Lazio, in settimana la presentazione del progetto per lo stadio Flaminio

Il patron e presidente biancoceleste è sempre più convinto dell’ipotesi che porta allo stadio cittadino abbandonato da diversi anni.

Comune progetto Flaminio
Claudio Lotito (Foto: Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images)

L’intenzione di Claudio Lotito, in merito al prossimo stadio della Lazio, è sempre stata quella di riqualificare il Flaminio, l’impianto cittadino abbandonato ormai da diversi anni.

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere dello Sport-Roma, settimana prossima potrebbe essere molto importante per il futuro del Flaminio del club biancoceleste. Infatti, la Lazio sarebbe pronta a presentare il progetto preliminare per il suo nuovo stadio all’amministrazione comunale, guidato dal sindaco Roberto Gualtieri.

Un percorso lungo che vede impegnato in prima persona il patron e presidente Lotito, che anche negli ultimi giorni ha continuato a registrare pareri favorevoli da tecnici ed esponenti della politica romana in merito alla sua intenzione di riqualificare il Flaminio.

La più importante apertura è quella del Comune, che attende da anni un progetto adeguato per ridare futuro a un’area abbandonata. A confermarlo è l’assessore allo Sport, Turismo, Moda e Grandi Eventi di Roma Capitale, Alessandro Onorato: «Quando Lotito presenterà il progetto, seguiremo questo percorso. Siamo pronti ad accompagnarlo».

«Dal nostro punto di vista – ha continuato l’assessore Onorato –, non accettiamo diktat per i quali il Flaminio non si può ristrutturare. Aspettiamo la proposta. Chiaramente se il presidente di una squadra di calcio ci fa vedere in modo informale il progetto, dicendo che è pronto per presentarlo, non esiste un tempo limite. Allo stesso modo, però, abbiamo altre proposte sul tavolo e dobbiamo valutare strade alternative nell’interesse del bene comune. Noi non tifiamo per una soluzione in particolare: ovviamente, la logica vorrebbe che Lazio e Roma abbiano il proprio stadio, altrimenti passa il messaggio che gli impianti di proprietà possano essere realizzati solamente all’estero».