Il non detto verso l’assemblea FIGC per la riforma: chi voterà contro sé stesso?

La decisione è quella di ricorrere all’assemblea per modificare i pesi in FIGC: ma l’attuale sistema permette alle componenti di difendere lo status quo.

Gravina riforma campionati
Gabriele Gravina (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

Nessuna decisione, si va alla conta delle posizioni in assemblea. È questo l’esito dell’incontro, andato in scena oggi, tra le varie componenti federali, un vertice voluto dal presidente della FIGC Gabriele Gravina in cui però, come ammesso dallo stesso numero uno federale, non si è parlato di “richieste e di numeri specifici”.

Il tema, come ormai noto, riguarda il riequilibrio dei pesi all’interno dell’ordinamento Federale, a partire dal Consiglio fino all’assemblea. Un ordinamento che al momento vede i pesi, verso la prossima assemblea elettiva (convocata per il 4 novembre) al momento avrà i voti suddivisi tra:

  • Lega Serie A: 12%
  • Lega Serie B: 5%;
  • Lega Pro: 17%;
  • Lega Nazionale Dilettanti: 34%;
  • Associazione Italiana Calciatori: 20%;
  • Associazione Italiana Allenatori: 10%;
  • Associazione Italiana Arbitri: 2%.


L’emendamento Mulé al Dl Sport, che dopo essere stato approvato dalla Camera ora è in esame al Senato e sarà approvato entro la fine del mese, prevede tuttavia un riequilibrio di questi pesi. In particolare, il testo recita:

Nel rispetto degli statuti delle federazioni di riferimento al fine di garantire una adeguata rappresentanza nei sistemi federali di cui al presente articolo, negli sport a squadre composte da atleti professionisti e con meccanismi di mutualità generale previsti dalla legge, le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un’equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo.

Chi rinuncerà al suo peso in FIGC?

Tuttavia, la norma firmata dal deputato di Forza Italia non indica nello specifico quale quota in percentuale debba essere riservata alle leghe professionistiche: l’indicazione uscita dalla Lega Serie A, dopo l’assemblea di venerdì, è che dovrebbe essere pari al 50%, di cui una quota preponderante alla stessa massima divisione.

L’incontro di oggi sarebbe servito anche per cercare di iniziare una trattativa, visto che necessariamente per far arrivare le tre leghe professionistiche al 50% qualcuno tra le altre componenti debba rinunciare a una propria quota: oggi le tre leghe valgono infatti il 35% del Consiglio Federale e il 34% considerando l’assemblea.

Ipotesi di rinuncia che al momento tuttavia non è ancora emersa. Tanto che la scelta, ufficializzata oggi dal presidente Gravina, sarà quella di passare da una assemblea per la modifica dello statuto FIGC. Trasformandosi però nel classico meccanismo del cane che si morde la coda: la modifica allo Statuto, stante l’attuale Statuto stesso, potrà passare solo con il voto a favore della maggioranza dei presenti. «L’Assemblea delibera sulle modifiche dello Statuto a maggioranza dei presenti», si legge infatti nelle norme federali.

I pesi in FIGC e il tema della maggioranza

Insieme al 34% delle tre leghe professionistiche, quindi, dovranno votare a favore di una modifica dello Statuto almeno la metà dei delegati per quanto riguarda l’Assocalciatori, in modo da arrivare almeno al 50%+1 richiesto per approvare i nuovi pesi elettorali. Sempre che però non siano proprio i calciatori, nelle varie trattative che proseguiranno, ad essere quelli che dovranno rinunciare ad una parte del proprio peso in vista della riforma. Discorso simile a quello della Lega Nazionale Dilettanti, che oggi vale la maggioranza relativa (34%) sia in Consiglio che in assemblea, ma a cui per ora non sembrano essere arrivate richieste di riduzione, come raccontato oggi dal presidente Abete.

Il rischio, quindi, è di entrare in un circolo vizioso in cui non si possono modificare gli attuali pesi federali perché il sistema attuale permette di difendere lo status quo. In tal caso, però, all’orizzonte potrebbe partire nuovamente una richiesta di intervento a livello politico, anche perché il testo dell’emendamento Mulé andrà comunque rispettato.