L'ultima idea di Sala: vendere San Siro «a Vasco o ai promoter»

Mentre WeBuild si appresta a presentare il suo studio di fattibilità per la ristrutturazione del Meazza a Inter, Milan e Comune, il primo cittadino cerca strade alternative al calcio.

Sala
Giuseppe Sala (Foto: Robert Hradil/Getty Images)

Mentre la multinazionale italiana WeBuild si appresta a presentare lo studio di fattibilità per la ristrutturazione di San Siro a Inter, Milan e al Comune di Milano, il sindaco Giuseppe Sala sta prendendo sempre più in considerazione la possibilità che i due club lascino il Meazza, come fanno presupporre le dichiarazioni arrivate da ambo i lati del Naviglio nelle ultime settimane. E una pista sarebbe in particolarmente in auge nei piani del primo cittadino.

Come riporta il settimanale Sette de Il Corriere della Sera, l’ultima idea di Sala è quella «di vendere San Siro a Vasco o ai promoter se le due società di calcio non lo vogliono». Queste le parole usate dal sindaco del capoluogo lombardo durante un incontro al Corriere per la consegna della Pergamena della Città di Milano al cantante, che nelle ultime settimane è stato grande protagonista con una serie di concerti proprio a San Siro che si sono conclusi ieri sera.

San Siro, infatti, è sempre più spesso teatro di grandissimi concerti, anche di artisti internazionali, con una lunghissima striscia di tutto esauriti negli ultimi anni. Tanto che anche la programmazione dell’estate 2025 sta procedendo ottimamente. Il 2025 non è un anno indifferente, visto che proprio per quella data dovrebbero nel caso partire i lavori per la ristrutturazione dello stadio, secondo i piani di WeBuild. Ma se i club non fossero contenti o al 100% sicuri di rimanere a San Siro anche oltre il 2030 (anno in cui scade il contratto di affitto fra club e Comune) ecco che si potrebbe pensare a un piano di lavori che renda uno stadio prettamente calcistico il più possibile idoneo ai grandi concerti.

Durante l’incontro al Corriere era presente anche Roberto De Luca, presidente di Live Nation, la multinazionale leader della musica live. E anche lui è stato tirato in causa dal sindaco Sala con un «preparati a strisciare» la carta di credito. Sorriso di De Luca, ma nessuna battuta di risposta. La trasformazione di San Siro in un grande spazio solo per concerti, e magari qualche partita della Nazionale in inverno sarebbe una risposta alla crescita del business della musica live, ma soprattutto alla carenza di spazi.

L’investimento, anche se sarebbe più probabile una concessione a 99 anni che una vendita, è alla portata di colossi come Live Nation o la tedesca Eventim (Friends & Partners, Vivo Concerti, D’Alessandro e Galli). Sul tavolo, però, restano tre temi. Il primo è quello dei tempi: qualcuno stima in 6-7 anni la durata dell’iter fra progettazione, studi di fattibilità, permessi e costruzione. Il secondo è sulla ripartizione, magari con uno sconto sul canone, dei costi di ammodernamento e manutenzione straordinaria della struttura. Infine la sostenibilità economica del piano è il cuore del progetto.

Il calcio ora occupa per 10 mesi San Siro, da agosto a maggio, ma quanti concerti si potranno fare? A oggi, fra stadio e i due ippodromi, sono limitati da una delibera della Giunta che per il 2024 ha concesso 30 spettacoli. E solo la politica potrà superare questa norma e fare di San Siro un luogo per concerti attivo per più tempo. Anche se questo significherebbe, certamente, scontrarsi con le proteste dei comitati dei residenti, ma asseconderebbe la crescente voglia di divertimento del pubblico.

E poi c’e sempre la questione viabilità per chi abita nella zona (la gestione del traffico in uscita alla Maura è al di sotto degli standard europei). Per i decibel, invece, si potrebbe trovare un compromesso sugli orari: chi inizia prima (nel resto del Mondo è ormai una prassi consolidata partire in orari preserali) potrebbe godere di maggiore libertà. Per esempio, Vasco Rossi ha fatto sette serate a San Siro, chissà se con uno stadio sempre a disposizione i grandi artisti italiani, e non, potrebbe scegliere di seguire questa strada. Ma intanto bisogna aspettare la risposta di Inter e Milan allo studio di WeBuild.