L’incontro in Comune tra Inter, Milan e il sindaco di Milano Giuseppe Sala certifica ufficialmente il ritorno al passato: i club tornano infatti a valutare l’idea del nuovo stadio a San Siro accanto all’attuale Meazza. Il piano di fatto originale delle società milanesi, considerando che erano questi i termini del primissimo piano di fattibilità svelato i primi di luglio del 2019, con diverse modifiche poi sopraggiunte nel corso degli anni.
Un “incontro cordiale”, ha spiegato Sala, in cui erano presenti non solo i manager dei club (con gli amministratori delegati Alessandro Antonello e Giorgio Furlani), ma anche i rappresentanti delle proprietà: in casa Inter i manager di Oaktree Katherine Ralph e Carlo Ligori (e filtra soddisfazione da parte della proprietà nerazzurra dopo l’incontro), in casa Milan invece di consulenti di RedBird che si occupano del progetto stadio. Durato poco meno di un’ora, l’incontro è servito soprattutto per chiudere definitivamente la porta al progetto di WeBuild e alle idee simili: sia l’Inter che il Milan non ha intenzione di ristrutturare l’attuale San Siro. Costi troppo alti, tempi troppo lunghi e tanti disagi, sono queste le motivazioni che già nel 2019 portarono le società a scartare l’ipotesi di mettere mano all’attuale Meazza, idee confermate nonostante il lavoro di WeBuild nel presentare un piano di lavoro diverso. D’altronde, resta complicato intervenire su una struttura il cui primo anello è addirittura del 1926.
L’idea ora è così quella di riprendere in mano il progetto originale, il nuovo San Siro accanto all’attuale San Siro, che verrebbe così riqualificato senza però ospitare più le partite. Un piano nei fatti fermatosi dal febbraio 2023, da quando cioè il Milan ha iniziato a guardarsi in giro per studiare alternative: prima la zona dell’ippodromo La Maura, poi San Donato, accelerando anche attraverso l’acquisto delle aree e iniziando poi i procedimenti burocratici con il Comune, mentre l’Inter ha valutato l’area di proprietà dei Cabassi a Rozzano.
Nuovo San Siro a San Siro, a che punto eravamo rimasti
A che punto si era arrivati? L’ultimo tema ufficiale riguardava il ricorso sulla decisione della Soprintendenza di porre il vincolo sul secondo anello a partire dal 2025, tema su cui ritorneremo più sotto. L’ultimo progetto non prevedeva la rifunzionalizzazione dell’attuale San Siro (per rispondere al vincolo imposto dal Comune dell’indice di edificabilità pari a 0,35 mq/mq), con un nuovo impianto costruito accanto e costi complessivi per 1,3 miliardi di euro, con i club che prevedevano di incassare 120 milioni di euro annui aggiuntivi (rispetto alla biglietteria) dal progetto del nuovo stadio, con una sorta di cittadella dello sport e un’area commerciale nella zona dell’attuale Meazza.
A livello di processi burocratici all’interno del Comune, l’ultimo aggiornamento è del gennaio 2023: dopo il Dibattito Pubblico, infatti, il Comune di Milano aveva chiesto ai club di aggiornare lo studio di fattibiliutà per quanto riguarda diversi punti, dall’aumento delle risorse da destinare a progetti per i quartieri limitrofi fino alla richiesta di incrementare la superficie a verde, aumentare la capienza dello stadio e allontanare l’impianto dalle abitazioni di via Tesio.
Le richieste di Inter e Milan
Richieste a cui, nel riaprire la discussione con il Comune, Inter e Milan dovranno rispondere. Ma intanto per tornare sul piano San Siro i due club hanno fatto a loro volta tre richieste nel corso dell’incontro di oggi:
- conoscere la valutazione di San Siro e delle aree limitrofe, nell’ottica di una cessione di stadio e aree oppure di una concessione di lungo termine;
- capire i dettagli del vincolo sul secondo anello;
- le tempistiche per l’operazione.
Allo stesso tempo, anche il sindaco Sala ha messo sul tavolo una sua potenziale richiesta: quella di interrompere, nel caso si tornasse a spingere seriamente sul progetto origninale, i piani che portano a San Donato e Rozzano. «Garanzie? Oggi non posso chiederle, quando fornirà i dati a loro necessari sarò costretto», le parole oggi di Sala. Anche se appare difficile comunque possa riceverle anche in futuro: d’altronde per quale motivo il Milan ad esempio dovrebbe interrompere dal nulla un procedimento per cui ha investito pesantemente, senza tuttavia avere totali garanzie che la strada sia spianata su San Siro (considerando le problematiche già viste negli ultimi anni)? Motivo per cui entrambi i club terranno comunque in considerazioni le altre ipotesi sul tavolo, in attesa di risposte dal Comune. Anche se, nel caso specifico del Milan, va sottolinea fin dall’inizio fosse prevista l’ipotesi che, nel caso non venisse costruito lo stadio nell’area di San Donato, la proprietà dei terreni potesse passare nelle mani di RedBird per altri progetti.
Il tema del vincolo e il nodo Soprintendenza
Sullo sfondo infatti non mancano i nodi sull’ipotesi San Siro. Quello maggiore rimane quello legato al vincolo sul secondo anello: il ricorso al Tar non è entrato nel merito (non potendo farlo visto che il vincolo nel caso potrà essere tale solo dal 2025), ma c’è una questione interpretativa non di poco conto. Tutto ruota infatti sul significato del termine “vincolo leggero” indicato dalla Soprintendenza: anche i club infatti vorrebbero capire come interpretarlo, se significherà un obbligo di non toccare il secondo anello (e quindi di fatto il divieto totale alla demolizione) oppure se potrà essere considerato anche mantenere un lascito di quello che è oggi il secondo anello, attraverso ad esempio l’utilizzo delle scale elicoidali.
In particolare, infatti, la Soprintendenza nel suo giudizio sottolineava come per il secondo anello possono sussistere i requisiti di interesse culturale per la “soluzione strutturale costituita da 132 portali” che costituisce “l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”. Ma la speranza per i club è che si tratti di un vincolo soft come è stato ad esempio sull’area dell’ex trotto, accanto allo stadio: un vincolo rigido sulle scuderie (che infatti non saranno toccate nel progetto che sta sviluppando Hines), ma un vincolo “indiretto” sulla pista, che ha potuto comunque portare a edificare sopra la zona dove era presente.
Se ne saprà di più nell’incontro previsto per la prossima settimana a cui parteciperanno i club ma soprattutto la Soprintendenza, da cui si potrà capire come e quanto nel caso Inter e Milan potranno mettere mano alla struttura dell’attuale stadio: se attraverso una demolizione pressoché totale, una demolizione parziale o una rifunzionalizzazione mantenendo però una funzione sportiva (come potrebbe essere un palazzetto dello sport?). Intanto, però, il tempo si è riavvolto: i club ripartono insieme, con l’obiettivo di un nuovo San Siro restando però sempre nella stessa area.