Azzi (DAZN): «Nostri prezzi più bassi che all’estero. Investiti sei miliardi sulla Serie A»

Le parole del CEO di DAZN Italia: «Con la pirateria danno per le proprie squadre: è qualcosa di illegale che danneggia il sistema calcio».

DAZN redditività 2024
Stefano Azzi (Foto: Ufficio Stampa DAZN)

“Prezzi? Penso sia importante fare un paragone con il costo del calcio negli altri paesi europei: l’abbonamento Dazn è quello con il costo più basso”. Lo ha detto il CEO di Dazn Italia Stefano Azzi, in una lunga intervista alla rivista Forbes. “Prendo sempre come esempio la Grecia, un paese in cui l’appetibilità del prodotto calcio è inferiore a quello italiano, dove la tariffa mensile è superiore ai 45 euro, nonostante un potere d’acquisto inferiore rispetto al nostro. D’altra parte i prezzi crescono per dare il giusto valore al prodotto calcio, i ricavi dei diritti finiscono per essere investiti nel sistema calcio, nell’acquisto dei giocatori, nelle infrastrutture”.

“Finora, se consideriamo i 3,5 miliardi del ciclo attuale, abbiamo investito 6 miliardi di euro sulla Serie A. Attualmente stiamo lavorando a un cambiamento dell’operatività, che deve essere funzionale al modello di business. Investiremo sempre di più nel prodotto, andando sempre di più verso un modello stadio-centrico: vogliamo portare nelle case la stessa sensazione che si prova a bordo campo.

“Abbiamo chiuso con la Lega Serie A un accordo a cinque anni e abbiamo cambiato le regole del gioco, perché abbiamo lanciato la forma della revenue share: sostanzialmente, al raggiungimento di un determinato livello di fatturato, tutto quello che è sopra si divide a metà. Quindi abbiamo detto: vogliamo costruire un prodotto calcio con la soddisfazione del cliente finale, quindi lavoriamo a valorizzare il prodotto, l’esperienza, il calcio giocato, gli stadi, l’interazione con i telefonini, il pc, la tv, oltre ovviamente alle attività di promozione del calcio. E superati i determinati livelli dividiamo i ricavi, non i profitti. In questo modo, che il calcio cresca è interesse di tutti”.

“La nostra offerta diventa sempre più immersiva e innovativa grazie al nuovo studio virtuale. Le tecnologie moderne impiegate, combinando realtà virtuale e aumentata, rivoluzioneranno l’analisi, il dibattito e l’interattività del racconto delle giornate di Serie A su Dazn. L’utente verrà trasportato dal campo reale a quello virtuale, proiettandosi al centro dell’analisi della partita e diventando ancora più protagonista degli approfondimenti. Il prodotto televisivo cambia. E cambia anche il modo di investire. Le persone, oggi, vogliono vivere lepartite, non solo vederle. E quando cambia il modo in cui investi, magari hai bisogno di profili diversi rispetto a prima, è una normale modifica degli assetti organizzativi. Poi è chiaro, conosciamo la grande attenzione che il calcio porta su di sé, e sappiamo che ogni mossa viene amplificata”.

”L’arrivo di Dazn in Italia ha contribuito in maniera decisiva all’evoluzione tecnologica del Paese: il calcio in streaming è da considerare un acceleratore della domanda di servizi a banda larga e della promozione della cultura digitale”. E non sono mancati gli investimenti anche sulla piattaforma: “Oggi l’80% della trasmissione viaggia sui nostri server, che si muovono a seconda degli eventi. Abbiamo, poi, investito nella tecnologia, attraverso la compressione dell’informatica. Abbiamo ridotto sempre di più la banda necessaria per trasmettere le partite, poi abbiamo fatto un player nostro, l’abbiamo caricato sui televisori. Quando si apre l’app c’è il nostro sistema che la ottimizza. Quindi abbiamo investito su vari aspetti”.

“Pirateria? Intanto dobbiamo trovare equilibrio tra ricavi e costi, e questo vale per tutto il sistema calcio. C’è una sfida legata al pubblico che possiamo stimolare con i contenuti, anche se dipende dalle partite e dal livello dello sport. Poi però ci sono gli hooligan digitali della pirateria, come li chiamo io, che valgono 300 milioni di perdita solo per lo sport. Il pirata digitale si muove di continuo e per bloccarlo serve sempre evolversi. La regia è della malavita organizzata, non si tratta di tifosi singoli che hanno trovato il modo di vedere lo sport senza pagare. Sono società, sono hacker, sono criminali. Manca la cultura alle persone, agli utenti finali, per dire che è illegale ed è pericoloso, che si sta danneggiando il sistema calcio”.

“Sul tema della pirateria informatica gli italiani devono ancora comprendere a pieno i rischi: bisogna capire che si sta danneggiando la propria squadra, commettendo un atto illegale che può costare fino a 5mila euro di multa, ma soprattutto che si sta dando accesso al proprio telefonino o al proprio computer a un hacker, a malavitosi, con il rischio che questi possano rubare password, dati, foto, violare la privacy, arrivare fino ai ricatti. Tra l’altro il target dei pirati digitali è composto da persone con un buon reddito, che sicuramente possono permettersi di spendere i 29 euro al mese per vedere la Serie A. Penso ci sia quindi proprio un tema culturale su cui lavorare”.