Tra "no" assoluti e aperture: la sinistra si divide sul futuro di San Siro

Il parere della Soprintendenza di martedì scorso, che ha aperto a una parziale demolizione del secondo anello, ha riacceso il dibattito fra favorevoli e contrari.

San Siro
Lo stadio di San Siro (Foto: Mike Hewitt/Getty Images)

Il dibattito sul futuro dello stadio di San Siro continua a dividere la sinistra. Da una parte, c’è chi si oppone fermamente, dall’altra, chi dà un parere favorevole a condizione che vengano rispettati i criteri stabiliti dal Consiglio comunale due anni fa.

Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica, la Soprintendenza, martedì, ha aperto alla possibilità di ristrutturare il Meazza, rompendo il tabù della parziale demolizione del secondo anello. Questo rappresenta un passo verso la realizzazione del nuovo stadio accanto a quello attuale, di cui rimarrebbero alcune parti, insieme a campi da calcio, spazi per sport di base, negozi e i musei di Inter e Milan.

Il fronte ambientalista ha già organizzato una protesta contro il consumo di suolo, prevista per il 27 settembre in piazza Mercanti. «Anche la Soprintendenza ha ceduto dopo tante pressioni – ha commentato il consigliere Carlo Monguzzi –. Ora siamo di fronte a una cementificazione di 50 mila metri quadri di verde, con la ristrutturazione di San Siro che porterà 210 mila tonnellate di CO2 e 150 camion al giorno». La consigliera Verde, Francesca Cucchiara, ha aggiunto: «Costruire un nuovo stadio accanto al Meazza, anche se ristrutturato, non ha senso. Stiamo parlando di smantellare un impianto perfettamente funzionante per costruirne uno a 150 metri di distanza».

Dall’altra parte, Marco Mazzei, consigliere della lista Sala, vede con favore l’apertura della Soprintendenza: «È un passo avanti. Torniamo alle direttive del 2022, in cui il Consiglio comunale aveva già definito le distanze dalle abitazioni, le aree verdi e altri criteri. Se riusciamo a procedere, questa potrebbe essere una soluzione per mantenere le squadre a Milano e migliorare il quartiere, anche dal punto di vista della mobilità».

Anche Giulia Pastorella, consigliera di Azione, è ottimista: «Siamo fiduciosi che si possa raggiungere un accordo in tempi brevi sul futuro dello stadio e sulla riqualificazione dell’area circostante». Nel Partito Democratico c’è più cautela, ma rimane un atteggiamento aperto. «L’obiettivo è trovare una soluzione che permetta alle squadre di restare a San Siro e riqualificare l’area, con benefici per tutta la zona», ha dichiarato il consigliere dem Federico Bottelli.

La capogruppo del Pd, Beatrice Uguccioni, ha richiesto maggiore chiarezza da parte delle squadre: «Questo continuo tergiversare da parte loro fa solo perdere tempo alla città. Le squadre devono presentare un progetto chiaro per San Siro, al momento vediamo solo ipotesi e dichiarazioni. Noi abbiamo già stabilito le priorità con gli ordini del giorno votati dal Consiglio».

La consigliera dem Diana De Marchi ha sottolineato: «Vogliamo che lo stadio rimanga a Milano e non venga spostato a San Donato, in modo che la città possa trarne vantaggio». Bruno Ceccarelli, presidente della Commissione Rigenerazione Urbana, ha spiegato: «Le squadre non hanno mai fatto concessioni sullo stadio. Inoltre, è emersa una competizione con i Comuni di Rozzano e San Donato. Ora dobbiamo confrontarci con enti che hanno interessi diversi dalle squadre, che non sembrano allineati con quelli della città. La posizione della Soprintendenza apre nuovi scenari, ma dobbiamo valutare ogni proposta considerando l’impatto urbanistico e le possibili contropartite».

Tuttavia, anche all’interno del Pd ci sono visioni contrastanti. Il consigliere Alessandro Giungi ha ribadito la sua opposizione: «Continuerò a esprimere il mio dissenso verso l’idea di demolire o ristrutturare San Siro e costruire un nuovo impianto accanto».