Inter e Milan stanno ancora valutando il dossier presentato da WeBuild sullo studio di fattibilità per la ristrutturazione di San Siro. Ma le conclusioni dei due club, con relativa decisione se procedere ai lavori o meno, dovrebbe avvenire entro fine mese.
Secondo quanto riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, i due club sembrano ormai decisi ad abbandonare l’idea di costruire stadi separati per ciascuna squadra è stata abbandonata. L’investimento necessario per un nuovo stadio, si parla per San Donato di più di 1 miliardo di euro, è troppo alto, mentre i ricavi sono considerati insufficienti, soprattutto se si confrontano i prezzi dei biglietti, già elevati rispetto al mercato italiano ma molto più bassi rispetto a quelli di altri Paesi, come l’Inghilterra.
Dunque, le due squadre continueranno a condividere lo stesso stadio, anche se alcuni tifosi potrebbero non essere entusiasti di questa scelta. Tuttavia, è considerata la decisione più sensata per entrambe le società, che hanno dimensioni simili in termini di spettatori (circa 70.000), abbonati (40.000), e posti VIP o business, particolarmente remunerativi, con l’obiettivo di arrivare a circa 13.000 nel nuovo impianto.
La vera novità è che le proprietà dei due club ora sembrano allineate. Non si tratta di una questione linguistica, dato che Steven Zhang parlava già fluentemente inglese, ma di una convergenza di visione tra le due proprietà americane. Entrambi i fondi, RedBird e Oaktree, condividono obiettivi simili: massimizzare i profitti per i propri investitori. I vertici dei due club sono molto affini e si sta sviluppando una strategia comune, tanto che si dice che, anche se uno dei due club fosse l’unico responsabile del progetto per il nuovo stadio, l’altro sarebbe comunque d’accordo.
Inter e Milan, con questa nuova unità, incontreranno venerdì il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per discutere l’opzione che ha guadagnato terreno di recente: la ristrutturazione di San Siro, che ha nel frattempo rinunciato a ospitare la finale di Champions League del 2027. Sebbene molti considerino questa la soluzione più semplice e favorita dal Comune di Milano, non è ancora una scelta definitiva. Ci sono infatti sfide logistiche, come la difficoltà di ristrutturare lo stadio mentre le squadre continuano a giocare, e anche economiche, dato che i costi stimati per la ristrutturazione potrebbero essere più alti di quanto previsto. I club ritengono che il costo reale non sia di 400 milioni, come indicato nel piano di WeBuild, ma più vicino ai 700 milioni. Sebbene divisi tra le due società, potrebbero comunque risultare troppo onerosi per uno stadio che potrebbe necessitare di ulteriori lavori tra 30 o 40 anni. Il costo finale dipenderà anche dal prezzo che il Comune, tramite l’Agenzia delle Entrate, stabilirà per lo stadio e l’area circostante, dove sono previsti musei, ristoranti, bar e uffici.
L’idea originaria di costruire un nuovo stadio accanto all’attuale San Siro resta tecnicamente possibile, ma è stata messa da parte a causa del vincolo posto dalla Sovrintendenza sul secondo anello dello stadio. La ristrutturazione sembra quindi essere al momento l’opzione più probabile. Questo sarà il tema centrale dell’incontro con Sala, che verterà sulle soluzioni possibili all’interno del territorio milanese. Se i club non fossero convinti, restano comunque in piedi le alternative già considerate: l’area di San Donato per il Milan e quella di Rozzano per l’Inter.
Infatti, i due club stanno scambiando documenti per valutare i rispettivi progetti, poiché entrambe le società sono determinate a condividere lo stadio. Sebbene RedBird, con l’aiuto del presidente Paolo Scaroni, abbia iniziato prima a studiare il progetto, anche Oaktree, guidato dall’amministratore delegato Alessandro Antonello, si è dimostrato molto attivo nella questione dello stadio. L’obiettivo è quello di prendere la decisione migliore, senza pregiudizi o legami con idee passate. L’atmosfera tra i club è positiva.