Casini: «La Serie A ha deciso. L'autonomia è un bene per tutti»

A inizio settimana la Camera voterà l’emendamento al decreto Sport, che però corre il rischio di essere eliminato.

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Lorenzo Casini (foto Calcio e Finanza)

A inizio della prossima settimana verrà discusso alla Camera l’emendamento Mulè al decreto Sport, anche se è nelle ultime ore sta prendendo piede che possa essere alla fine ritirato grazie al lavoro diplomatico di Gabriele Gravina con il governo. Il decreto, comunque, dovrà diventare legge entro fine mese.

L’emendamento a firma del deputato di Forza Italia permetterebbe alla Lega Serie A di avere maggiore autonomia rispetto alla FIGC, assecondando così le richieste dei 20 club del massimo campionato italiano, desiderose di avere un modello di governance nuovo e molto più simile alla Premier League. Non dimenticando un peso maggiore in consiglio federale.

«Si avvierebbe finalmente un percorso di riequilibrio del sistema – ha commentato il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini all’edizione odierna de Il Corriere della Sera –. Sarebbe riconosciuto un giusto ruolo al settore professionistico, con benefici per tutto il movimento di base, come la valorizzazione dei giovani e la tutela dei territori. Siamo lieti dell’attenzione che hanno scelto di dare a questo tema il governo, con il ministro Abodi, e il Parlamento, in Senato con l’indagine conoscitiva che ci ha visto in audizione, e ora alla Camera con quest’emendamento di maggioranza».

Sull’importanza dell’autonomia e del maggior peso in consiglio federale: «Negli ultimi anni questo paradosso, sintetizzabile nella nota formula “no taxation without representation”, ha mostrato tutti i suoi effetti dannosi. La Serie A, oltre a contribuire allo Stato con 1 miliardo di euro annuo in carico fiscale, versa per legge ogni anno a tutto il movimento il 10% dei propri introiti da diritti audiovisivi, ossia 130 milioni di euro, di cui 13 milioni di euro sono destinati direttamente alla Federazione. La mutualità è un bene, sia chiaro, e nessuno vuole ridurla, ma avere organi federali dove la Serie A non ha alcun peso è irragionevole».

Su possibili problemi con UEFA e FIFA: «Ottenere l’autonomia non andrebbe contro nessuna delle due istituzioni internazionali del calcio. Infatti, l’emendamento chiarisce che le Leghe sono riconosciute a fini sportivi dalla Federazione e non prevede una loro uscita dal sistema federale o dall’ordinamento sportivo internazionale. Dopo anni di istanze rimaste inascoltate, mesi fa l’assemblea di Serie A ha deciso ben due volte all’unanimità di andare in questa direzione».

«In Federazione il settore professionistico di A e di B è sottorappresentato negli organi – continua Casini –. Ciò ha portato spesso a decisioni non equilibrate sulla valorizzazione dei giovani, sulla tutela dei vivai o anche sul calcio femminile. È stata la Serie A, per esempio, a voler riformare il campionato Primavera inserendo un obbligo di numero minimo di calciatori convocabili per la Nazionale. Un giusto equilibrio dentro gli organi federali, senza mortificare le componenti che alimentano l’intero sistema, ha sempre avuto il solo scopo di migliorare la democrazia e il funzionamento della FIGC».

Sull’emendamento: «La riflessione era viva da tempo, come confermano sia l’indagine conoscitiva del Senato, da cui l’emendamento ha tratto anche spunto, sia la commissione di giuristi di chiara fama creata dalla Serie A lo scorso aprile. Sono anni che il Parlamento legifera prevalentemente con emendamenti, per lo più a decreti legge. In questo caso, l’emendamento è un veicolo perfetto perché interviene sul decreto legge che modifica la legge base dell’ordinamento sportivo italiano. È una misura per il bene del sistema federale. Servono ora interventi immediati che migliorino il funzionamento delle istituzioni sportive, come tentano già di fare sia il decreto legge Abodi in discussione, sia l’emendamento dell’Onorevole Mulè».