Nel breve termine l’obiettivo del Comune di Roma in merito al nuovo stadio della Roma è di accelerare il processo di risoluzione dei contenziosi legati agli sgomberi, sfruttando ogni opportunità concessa dalla legge per restituire quanto prima le aree di Pietralata. Ciò permetterebbe agli esperti incaricati dalla Roma, come archeologi e geologi, di iniziare le loro indagini sul terreno, che finora è stato loro inaccessibile. Le due ordinanze emesse il 1° agosto dal Tar del Lazio hanno avuto un effetto immediato: ieri si è tenuta una riunione in Campidoglio per definire il piano d’azione. La linea adottata è stata chiara: procedere il più velocemente possibile.
Come riporta l’edizione odierna de Il Messaggero-Roma, due proprietari di alcune aree di Pietralata avevano chiesto al tribunale di sospendere i provvedimenti del Comune che imponevano loro di lasciare immediatamente i terreni. Il tribunale non solo ha respinto questa richiesta, ma ha anche emesso due ordinanze precise: i terreni appartengono al Comune, fanno parte del “patrimonio indisponibile” e quindi non possono essere venduti o acquisiti in altro modo. Inoltre, il Comune ha stabilito che le aree hanno una funzione pubblica che non può essere ostacolata da chi non ha titolo legale per occuparle.
L’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, ha commentato con prudenza: «Le ordinanze del Tar che rigettano la sospensione degli sgomberi forzosi delle aree di Pietralata, di proprietà di Roma Capitale ma occupate da alcuni cittadini, rappresentano una notizia importante che accogliamo con soddisfazione. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha confermato, in modo chiaro, la legittimità delle azioni dell’Amministrazione che, in assenza di una liberazione volontaria delle aree, è stata costretta a procedere con lo sgombero forzoso. Ora questi provvedimenti possono passare a una fase più operativa».
Durante l’incontro di ieri in Campidoglio si è deciso il calendario delle prossime tappe. L’obiettivo è di eseguire gli sgomberi in pochi giorni. Dopo la sconfitta al Tar, è probabile che i possessori delle aree possano decidere di appellarsi al Consiglio di Stato.
Tuttavia, la sentenza del Tar rende immediatamente esecutivo l’ordine di rilascio delle aree, quindi, teoricamente, da ieri gli uffici comunali devono procedere con gli ultimi adempimenti: controlli da parte dei servizi sociali, analisi su eventuali situazioni di fragilità, e così via. Se i possessori non dovessero lasciare volontariamente, sarà necessario l’intervento della forza pubblica. Tutto questo richiede organizzazione: determinazioni dei dirigenti, convocazioni, lettere, e così via. Inoltre, siamo già ad agosto.
Durante i colloqui a Palazzo Senatorio di ieri, si è deciso di non perdere ulteriore tempo e di avviare immediatamente la procedura di sgombero forzoso, sperando che i due ricorrenti decidano di lasciare spontaneamente. Se si dovesse ricorrere al Consiglio di Stato, l’appello per le sentenze del Tar potrebbe essere discusso molto rapidamente: si stima che una decisione possa arrivare già il 27 o il 29 agosto, sulla base dei calendari dei giudici di Palazzo Spada. Se il Consiglio di Stato confermasse la sentenza del Tar, la disputa legale si chiuderebbe definitivamente.
Settembre potrebbe segnare un punto di svolta, accelerando il processo verso la redazione e la consegna del progetto definitivo. La decisione dei giudici amministrativi, rigettando la sospensione, ha ridotto i tempi di almeno tre mesi. Durante l’incontro del 24 luglio in Campidoglio, tra il sindaco Gualtieri, l’assessore Veloccia, e i vertici della Roma, tra cui il vicepresidente Ryan Friedkin e la CEO Lina Souloukou, si è discusso di un cronoprogramma per gli incontri futuri.
A settembre si prevedono una serie di tavoli tecnici tra i progettisti della Roma e i tecnici del Comune per risolvere le questioni ancora aperte: flussi di traffico, trasporti pubblici, parcheggi, impatto acustico, accessibilità per i mezzi di soccorso, e così via. Se il Comune riuscisse a riprendere possesso delle aree entro settembre, permettendo ai tecnici della Roma di completare i sondaggi geologici e archeologici, i tavoli tecnici potrebbero procedere di pari passo con i sondaggi, riducendo significativamente i tempi per preparare il progetto definitivo, la cui presentazione aprirà la seconda fase dell’iter burocratico necessario per l’approvazione finale.