Ferrari (Fiorentina): «Situazione paradossale sul Franchi. Danni fino a 13 milioni annui»

«Questo è ciò che succede ad un imprenditore italo-americano che in cinque anni ha messo circa 440 milioni tra Fiorentina, Viola Park e spese di gestione».

Fiorentina perdite stadio Franchi
(Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images)

«A Firenze stiamo vivendo situazione paradossale. Il presidente voleva fare uno stadio di proprietà, abbiamo presentato un progetto la cui fattibilità è stata negata dalla Sovrintendenza. Abbiamo seguito il Comune che ci ha portato su aree che non erano fattibili da un punto di vista economico né funzionale. Abbiamo cercato altre zone fuori Firenze ma la politica locale non ci ha aiutato a trovare soluzioni adatte a livello di infrastrutture intorno allo stadio dai caselli autostradali ai parcheggiati».

Inizia così il discorso di Alessandro Ferrari, Direttore Generale della Fiorentina, durante il suo intervento alla settima Commissione Cultura e Istruzione del Senato. «Abbiamo ripiegato, su consiglio del Comune, sul rifacimento di uno stadio di atletica per poi sentirci dire dal presidente della Regione che non si poteva toccare. Infine, siamo finiti a conoscere il Franchi come destinato a diventare monumento riconosciuto dal Ministero della Cultura, il sindaco è stato molto bravo ad ottenere il finanziamento per ammodernare l’impianto, sono arrivati 130-140 milioni ma per concludere il progetto servono 100 milioni che ad oggi non ci sono».

«L’1 giugno intanto sono partiti i lavori, noi così avremo uno stadio che avrà 22mila posti scarsi rispetto a 34mila, abbiamo un danno economico tra 9 e 13 milioni annui, non abbiamo certezza di dove giocheremo nel 2025/26, abbiamo potuto fare solo un anno di convenzione perché lo stesso Comune ci ha detto che non c’è visibilità sul termine dei lavori e abbiamo inviato una lettera al Comune per interrompere lavori finché non ci sarà certezza sul fronte economico e delle tempistiche», ha spiegato il Direttore Generale durante il suo intervento.

«Questo è ciò che succede ad un imprenditore italo-americano che in cinque anni ha messo circa 440 milioni tra Fiorentina, Viola Park e spese di gestione e si è trovato di fronte a forti difficoltà nel poter realizzare strutture che per chi fa calcio sono fondamentali», ha aggiunto ancora parlando dell’impegno di Rocco Commisso nel club toscano.

«La nostra è una proprietà sana e integra, che fa dei bilanci il suo fiore all’occhiello. Oggi noi veniamo additati come primo club in termini di trasparenza e solidità ma non ne riceviamo nulla in cambio. Non abbiamo nulla che ci rende diversi da chi invece arriva a fine campionato con grandi difficoltà economiche. La Legge Melandri ad esempio fa riferimento a bacini di utenza ma non fa riferimento alla credibilità e solvibilità economico-finanziaria di un club. Tutto ciò non ci permette di fare, il presidente vuole rimanere all’interno delle regole ma abbiamo dei limiti da un punto di vista della competizione: se la competizione deve essere aperta e uguale per tutti, anche queste regole devono essere rispettate da tutti», ha proseguito.

«Oggi negli stadi italiani in alcuni posti non si vede, i bagni sono inutilizzabili: le infrastrutture sono il primo tema da tenere presente. Noi abbiamo a cuore anche il settore giovanile e il sistema calcio femminile, che per la famiglia Commisso è paritetico a quello maschile ma che oggi è esclusivamente una spesa, senza alcuna possibilità di ritorno. Qualche aiuto servirebbe a società che investono e che lasciano qualcosa dove si trovano: il Viola Park rimarrà a Firenze anche quando Commisso non sarà più presidente. Si tratta di avere una sensibilità diversa per un settore che continua ad avere immagine quasi sempre solo legata ad eventi negativi o ai rari momenti di gioia dedicati esclusivamente al club o alla nazionale», ha concluso Ferrari.