La Serie A divisa sul nuovo presidente FIGC: le big con Gravina contro il piano di Lotito

Dopo l’estate si entrerà nella fase più calda dello scontro ai vertici del mondo del calcio in Italia, tra candidature e riforme.

Gravina
FOOTBALL AFFAIRS
Gabriele Gravina (Foto: Antonio Masiello/Getty Images)

Nella apparente tranquillità di mezza estate le varie componenti del calcio italiano si stanno preparando a una partita decisiva per l’intero comparto. Il match inizierà molto presto in vista dell’elezione del presidente della FIGC che è stata programmata per inizio 2025 e che però prima prevede una tappa intermedia molto importante: l’assemblea federale del 4 novembre che andrà a modificare lo statuto in particolare per quanto riguarda i pesi delle varie componenti proprio per l’elezione del numero uno della federcalcio.

In questo contesto la componente delle leghe professionistiche, che include la Serie A, la Serie B e la Lega Pro, conta al momento per il 34% all’interno dell’assemblea federale. Però vorrebbe avere un peso maggiore in virtù della grande contribuzione economica che poi elargisce alle componenti di base.

Una punto non privo di motivazioni ma che sarebbe una eccezione nel contesto europeo dove la componente professionistica in molto casi è inferiore a quella attuale nel calcio italiano. Solo in Francia (37%) è maggiore, mentre è inferiore al 34% italiano in Germania (33%) e soprattutto in Spagna (14,4%) e in Inghilterra (14,2%). Guardando al Consiglio federale, in Italia i professionisti hanno un peso pari al 33%, superiore a quello di tutti gli altri Paesi: in Germania è il 26,7%, in Inghilterra il 25%, in Spagna il 16,7% e in Francia addirittura il 7,1%. Non solo, ma soprattutto non si capisce per quale motivo o convenienza qualche altra componente dovrebbe cedere una parte della sua quota percentuale per ingrandire quella dei professionisti.

Non solo FIGC: lo scontro anche in Lega Serie A

In questo scenario, è logico che in linea teorica aumentare il peso della massima categoria nell’ambito della FIGC è un obiettivo comune delle squadre della Serie A, però siccome questo potrebbe essere il chiavistello di decisioni più importanti lo schieramento non è così netto. In quanto come spesso succede in Lega Serie A, sembra esserci una divisione profonda su altri nodi. In particolare su quello più importante: quale candidato sostenere nella corsa a chi in FIGC dovrà essere il nuovo presidente.

Su questo punto esiste una profonda divisione all’interno della massima categoria con almeno due fazioni che si contrappongono.

La prima è quella composta dai grandi club che spingono per un abbassamento della Serie A da 20 a 18 squadre e che fa cardine su Juventus, Inter, Milan e Roma. Assieme a loro ci sarebbero inoltre altri club tra quelli medi e piccoli specificamente quelli con proprietà solide tipo il Monza e quelli trainati dalla sfera di influenza e dalla potenza di persuasione (anche economica) delle big (è più semplice avere giovani talentuosi in prestito da un grande club se si hanno un buon legame con loro che non il contrario). A queste (anche se il Milan appare un po’ più defilato su questo punto) non dispiacerebbe una conferma di Gabriele Gravina quale numero uno della federazione. Sempre che quest’ultimo decida di correre ancora per la poltrona più importante

Uno dei punti qualificanti di questa parte è una visione per cui il calcio professionistico italiano, con 20 squadre in Serie A, 20 in B e 60 in Lega Pro è ormai ipertrofico e non sostenibile economicamente.  Non a caso oltre al menzionato abbassamento delle squadre in A, questo schieramento spinge per una flessibilità maggiore dei contratti (se una squadra scende in B può parametrare contratto a questa categoria). Questo particolare, qualora varato, consentirebbe per altro l’eliminazione del paracadute che ha quantomeno due conseguenze discutibili, una sportiva e una economica:

  • La prima è che squadre che scendono nel campionato cadetto molte volte grazie al paracadute hanno una potenza economica tale da innescare spesso un meccanismo yoyo di società che fanno la spola tra la A e la B
  • Quella economica è che il meccanismo costa 170 milioni totali perché oltre al paracadute generale c’è anche un tema di mutualità garantita dalla Legge Melandri: si parla di circa 60 milioni che la Serie A versa ai club che retrocedono ogni anno come paracadute oltre a circa 110 milioni di mutualità alle leghe inferiori. Soldi che potrebbero essere distribuiti diversamente.

Infine come nota a margine questa parte fa notare che la Serie A è ora a 20 squadre non per una decisione della stessa Lega, ma come conseguenza di uno scontro in Tribunale relativo al cosiddetto caso Catania (che portò la Serie B a 24 squadre nel 2003/04 e la Serie A a 20 dalla stagione 2004/05)

Lo schieramento Lotito e il mirino su Gravina

L’altra parte dello schieramento è capitanato del nemico dichiarato e numero uno di Gravina, ovvero il presidente della Lazio Claudio Lotito, che può contare su molti club tra i medi e i piccoli. Questa parte sembra avere inoltre significativi legami con il governo e la politica. Non a caso il primo passo è stata l’istituzione di una commissione di nomina governativa per il controllo sui costi delle società di calcio in sostituzione della Covisoc.

Poi si è giunti all’emendamento Mulé, dal nome del senatore di Forza Italia Giorgio Mulé che lo ha presentato. Questo emendamento che inizialmente puntava a innovare il calcio italiano con una serie di nuove iniziative è stato poi limato sempre più (soprattutto per l’opposizione di UEFA e FIFA in merito alle possibile ingerenze del governo sullo sport) e ora nei fatti punta solo a un maggior peso della componente dei professionisti nelle decisioni della federazione, come si diceva unico punto che in teoria unisce le due parti.

Il vero obiettivo però di questo secondo schieramento è quello di disarcionare Gravina e di installare un manager più vicino ai desiderata di questa parte.

Come spesso ha fatto notare questa testata, nelle guerre di potere come appare essere questa non esistono buoni o cattivi, né ci sono guerre di religione per cui lottare, ma gli schieramenti si formano e agiscono in base a convenienze e interessi.

In questo quadro, secondo ha fatto notare il sito Dagospia sempre molto attento alle dinamiche dei palazzi del potere, uno dei manager papabili per la sostituzione di Gravina potrebbe essere Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, società pubblica  gestisce circa 1 miliardo di euro tra progetti del Pnrr e fondi ordinari, quasi 500 milioni destinati poi a Coni, federazioni e associazioni sportive) e in particolare cognato di Lotito.

Secondo questa indiscrezione Mezzaroma lascerà l’attuale incarico in Sport e Salute a Giuseppe De Mita, figlio dello scomparso leader democristiano Ciriaco. Entrambi non sono solo amici tra loro ma anche amici personale di Giorgia Meloni e quindi vi sarebbe anche una sorta di imprimatur da Palazzo Chigi che non fa mai male.

Ne in questo scenario la paura della prima parte, quella delle big, è che la lunga mano di Lotito, il cui potere, secondo i suoi oppositori, è sensibile in Lega Serie A (il presidente Lorenzo Casini è da sempre vicino a quella della Lazio) si estenda sull‘intero calcio nazionale.