I piani di Marotta presidente e del nuovo CdA per l’Inter

Cosa implica per il club nerazzurro la scelta di una figura come quella di Marotta per la presidenza e cosa ci dice la struttura del nuovo Consiglio di Amministrazione.

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FOOTBALL AFFAIRS
Giuseppe Marotta (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

La nomina di Giuseppe Marotta (che conserverà anche le deleghe di amministratore delegato per l’area sportiva) quale nuovo presidente dell’Inter è un evento di portata eccezionale nella storia illustre del club milanese: non a caso il manager varesino è solo il secondo presidente non proprietario della società nerazzurro almeno dal dopoguerra in avanti. Prima di lui ad occupare la sedia più importante del club pur non essendone il proprietario c’era stata soltanto la gloria nerazzurra per eccellenza, Giacinto Facchetti, che ebbe l’incarico di presidente tra il 2004 e il 2006, quando Massimo Moratti decise di concedere all’amico di sempre il ruolo più prestigioso.

È evidente che basti questo per spiegare quanto a Milano sia stato apprezzato il lavoro dell’ex amministratore delegato di Sampdoria e Juventus da quando è sbarcato nel capoluogo lombardo nel dicembre del 2018.

I PIANI E LE LINEE GUIDA DI MAROTTA PRESIDENTE

Entrando nello specifico, la nomina di Marotta mostra evidentemente come il fondo Oaktree, che è appena diventato il proprietario dell’Inter, voglia tenere una strategia in linea almeno sotto la gestione economica-sportiva con quanto fatto negli anni passati: cercare di rimanere in equilibrio con il monte ingaggi e avere un saldo entrate-uscite pressoché in pareggio. E più in particolare proseguendo una gestione operativa (ovvero quella depurata dal monte debitorio ancora molto significativo e della susseguente spesa per interessi) che ormai sembra indirizzata verso il pareggio o quasi.

Secondo quanto Calcio e Finanza ha potuto verificare, il lavoro di Marotta sarà identico a quello svolto sinora e darà continuità a quanto fatto, ma è chiaro che questo momento è cruciale per il fondo, che si dovrà ambientare e approfondire il proprio know how sportivo. In particolare, dovrà imparare a conoscere le dinamiche di un mondo a esso sconosciuto. Anche perché il calcio italiano ha logiche particolari e i dirigenti apicali dell’Inter dovranno spiegare ai manager del fondo come funziona il tutto.

In questo contesto è evidente che gli uomini di Oaktree sono molto forti sull’aspetto finanziario in senso stretto, ma dal punto di vista economico-sportivo la gestione dell’Inter è una cosa nuova anche per loro. Per esempio, dovranno capire che c’è una differenza tra le acquisizioni interne di giocatori tra club italiani, in cui il denaro deve necessariamente transitare dalla Lega Serie A, mentre a livello internazionale si passa direttamente da club a club. E’ evidente che sono meccanismi che al fondo sono sconosciuti nel breve termine, così come l’impatto a bilancio di operazioni come gli ammortamenti dei cartellini.

In questo quadro, si tratta di un passaggio indolore e le due parti sembrano già in simbiosi tra loro. Secondo quanto trapela, infatti, le parole d’ordine sono sostenibilità di bilancio e competitività sportiva. Laddove per sostenibilità si intende il giusto controllo dei costi e una giusta valutazione delle risorse, sportive e non.

Nei fatti quindi si segue la linea degli ultimi anni e la speranza del management interista è che Oaktree, in quanto ha le spalle grosse, proteggerà il club in questo percorso.

Un altro punto importante concerne lo stadio, un tema sul quale il fondo californiano è molto sensibile. Il lavoro su questo aspetto sarà particolarmente attento, visto che l’eventuale nuovo impianto sarebbe un asset molto importante per valorizzare ulteriormente la società. Per questo c’è apertura sia sull’ipotesi di costruire a Rozzano, ma anche verso la valutazione del progetto di riqualificazione di San Siro, per il quale si attende lo studio di WeBuild.

IL PRIMO PASSAGGIO SONO I RINNOVI E IL LASCITO DI ZHANG

Marotta inizialmente aveva tentennato sul nuovo incarico visto l’assommarsi di posizioni con quella di amministratore delegato area sportiva, però ha poi ceduto di fronte alla convinzione di Oaktree. D’altro canto, la sua nomina ha tolto il fondo statunitense da un potenziale pericolo di fronte alla piazza: quella di un presidente tecnico-contabile (le voci parlavano insistentemente del notaio Marchetti quale nuovo numero uno), che avrebbe potuto suscitare qualche mal di pancia tra i tifosi, alimentando voci di spending review (che comunque necessariamente ci sarà) e mettendo in cattiva luce il fondo sin da subito agli occhi dei tifosi.

Nello stesso tempo Marotta presidente e i probabili rinnovi di Barella, Inzaghi e Lautaro sono un segnale illuminante da parte di Oaktree: non siamo qui per smantellare, ma per proseguire sulla strada di una continuità manageriale che può continuare a pagare a livello sportivo con i risultati sul campo e a livello economico-finanziario con la stella polare dell’equilibrio costi-ricavi.

D’altronde la situazione Inter se è preoccupante in un senso, è scintillante in altro. Come evidenziato in un precedente appuntamento di questo editoriale, se è vero che Steven Zhang ha lasciato la società con un pesante situazione debitoria (in particolare il bond da 415 milioni in scadenza tra tre anni) e per questo ne ha perso la proprietà, è nello stesso modo vero che l’uomo d’affari cinese ha costruito un club vincente sul piano sportivo (che con tutta probabilità partirà come favorito per il campionato anche nella prossima stagione) con l’entusiasmo dei tifosi alle stelle e soprattutto che vanta il miglior management d’Italia. Per essere molto chiari, è una situazione ben diversa, se non opposta, a quella che, sull’altra sponda del Naviglio, trovò il fondo Elliot nel 2018 quando subentrò nella proprietà del Milan dopo la gestione (o la non gestione) di Yonghong Li.

