De Laurentiis: «Serie A portata avanti da sei-otto società, il resto è fuffa»

Il patron del Napoli ha parlato in commissione al Senato anche del format del campionato: «La Lega non ha la forza di ridurre le squadre, lo deve fare il governo».

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Aurelio De Laurentiis (Foto: LLUIS GENE/AFP via Getty Images)

Nella giornata di oggi, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è intervenuto in audizione al Senato per parlare della gestione politica del calcio italiano: dal format dei campionati ai problemi finanziari del sistema, fino alla violenza negli stadi, sono diversi i temi toccati dal numero uno dei partenopei.

Su quest’ultimo punto, il numero uno del club azzurro ha dichiarato: «Per investire negli stadi, bisogna vedere anche un “cleaning” delle tifoserie. In Inghilterra gli hooligans sono stati messi fuori. Da noi abbiamo tifoserie condizionanti che possono dettare leggi limitative sul piano della frequentabilità dello stadio. Quando ho posto il problema ai politici, sono rimasto basito, mi è stato detto: guardi, le tifoserie vanno allo stadio e non le possiamo governare. Perché rappresentano voti. Questo è gravissimo, rappresenta un’ammissione di debolezza dello Stato, significa anche ammettere la delinquenza all’interno dello stadio tant’è che i tifosi che vanno allo stadio lo considerano terra libera che gli appartiene. È inconcepibile».

Ma è sulla situazione economica del calcio italiano e sul passaggio a 18 squadre della Serie A che De Laurentiis diventa un fiume in piena: «Mi spiace far notare che i politici in generale credono che il Governo non debba interessarsi in termini economici del calcio. O meglio che non possa il Governo stesso creare le condizioni che possano eliminare i miliardi di debiti che il calcio accumula ogni anno. Non chiediamo soldi, ma modifiche legislative che permettano al nostro settore di recuperare energie economiche e finanziarie».

«Noi abbiamo permesso un caos totale nel passare dal 1986 da 16 squadre a 18 e poi 20 – ha proseguito –. Ma le partite passarono e passeranno, fino al nuovo campionato, a 75-80. I giocatori verranno usurati perché, per chi dovesse arrivare fino alla fine, ci sarà un’usura tale per cui quel campione l’anno successivo probabilmente dovrà stare in pensione e non partecipare con la stessa fisicità, preparazione e mente al successivo campionato. Le entrate non saranno commisurate a questa quantità di energia sprecata dove soltanto le istituzioni calcistiche porteranno a casa un risultato economico sulle nostre spalle e sui nostri investimenti».

Ed ecco la soluzione proposta da De Laurentiis: «La Lega di Serie A non avrà mai la forza di ridurre il numero delle squadre, lo deve fare il governo che deve prendere atto che dai prossimi campionati il numero delle squadre deve essere X e non Y, perché non ci sono i fatturati possibili per giustificarne l’esistenza. Questo campionato è portato avanti da sei, massimo otto società, e c’è bisogno che il governo lo capisca, tutto il resto è fuffa».

«Noi vorremmo che il governo stabilisse un voto ponderale a favore delle sei-otto società che sono determinanti per la costituzione di un campionato, perché altrimenti lo stesso non si reggerebbe in piedi – ha concluso il patron del Napoli –. Non possiamo continuare noi sei-otto società ad accumulare debiti. Noi del Napoli abbiamo chiuso il bilancio con un utile di 83 milioni, ma con quale fatica? Non potendo investire sull’impiantistica, sui vivai, dovendo esistere in un coacervo politico difficile come quello del Sud, non certo aiutato da quelli del Nord. Queste sei-otto società con la maggioranza creerebbero quei presupposti di maggiore economicità della quale beneficerebbero anche le squadre minori che però si devono fidare perché sennò creano sempre un ostacolo per una mollica in più».