Nel maxi blitz di ieri, che ha portato all’arresto di 19 persone e con al centro le indagini sugli ultrà delle curve di Inter e Milan, è stato perquisito anche il rapper milanese 34enne Emis Killa, all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, il cui nome compare negli atti, così come Fedez e altri cantanti, per rapporti con Luca Lucci, capo degli ultras rossoneri della Curva Sud, ora in carcere.
A casa del rapper, a Bernareggio in Brianza, sono stati trovati e poi sequestrati nella giornata di ieri un totale di 40mila euro in contanti, sette coltelli, tre tirapugni, uno sfollagente telescopico e un taser. Emis Killa non risulta, al momento, iscritto nel registro degli indagati, e si è trattato di una perquisizione, definita, presso terzi- Dalle indagini, si legge negli atti, «sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Guè Pequeno, ndr), relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale».
E ciò gli ha consentito «di aumentare – scrive il gip – in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (ed in particolare in Calabria, ndr), sia internazionale, facendo leva sull’intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese».
Nell’ordinanza si legge anche della presenza di Emis Killa a San Siro per il match Milan-Torino dello scorso 17 agosto assieme a Lucci, che avrebbero «preso posto negli Skybox». Lucci era là «in virtù di un’autorizzazione rilasciata dal Tribunale di Sorveglianza, perché affidato in prova». Inoltre, il rapper è stato identificato, assieme ad ultras rossoneri, come Francesco Lucci, fratello di Luca, nel contesto di una aggressione ad uno steward a San Siro per il match Milan-Roma dell’11 aprile scorso. Un episodio che, scrivono i pm nella richiesta cautelare, delinea «la pericolosità del tifo organizzato del Milan e conferma che lo stadio di San Siro è fuori controllo».
Lo steward, che non è l’unico a essere vittima di pestaggio fra gli addetti alla sicurezza dello stadio, aveva «cercato invano di impedire che ai tornelli transitassero due individui muniti di un unico biglietto (cosiddetta doppietta), venendo per tale ragione aggredito dagli ultras». Il rapper, come si legge, in base alle immagini estrapolate delle telecamere di sorveglianza sarebbe risultato presente assieme ad una quindicina di ultrà.
Ieri, nell’inchiesta dei pm Storari e Ombra, condotta da Polizia e Guardia di Finanza, sono state effettuate oltre 50 perquisizioni, a carico degli arrestati, di non indagati e di indagati, come Nino Ciccarelli, uno degli storici esponenti della curva nerazzurra. Tra i perquisiti anche Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi.
Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, detto Sandokan ed ex capo ultrà rossonero. Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l’erede dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, capo ultrà nerazzurro. Infine, perquisito anche il consigliere regionale lombardo Manfredi Palmeri, accusato di corruzione tra privati in una tranche dell’indagine.
In totale Polizia e Guardia di Finanza avrebbero confiscato un totale superiore ai 100mila euro, di cui circa 20mila a Cristian Ferrario, finito ai domiciliari e presunto braccio destro di Andrea Beretta.