TUTTI I PERCHE’ DELLA STRUTTURA DEL NUOVO CDA DELL’INTER

In questo quadro è interessante, anche in ottica strategica, capire la composizione del nuovo cda voluto da Oaktree (che detiene il 99,6% del capitale del club nerazzurro). È da questi nomi che si possono iniziare ad intuire le linee guida tramite le quali la nuova gestione guiderà il club.

Nello specifico il nuovo board di viale della Liberazione è composto da questi componenti (in neretto i nuovi):

  • Giuseppe Marotta (presidente e amministratore delegato area sportiva Inter)
  • Alessandro Antonello (amministratore delegato area corporate Inter)
  • Carlo Marchetti (indipendente)
  • Amedeo Carassai (indipendente)
  • Alejandro Cano, Managing Director e Co-Head Europe per la strategia Global Opportunities di Oaktree
  • Katherine Ralph, Managing Director per la strategia Global Opportunities di Oaktree
  • Renato Meduri, Senior Vice President per la strategia Global Opportunities di Oaktree
  • Carlo Ligori, Associate per la strategia Global Opportunities di Oaktree
  • Delphine Nannan, Senior Vice President per l’ufficio di Oaktree in Lussemburgo
  • Fausto Zanetton, amministratore delegato di Tifosy Capital & Advisory

Come si evince, Oaktree ha fortemente voluto presidiare la stanza dei bottoni nerazzurra. Non a caso cinque componenti del cda su dieci sono dipendenti del fondo statunitense e un sesto, Fausto Zanetton, ha lavorato a stretto contatto con i manager del comparto americano in qualità di consulente nella stipula del bond tra Oaktree  e Steven Zhang che poi ha portato all’escussione delle quote del businessman cinese e al passaggio di proprietà.

Non solo, ma entrando ancora più nello specifico di questi cinque manager dipendenti di Oaktree, ben quattro – Cano, Ralph, Meduri e Ligori – sono coloro che materialmente hanno lavorato sul dossier di escussione dell’Inter da parte del fondo americano. E quindi sono molto ben preparati sul tema.

Inoltre, gli stessi consiglieri indipendenti, Marchetti e Carassai, sono storicamente legati al fondo Oaktree, in quanto erano i componenti del vecchio cda espressione del fondo USA (ufficialmente erano indipendenti perché Oaktree non avendo quote nell’Inter non poteva indicare alcun consigliere ma erano espressione della società americana). Nei fatti quindi soltanto i due amministratori delegati – Marotta (che è come si è visto anche presidente) e Antonello – appartengono a una storia diversa.

I MANAGER DI OAKTREE E L’ANALISI DEI CONTI DEL CLUB

Cosa significa questo? Per prima cosa è bene sottolineare che la presenza di così tanti uomini di Oaktree è legata a una necessità più che a una scelta. Il passaggio di proprietà è avvenuto tramite un’escussione di un pegno e non una normale transazione di compravendita. Questo significa che a differenza delle normali operazioni di acquisizione non c’è stata una due diligence preventiva per poi decidere se acquistare o no. E quindi l’esame approfondito dei libri contabili da parte dei manager di Oaktree sta avvenendo adesso. Di qui la necessità di un numero corposo di esperti di finanza nel board.

Non si sta dicendo attenzione che Oaktree non avesse informazioni finanziarie sull’Inter. Certo che ne aveva. Anzi probabilmente ne aveva moltissime visto che non solo aveva accordato il prestito (poi non ripagato) da Steven Zhang con proprio la società nerazzurra come pegno ma anche che aveva due manager come Carassai e Marchetti che nei fatti erano di sua espressione nel vecchio board.

Quello che si vuole dire invece è che solo ora è potuta iniziare l’analisi approfondita di tutti i conti e di qui questa necessità. Non solo, ma probabilmente ancora più importante, l’Inter presenta una struttura debitoria molto significativa ed è evidente che il nuovo cda dovrà affrontare questa partita con il massimo delle competenze possibili. A partire dal bond da 415 milioni in scadenza tra tre anni che lascia intravedere come necessaria una operazione straordinaria, che sia essa una iniezione di capitali da parte dei vecchi soci, un ingresso di nuovo soci tramite aumento di capitale o altro.

A compendio di questo c’è stata poi la scelta di confermare Carassai e Marchetti, i quali non solo sono stati gli occhi di Oaktree nel precedente cda e quindi garantiscono insieme a Marotta e Antonello quella continuità di cui sopra. Ma anche perché le competenze giuridiche/aziendali di uno e quelle manageriali dell’altro, unite al loro essere presenti nel tessuto imprenditoriale milanese e non solo, assicurano un grande know how tecnico al nuovo board, soprattutto per la parte amministrativa guidata da Alessandro Antonello.

È evidente però che in questo quadro l’expertise sull’area calcio sarà ancora, e se possibile in misura maggiore, interamente sulle spalle di Marotta, che quindi non assommerà gli incarichi di presidente e amministratore delegato area sportiva solo per meriti onorifici, ma perché ancora di più di quanto non sia stato sinora sarà la stella polare assoluta per il club. E in questo senso l’ingresso di Zanetton nel board è una sorta di ponte tra l’expertise dell’area calcio e quello dell’area finanza per fare parlare due mondi che non sono sempre sullo stesso binario, ma che necessariamente devono interloquire.