I 20 anni di Lotito alla Lazio: quanto ha speso per il club biancoceleste

Il 19 luglio 2004 l’imprenditore romano diventava ufficialmente proprietario del club biancoceleste, salvato ad un passo dal fallimento.

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Il ventennio del patron biancoceleste
Claudio Lotito (Photo by Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images)

«Ho preso la Lazio al funerale, ho fermato il funerale, e ho portato la società in condizione di coma ancora irreversibile, spero di riuscire a renderlo reversibile, ma non è un compito semplice». Era il 19 luglio 2004 quando Claudio Lotito, con queste parole, diede il via alla sua gestione della Lazio. Il club biancoceleste, come lo stesso patron ama ricordare, era ad un passo dal fallimento, considerando l’estrema difficoltà finanziaria legata agli ultimi anni dell’era Cragnotti: il tutto mentre era in atto la grande fuga, con una serie di addii e cessioni (dal tecnico Roberto Mancini a big come Hernan Crespo e Jaap Stam) per cercare di salvare il salvabile. L’intervento dell’imprenditore, allora noto per le sue società attive nelle pulizie e vigilanza con seimila dipendenti, evitò guai peggiori, con la Serie B e lo spettro del fallimento alle porte (negli stessi giorni in cui il Napoli ripartì dalla Serie C) e oggi, vent’anni dopo, la situazione è decisamente diversa. E dire che il 18 luglio, un giorno prima di chiudere l’operazione, Lotito emise un comunicato per dire stop, lui si tirava indietro. 

Il 19 luglio, invece, la svolta: «Sono pronto per portare avanti questa sfida. È il più bel giorno della mia vita da imprenditore», furono le sue prime parole dopo l’acquisto di 18.268.506 azioni (pari al 26,9% delle azioni del club biancoceleste) per 18,2 milioni di euro che gli permisero di acquisire la maggioranza della società. In seguito, raccontò: «La Lazio… mi avevano dato un mese di vita come presidente. Me la fece prendere Berlusconi. Lo conoscevo da trentacinque anni, costruzioni. Stava salendo su un aereo, mi telefonò e disse: “Claudio, mi hanno detto che sei l’unico che può mettere a posto questa drammatica situazione, dammi una mano, chiama Marinella” (la storica segretaria, nda). Non una parola di più. Attaccò e parti. Non resisterà più di un mese, dicevano. Nei primi anni ero la macchietta, oggi tutti mi riconoscono le capacita. Sono un uomo di sfide, io».

I 20 anni di Lotito alla Lazio: i bilanci in rosso dell’era Cragnotti

Da quel 19 luglio è iniziato il percorso di risalita, tra citazioni in latino e svariati telefonini da usare spesso contemporaneamente. La Lazio arrivava da tre bilanci in profondo rosso: -103 milioni di euro nel 2002, –121 milioni nel 2003 e -86 milioni nel 2004, appena prima dell’arrivo di Lotito. A preoccupare non era solo il conto economico, ma anche l’indebitamento (passato da 471 a 350 milioni al 30 giugno 2004): in ballo c’erano scontri legali per rate scadute con il Valencia (per Mendieta) e con diversi agenti, ma soprattutto la questione legata legata all’erario, considerando che i debiti tributari erano quasi la metà dei 350 milioni di cui sopra.

Il primo passo fu quello di stringere accordi con i debitori, a partire dai tesserati e dipendenti (che ricevettero il 45% degli stipendi tra luglio e giugno 2005 in 36 rate dall’1 luglio 2005) passando poi all’Agenzia delle Entrate: il 20 maggio 2005 infatti è stato firmato un accordo che ha permesso di rateizzare 108,8 milioni di debiti legati a Irpef e Iva, con una prima rata di 5,67 milioni seguita da 23 rate annuali di 5,65 milioni, con impatto anche a conto economico per 40 milioni. Il resto lo fece una gestione più attenta legata ai costi, che permise alla Lazio di resistere anche senza interventi diretti in cassa del proprio azionista. 

Lotito a poco a poco è salito fino all’attuale quota del 67% (spendendo circa 29 milioni tra il 2004 e il 2010 per l’acquisto di azioni passando anche dall’Opa non conclusa nel 2006), mentre la Lazio, passando indenne anche dallo scandalo Calciopoli, è riuscita a tornare a giocarsi coppe (in totale sono sei i trofei, ovverosia tre Coppa Italia e tre Supercoppa italiana), sempre con attenzione ai conti e iniziando anche a lavorare sul fronte plusvalenze, che hanno portato spesso un corposo aiuto in termini di bilancio. 

