Mentre il Milan sta portando avanti i lavori di bonifica per l’area San Francesco di San Donato Milanese, dove il club punta a costruire il suo nuovo stadio, ma anche altre strutture inerenti al progetto rossonero come la nuova sede societaria e il museo, il fronte del no non accenna ancora a placarsi (e non è una novità, considerando anche quanto accaduto nei casi di altri progetti, il nuovo San Siro su tutti).
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, oltre ai comitati cittadini, che saranno ospitati in Regione Lombardia giovedì insieme agli oppositori del possibile impianto dell’Inter a Rozzano, in queste ultime ore si sono aggiunti 70 docenti del Politecnico di Milano, dell’Università Statale e della Cattolica. Quest’ultimi hanno coinvolto direttamente i presidenti di FIFA, UEFA e FIGC, Gianni Infantino, Aleksander Ceferin e Gabriele Gravina.
«Assumete una posizione netta contro la costruzione di nuove infrastrutture su terreni non urbanizzati», l’appello e il cuore centrale di una lettera inviata dai docenti. Inoltre, questa si concentra sull’enorme impatto dell’impianto sportivo su ampie zone attualmente destinate all’uso agricolo. La lettera — i cui promotori sono i professori Arianna Azzellino del Politecnico e Giorgio Vacchiano della Statale — prende le mosse dagli impegni programmatici definiti dalle tre organizzazioni sportive.
«Riteniamo encomiabile il vostro riconoscimento dell’importanza di promuovere la sostenibilità nel settore calcistico ma portiamo alla vostra attenzione la problematicità di costruire nuove infrastrutture in aree non edificate». I docenti richiamano l’attenzione degli alti dirigenti sportivi su questa pratica che causa «un aumento significativo della CO2 rilasciata in atmosfera a causa della perdita di capacità di assorbimento del carbonio dei suoli edificati», si legge.
Per quanta riguarda il progetto dello stadio da 70mila posti, una recente analisi condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sulla base dell’esame di diversi casi di studio ha stimato l’emissione degli equivalenti di CO2 per singola partita di calcio in 70 tonnellate. Se si applicasse questa emissione media all’intera serie di eventi di una stagione calcistica (una trentina di eventi), la somma di queste emissioni (carbon footprint) costituirebbe più dei due terzi del quantitativo stoccato nel suolo non edificato pre-esistente. In altre parole, la costruzione dello stadio su un’area non edificata, oltre a determinare un’emissione diretta di più di 2.000 tonnellate all’anno di CO2, ne comporterebbe un’altra, indiretta, dovuta alla perdita del suolo naturale dello stesso ordine di grandezza.
«Il nuovo stadio del Milan – continua la lettera — comporterebbe la trasformazione di circa 30 ettari di terreno mai urbanizzato, senza contare che nelle immediate vicinanze del sito proposto per l’impianto si trova l’abbazia di Chiaravalle. Dovendo compensare la perdita ambientale sarebbe necessario piantare 19 ettari di bosco e 32mila alberi per arrivare in 20 anni a compensare quanto perduto a causa del consumo di suolo che comprende anche diverse aree del Parco Agricolo Sud Milano, l’importante riserva naturale dedicata alla protezione di boschi, terreni agricoli e corsi d’acqua».
Fra gli altri promotori dell’iniziativa Mario Grosso, delegato ai rapporti con la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile e Stefano Bocchi, delegato per la Sostenibilità alla Statale. I docenti auspicano «che le federazioni calcistiche assumano una posizione netta contro la costruzione di nuove infrastrutture su terreni non urbanizzati al fine di non compromettere quei principi di sostenibilità che ispirano le strategie globali di contrasto al cambiamento climatico, incoraggiando il recupero delle strutture esistenti».