Inchiesta ultras, c'è il rischio di un commissariamento per Inter e Milan

E’ il passo successivo al “procedimento di prevenzione”, se le due società non dovessero alzare nei prossimi mesi il livello degli anticorpi organizzativi.

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(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

Il 19 aprile, il 10 maggio e il 16 maggio 2023. Sono le date in cui la polizia documenta «controlli assolutamente carenti» dell’Inter «per gli ingressi allo stadio di numerose persone senza biglietto», perfino con «un pregiudicato per traffico di droga, minaccia e lesioni impiegato» dagli ultras «a presidiare il parcheggio prospiciente lo scivolo del parcheggio sotterraneo vip», da dove vengono fatti passati cinque soggetti appena respinti da un altro cancello.

E’ il quadro offerto da Il Corriere della Sera nella sua edizione odierna, dove si parla di «situazione estremamente pericolosa, e non solo per l’ordine pubblico», sulla base delle parole del gip Domenico Santoro che sta ventilando per gli ultras «la possibilità di legittimazione e ulteriori profitti». Proprio come nella messa a frutto dello stock di biglietti che la società prima cerca di lesinare ma poi rimpolpa di nuovo, fino ad esempio «nella finale di Champions League 2023 alla corresponsione di 1.500 biglietti alla curva Nord dopo pesanti pressioni» incarnate anche da una telefonata a Simone Inzaghi da parte di Marco Ferdico.

Un tesoretto: «Il biglietto te lo do a 600 euro…80 costa…tu li vendi a 800 e te ne metti in tasca 200». Ecco perché il gip scrive che, se «stadio e attività economiche sono fuori da ogni controllo di legalità, ciò è almeno in parte anche causa di alcune carenze organizzative dell’Inter nei rapporti con la tifoseria». Ed ecco perché, al pari del Milan per i rapporti con il capo ultrà Luca Lucci a dispetto delle sue condanne per traffico di droga e lesioni, a carico dell’Inter è stato iscritto dalla Procura un “procedimento di prevenzione”, che, se le due società non alzeranno nei prossimi mesi il livello degli anticorpi organizzativi, potrebbe in futuro sfociare nella loro messa in amministrazione giudiziaria: il cosiddetto commissariamento.

Si tratta di un istituto già usato su imprese alle quali, attraverso il libero esercizio dell’attività economica (pur se non illecita), possa essere rimproverato, anche solo a titolo colposo per inerzia o disorganizzazione o cedimento a intimidazioni, d’aver di fatto agevolato l’attività di indagati di un determinato catalogo di reati. «Sicuramente ci sono state falle e, se l’organizzazione non cambia, si sostituiranno altre persone a fare le stesse cose. Bisogna iniziare a pensare che lo stadio sia luogo dove non succedano certe cose, e questo si può fare solo con l’ausilio delle società», spiega il pm Paolo Storari con la collega Sara Ombra.

«E’ un’indagine importante perché costringe ad aprire gli occhi sui rischi da tempo di condizionamento nella vita delle società calcistiche», avvisa il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo. L’Inter aveva depositato una memoria per «allontanare ogni sussistenza di sospetto di (anche sola) colpa organizzativa»: ma il gip Santoro trova che «a fronte di queste dichiarazioni è difficile non scorgere» negli atti «una scarsa conoscenza» del fenomeno da parte di una società «sottoposta a pressioni che prova a mediare nell’interesse della squadra», ma al prezzo di «sottovalutare il peso di certi accadimenti».

Tra i quali, anche l’incontro «quasi in prospettiva intimidatoria» con il calciatore slovacco Skriniar. O una ancor più istruttiva dinamica che si sviluppa quando il 26 aprile 2023, in Inter-Juventus di Coppa Italia, gli ultras, infuriati per la scelta comunicata dalla società sui biglietti, protestano clamorosamente rimuovendo dalla curva l’enorme striscione, e magicamente i biglietti tornano come prima.