Complessivamente, così, finora l’epoca Lotito in termini economici vede un segno positivo in termini di bilancio (in attesa dei dati al 30 giugno 2024): dal 2004/05 al bilancio semestrale al 31 dicembre 2023, infatti, la Lazio ha registrato ricavi per 2,4 miliardi di euro, con un risultato netto aggregato positivo per poco più di 60 milioni di euro. In totale infatti sono stati dodici i bilanci chiusi in utile, rispetto agli otto chiusi in perdita, con un patrimonio netto in sofferenza negli anni post-Covid ma che, complice la stagione 2023/24 tra partecipazione alla Champions League e cessioni, dovrebbe restare in positivo. 

Quanto ha speso Lotito Lazio

I 20 anni di Lotito alla Lazio: i trofei vinti

  • Coppa Italia 2008/09
  • Supercoppa Italiana 2009
  • Coppa Italia 2012/13
  • Supercoppa Italiana 2017
  • Coppa Italia 2018/19
  • Supercoppa Italiana 2019

Quanto ha speso Lotito Lazio, le plusvalenze

Le cessioni, come dicevamo, sono state un punto rilevante: il 12% circa dei 2,4 miliardi di fatturato sono arrivati infatti dalle operazioni di mercato. Il record è legato alla cessione della scorsa estate di Milinkovic-Savic ai sauditi dell’Al Hilal, ma sul podio trovano spazio anche affari di qualche anno fa come quello che portò Keita al Monaco e la cessione di Felipe Anderson al West Ham. 

Quanto ha speso Lotito Lazio

Non solo cessioni, però. Dai dati di bilancio, infatti, emerge che fino ad oggi complessivamente gli investimenti in cartellini da parte della Lazio di Lotito hanno toccato i 507 milioni di euro, con una media di circa 24 milioni annui, rispetto a cessioni per complessivi 373 milioni (media 18 milioni annui), con un differenziale quindi in media di circa 6 milioni di euro a stagione per quanto riguarda gli acquisti. 

Quanto ha speso Lotito Lazio

Quanto ha speso Lotito Lazio, le cifre

Il tutto mentre gli investimenti di Lotito di fatto si sono fermati all’acquisto delle quote, considerando che, oltre ai 29 milioni circa spesi fino al 2010/11, a livello di versamenti ha portato nelle casse del club altri 5,9 milioni durante il 2021/22 per superare problematiche legate all’indice di liquidità in particolare.

Quanto ha speso Lotito LazioNel frattempo, però, dandosi anche uno stipendio («obbligato dal regolamento Consob», ha spiegato intervistato da Report): per la prima volta nel 2019/20 ha infatti ricevuto un compenso lordo di 600mila euro come presidente, confermato nel 2020/21 prima di essere raddoppiato nel 2021/22 a 1,1 milioni di euro lordi, cifra rimasta tale anche nelle stagioni seguenti. Senza dimenticare anche le operazioni con le cosiddette parti correlate: non solo le sue aziende (che hanno generato ad esempio costi per il bilancio della Lazio per 6,64 milioni di euro nella stagione 2022/23, ultimi dati ufficiali), ma anche la Salernitana, che dalla società biancoceleste ha incassato ricavi per 42 milioni di euro prima della promozione in Serie A che ha obbligato Lotito a cedere il club campano. 

Una gestione complessiva per cui non sono mancate critiche, anche forti, da parte dell’intero mondo biancoceleste in un rapporto tutt’altro che idilliaco con la tifoseria organizzata e non, mentre Lotito a poco a poco ha scalato non solo le posizioni nella politica sportiva (con peso rilevante in Lega Serie A oggi, dopo averlo avuto anche in FIGC nel periodo Tavecchio), ma anche quella della politica generica, considerando l’elezione al Senato nel 2022. Tra alti (oltre ai trofei, le 15 qualificazioni in Europa in 20 anni) e bassi (le varie indagini, da Calciopoli al caso tamponi in periodo Covid), Lotito nel frattempo è diventato il presidente più longevo della storia della Lazio, superando Fortunato Ballerini che fu numero uno per 18 anni dal 1904 al 1922. E il futuro, al di là di una estate ancora caldissima nel rapporto coi tifosi e non solo (visto che all’orizzonte ci sono le doppie elezioni in Lega Serie A e FIGC), passa anche dal piano legato alla ristrutturazione del Flaminio, oltre che dal rilancio in campo dopo l’addio a Sarri e a tanti senatori biancocelesti da Luis Alberto a capitan Immobile.