Vaciago ribadisce: «Alterco? È stato un monologo di insulti da Allegri»

Il direttore di Tuttosport e l’allenatore della Juventus sono stati protagonisti di un duro scontro nel tunnel dell’Olimpico.

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Massimiliano Allegri (Foto: Paolo Bruno/Getty Images)

Continua il botta e risposta a distanza, e per mezzo degli avvocati, fra il direttore di Tuttosport Guido Vaciago e l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri. Dopo le accuse del giornalista di essere stato oggetto di insulti da parte del tecnico, che ha sottolineato come la discussione abbia visto un confronto fatto di parole poco carine da parte di entrambe, ecco la risposta di Vaciago.

«L’avvocato Paolo Rodella, con il suo comunicato all’ANSA, mi accusa di aver dato una ricostruzione “falsa” dei fatti accaduti nello Stadio Olimpico, mercoledì sera, fra il suo assistito Massimiliano Allegri e me – ha ribadito Vaciago –. Tutto ciò è forse ancora più grave dell’accaduto che, per quanto mi riguarda, faceva già parte del passato e sul quale sono costretto a tornare. Invito le parti a una maggiore precisione nella ricostruzione dell’episodio, soprattutto perché la scena si è svolta sotto gli occhi di parecchi testimoni, fra cui il dirigente responsabile Broadcast della Lega Serie A, Manuele Tigani, che più di ogni altro si è prodigato per fermare Allegri; Gabriella Ravizzotti dell’Ufficio Stampa Juventus; almeno due steward dell’Olimpico; un rappresentate delle forze dell’Ordine e tre giornalisti».

«Ribadisco, quindi, che non si è trattato di un alterco, ma di un monologo di Massimiliano Allegri che mi ha chiamato mentre ero a circa 20 metri di distanza da lui, facendo una telefonata privata e senza dedicargli alcuna attenzione – ha continuato il direttore di Tuttosport –. Si è, quindi, rivolto a me con la frase: “Metti giù il telefono, direttore di merda”. Ha proseguito con tutte le frasi riportate nella mia ricostruzione, compresa la minaccia di venirmi “a prendere” e di “staccarmi le orecchie”».

E ancora, Vaciago ha spiegato che «mi ha preso con forza il polso destro, strattonandolo più volte mentre parlava, lui sì, a voce molto alta. Io non l’ho mai insultato e non ho mai alzato la voce, come potranno confermare i testimoni. Ho semplicemente detto con tono di voce normalissimo: “Stai calmo Max” e per due volte: “Stai attento, che quello che dici è grave”. Ribadisco che questa mattina il fatto per me riguardava il passato, mi auguro di non dover più tornare sull’accaduto».