L’ex attaccante del Perugia e della nazionale italiana Alessandro Melli torna sulla sfida tra gli umbri e la Juventus del 6 maggio 2000. Una gara che regalò lo scudetto alla Lazio dopo un pomeriggio di polemiche, tra la pioggia che costrinse l’arbitro Collina ad un lungo rinvio fino al gol di Calori che portò alla sconfitta dei bianconeri e al trionfo dei biancocelesti in campionato.
“Eravamo salvi e non avevamo niente da chiedere in campionato, la Juve doveva vincere per vincere il campionato, e veniva da una settimana di polemiche per il gol di Cannavaro con il Parma. Erano scortati che sembravano dei pregiudicati. Gaucci era legato alla Lazio e al Banco di Roma, in settimana ci chiese di fare di tutto per vincere e che ci avrebbe dato anche un premio perché voleva che la Lazio vincesse il campionato, per interessi personali. Se avessimo perso ci avrebbe portato in Cina in ritiro”, le parole di Melli, intervistato durante il podcast “Non è più domenica” condotto da Rocco Di Vincenzo e Matteo Fantozzi.
“Negli spogliatoi provammo a metterci d’accordo con la Juve per pareggiare e loro sarebbero andati a fare lo spareggio. I giocatori della Juve non accettarono questa proposta, soprattutto Davids, Zidane e Montero. Fu un pour parler di nascosto tra i giocatori più importanti. Giocammo una partita irregolare che finì come finì per un episodio”.
Melli poi torna anche sul Mondiale 1994: “Sacchi era molto integralista, aveva un codice etico, ha poca flessibilità e questo è stato uno dei suoi limiti. Le regole sono importanti, ma devono essere flessibili. All’epoca la sua scelta mi diede fastidio, ma poi ora ho capito che feci un errore. Rimasi fuori dalle convocazioni per Usa ’94 perché mi rifiutai di andare in panchina in una gara col Parma con Nevio Scala allenatore”.