Sud, Luca Lucci, parlava così con i suoi parenti a bordo piscina nel 2023. E’ sotto processo per narcotraffico e ha scoperto di avere due microspie in sala e le sue paure sono aumentate.
«Per mettere l’ambientale in casa devi avere un’indagine seria oh! Non puoi mettere ambientali in casa cosi a caso oh… l’ambientale in casa devi avere l’associazione, una roba del genere eh». E ancora: «Sempre problemi, domiciliari, affidamento, sorveglianza speciale, affidamento, domiciliari… adesso vediamo se arriva qualcos’altro… speriamo che mi mettano ai domiciliari. Pagare, sto pagando. Mi faccio i domiciliari e torno… nella speranza che…». Qui esita, gesticola: «Per associazione mafiosa, capito?».
L’accusa più pesante è stata rivolta ai rivali interisti. Ma le carte dell’inchiesta – spiega La Repubblica nella sua edizione odierna – documentano le relazioni pericolose di Luca Lucci. Di mafia era circondato, a cominciare da alcuni dei suoi fedelissimi. C’è Antonio Rosario Trimboli, compare d’anello di Domenico Papalia, compare di Domenico “Panazza” Sergi, sposato a una Perre: e bastano i cognomi per squadernare l’araldica della ’ndrangheta di San Luca.
C’è Rosario Calabria, anch’egli vicinissimo ai Papalia e ai Marando. E c’è quell’Alex Cologno, al secolo Islam Hagag, noto come guardia del corpo di Fedez e presente a Platì la scorsa estate alla cresima di Trimboli. Amicizie che potevano giustificare certi timori. Come la dichiarazione di fede consegnata a Francesco Intagliata, uomo del direttivo interista, che gli contestava un vecchio episodio, «come ti sei comportato con… con i calabresi!». Lucci si era giustificato: «Tu lo sai, che questi qua sono la mia famiglia».
Ma criminali di provato pedigree sono anche i nemici giurati di Lucci. Come Nazzareno Calaiò, narcotrafficante da poco condannato a 17 anni, e Giancarlo “Sandokan” Lombardi, con cui un tempo divideva lo scettro della curva. Il giorno della festa scudetto del Milan nel 2022, è Francesco Lucci a cacciarli di persona dal piazzale antistante la sede rossonera: «Davanti a tutti e gli ha detto: tu non sei più ben accetto in Curva sud!… Pesantissima la cosa!».
Motivo? Calaiò «a me voleva tagliare la testa nel 2019! dice che ci deve tagliare la testa già lì!!! A me! E tu ti presenti con lui?». Di più, Lombardi aveva sostenuto la scalata in curva di Domenico Vottari, appartenente all’omonima ’ndrina, e provato a riprendersi il secondo anello blu del Meazza approfittando del penultimo arresto di Lucci: «Sai quante ne ha combinate quel ragazzo?».
Lo stesso si può dire per Lucci, che progettava però anche un futuro imprenditoriale dal volto pulito. Con Fedez. E con i franchising di tatuaggi e barberia. «Questi negozi diventeranno una miniera d’oro», vaticinava Lucci. Sognando di uscirne.