La stagione 2024/25, a livello istituzionale, si preannuncia piuttosto tesa per i vertici del calcio italiano, su una linea rossa che inizia a scottare proprio dal giorno successivo alla eliminazione dell’Italia da EURO 2024 per mano della Svizzera agli ottavi di finale.
Le settimane successive sono state caratterizzate dal dibattito, interno ed esterno, relativo all’autonomia della Serie A con un intervento deciso del governo a sostegno del massimo campionato italiano per una rappresentatività maggiore del torneo che vede a capo della sua Lega, Lorenzo Casini.
«È necessaria una serie coordinata di interventi in tre ambiti: infrastrutture, con stadi, centri sportivi e impianti pubblici; risorse, riducendo i costi, anche per i procuratori, e aumentando i ricavi; cultura, con un focus sui giovani e sulle scuole, per recuperare un collegamento che sembra essersi interrotto. Tutte queste proposte sono dettagliate nel documento di indirizzo che abbiamo presentato a dicembre 2022 e aggiornato lo scorso febbraio», ha dichiarato Casini all’edizione odierna de Il Corriere della Sera.
Ma se da una parte le elezioni federali potrebbero portare a un cambiamento, dall’altro queste inducono tutte le componenti, compresa la Serie A, ad affrontare una lunga campagna elettorale proprio per le rispettive posizioni di vertice, con Casini che non ha ancora sciolto le proprie riserve per una candidatura. Sullo stesso piano c’è anche l’attuale numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina.
«Un certo grado di conflittualità nello sport è inevitabile e fa parte della sua natura competitiva – ha commentato Casini –. Ci sono sempre stati contrasti tra leghe e FIGC, anche prima del mio arrivo, e non mi sembra che siano aumentati, anzi. L’importante è mantenere il focus sulle istituzioni e non sugli individui, rimanendo all’interno delle rispettive competenze. La Lega aspira solo a essere più forte e rappresentativa, per il bene di tutto il sistema».
Aspirazione che ha subito una spinta importante con l’emendamento Mulè presente nel Dl Sport che ora è legge: «Siamo grati al Parlamento e al governo, in particolare al ministro Abodi, per aver ascoltato alcune delle nostre richieste, come quella di dare maggiore autonomia alla Serie A e di riequilibrare i pesi e le rappresentanze delle leghe professionistiche nel sistema federale. Rischio interferenze? Dipende dai temi: la governance federale era già regolata dal legislatore. Rivendicare l’autonomia dello sport non significa considerare l’ordinamento sportivo come un’isola scollegata dagli altri sistemi giuridici, in particolare da quello statale. Dopo l’ultimo grado della giustizia sportiva, esiste un tribunale amministrativo statale. Non c’è contraddizione tra autonomia e richieste di intervento da parte dello Stato su certi temi».
Il prossimo tavolo di confronto con il Governo: «La Serie A non chiede sussidi, ma un riconoscimento del proprio ruolo come settore industriale che genera un indotto e un gettito fiscale rilevanti. Cito solo tre ambiti: gli stadi devono essere considerati opere di interesse nazionale, con procedure rapide e senza ostacoli burocratici; i vivai e gli impianti sportivi devono essere incentivati con appositi crediti d’imposta; una parte significativa degli introiti fiscali derivanti dai giochi e dalle scommesse sul calcio dovrebbe tornare alla Serie A e ai club».
Sulle prossime elezioni per il presidente della Lega Serie A: «Non ho ancora discusso di questo con le squadre. Ne parleremo in autunno. Per ora, la priorità è arrivare a un nuovo statuto della FIGC che riconosca il giusto ruolo della Serie A, come indicato da Parlamento e governo. Una mia ricandidatura? Spero di poter proseguire il percorso di riforme avviato, per realizzare finalmente i cambiamenti di cui il calcio italiano ha bisogno. Situazione Gravina? Bisognerebbe parlarne con lui».
Sui rapporti tesi fra governo e CONI e il nuovo campionato: «È un tema che non riguarda la Serie A, ma è comunque molto delicato, perché tocca l’equilibrio tra il principio dell’autonomia dello sport e i limiti della legislazione statale. Mi auguro che il torneo sia ricco di gol e che possano emergere giovani talenti, inclusi quelli italiani. Spero anche che le nostre squadre arrivino fino in fondo nelle competizioni europee e che la lotta per il titolo coinvolga più club fino all’ultima giornata. Un altro aspetto importante è il miglioramento culturale, soprattutto riguardo alla sostenibilità e alla lotta contro il razzismo. Mercato ancora aperto? Non è un tema nuovo. Si potrebbe anticipare l’apertura del mercato a metà giugno, con validità dei nuovi contratti a partire da luglio, e concluderlo prima. Tuttavia, ciò richiederebbe un accordo tra le leghe europee. Inoltre, dobbiamo ricordare che oggi i club della Saudi League possono acquistare giocatori fino a ottobre».
Un’ultima battuta sulla Nazionale: «L’eliminazione agli Europei è stata un disastro, che purtroppo ha radici lontane. L’Italia manca dalla fase finale dei Mondiali dal 2014 e dai Giochi Olimpici dal 2008. La vittoria a EURO 2020 ha illuso molti. Si è troppo allentato il legame tra settore giovanile, dilettantistico e professionistico, con tanti talenti che si perdono, abbandonano o non arrivano in Serie A. L’anno scorso abbiamo riformato il campionato Primavera, con risultati positivi, e il numero delle seconde squadre di A è passato da una a tre in due anni. Ma non basta. Spalletti? La scelta del commissario tecnico è una competenza esclusiva della federazione, e non mi intrometto. Ricordo solo che, quando fu scelto, il consenso fu unanime».