Il 20° scudetto dell’Inter è ormai entrato ufficialmente nella munitissima bacheca nerazzurra. E la società milanese, complice la non certamente voluta eliminazione dalle coppe (nazionali e internazionali), si trova nella privilegiata situazione in cui può già pianificare la prossima stagione, quando invece tutte le principali avversarie stanno ancora lottando per qualcosa.
Anzi, a dire il vero la programmazione sportiva da parte dell’amministratore delegato nerazzurro Beppe Marotta e dal suo braccio destro Piero Ausilio è già iniziata da un po’, visto che è praticamente certo che per la prossima stagione sono già stati tesserati due parametro zero, ovvero Piotr Zielinski e Mehdi Taremi. Due acquisti che andranno a potenziare il reparto offensivo che probabilmente è stato uno dei pochi talloni d’Achille dell’Inter di quest’anno, almeno in campo internazionale. Non sono pochi infatti i tifosi convinti che l’Inter avrebbe potuto proseguire il cammino in Champions League se solo ci fosse stato un attaccante migliore di Arnautovic nella gara di Milano contro l’Atletico Madrid per sostituire l’infortunato Thuram. Ma tant’è.
Non solo. Simone Inzaghi avrà anche il vantaggio della continuità tecnica. Secondo le voci di mercato tutte le avversarie tradizionali (Juventus, Milan e Napoli in particolare) cambieranno allenatore questa estate e ciò potrebbe comportare una sorta di scotto di iniziazione. Soltanto la Roma dovrebbe proseguire con il tecnico attuale, ma comunque il sin qui bravissimo Daniele De Rossi sarà alla prima annata da allenatore da inizio campionato.
Parallelamente al lato tecnico, va notato il grande miglioramento nei conti societari. Come già evidenziato in un precedente appuntamento, se è vero che gli ultimi bilanci dell’Inter mettono ancora i brividi per quanto concerne le perdite, è altrettanto vero che dal 2021 in poi questi risultati di esercizio negativi sono andati calando continuamente in virtù di una politica di mercato volta ai proventi da plusvalenze e all’abbassamento del monte ingaggi. Così dopo aver registrato una perdita di 85 milioni nella scorsa stagione, si prevede che questa si possa più o meno dimezzare nell’esercizio 2023/24, nonostante i minori introiti derivanti dalla Champions League a seguito dell’eliminazione agli ottavi anziché arrivare in finale come nel 2022/23.
In particolare le entrate dovrebbero aumentare grazie alle plusvalenze ottenute dalla cessione di Onana e Brozovic e un’ulteriore spinta dovrebbe giungere dai diritti televisivi della Serie A (previsto un incasso di circa 100 milioni di euro rispetto agli 87 della stagione precedente) e delle sponsorizzazioni, con accordi del valore di 76 milioni rispetto ai 53 milioni del 2022/23, cifra che include anche i bonus per la vittoria del campionato.
Inoltre durante il mercato estivo scorso, i costi sono diminuiti di circa 30 milioni tra stipendi e ammortamenti.
Pertanto l’esercizio dovrebbe chiudersi con una perdita di circa 50 milioni a causa per lo più di circa 40 milioni di oneri e interessi finanziari. E quindi la gestione caratteristica della società, ovvero l’andamento della gestione del club in senso stretto (e quindi depurato tra le altre voci anche dalla spesa per interessi sui debito) è sempre più vicina al pareggio.
INTER, IL TEMA INDEBITAMENTO E IL PESO SUI CONTI
In questo quadro, come è ormai noto, il vero punto debole, se non debolissimo, della gestione Zhang è l’indebitamento. Questo ammontare al 30 giugno 2023 per il club nerazzurro era pari a 807 milioni lordi con una posizione finanziaria netta negativa per circa 310 milioni, ma ora dovrebbe essere in calo intorno ai 700 milioni lordi dopo la conversione in capitale di circa 98 milioni di debiti verso la proprietà, legati ai vari finanziamenti arrivati dagli Zhang negli ultimi anni.
Il pesante indebitamento in particolare porta con sé due effetti principali:
- in primo luogo impone una spesa per interessi appunto pari a 40 milioni ogni anno a un club. Una cifra che equivale a quella per cui si può comprare un buon giocatore sul mercato;
- Ma soprattutto per l’elevato ammontare in sé sesso. Una cifra superiore agli stessi ricavi nerazzurri (425 milioni nel 2022/23) che ovviamente non può non preoccupare sul fronte della continuità aziendale.
Sul secondo punto però è bene chiarire una questione sin da subito: una società non viene dichiarata fallita sin tanto che non sia un Tribunale a stabilirlo, per un mancato adempimento nei confronti dei creditori, siano essi fornitori, dipendenti o soggetti finanziari. E sinora l’Inter non ha mai avuto problemi di questa sorta. Con buona pace di quegli addetti ai lavori e non solo – siano essi presidenti di società di Serie A o semplici tifosi – che ogni tanto si lamentano di una competizione falsata in quanto ci sono club superindebitati che alterano gli equilibri.
Entrando nello specifico, la priorità in termini economici è legata alla scadenza, il prossimo 20 maggio, del prestito da 275 milioni che Oaktree aveva garantito agli Zhang nel maggio 2021. Il valore da ripagare, vista la struttura PIK, si aggirerà intorno ai 380 milioni di euro.
L’intesa, è bene precisare, è tra Oaktree e Zhang mentre l’Inter non ne è direttamente coinvolta visto che il club è il bene che quest’ultimo ha posto come pegno per ottenere quei soldi. Pertanto il debito non è in capo alla società nerazzurra e quindi se il presidente non ripaga (tramite mezzi propri o prestati da altri), l’Inter diventerebbe di proprietà del fondo Oaktree ma in se stessa non rischia nulla.
Su questa questione, secondo voci di mercato il numero uno interista starebbe negoziando un rifinanziamento di questo debito con Pimco, colosso statunitense attivo nella gestione degli investimenti che gestisce asset per 1.885 miliardi di dollari (intorno ai 1.750 miliardi di euro) per banche centrali, fondi sovrani, fondi pensione, società, fondazioni e investitori individuali. L’operazione prevederebbe un concessione a Zhang di un prestito triennale di 400 milioni con un tasso al 12%. Insomma il businessman cinese incasserebbe i soldi che verrebbero utilizzati per ripagare il debito con Oaktree (che a maggio dovrebbe aggirarsi intorno ai 385 milioni di euro), mantenendo anche una quota per eventuali necessità future.
Secondo quanto ha appreso Calcio e Finanza le negoziazioni sono in corso ma potrebbe essere presto per cantare vittoria in quanto molti particolari devono ancora trovare una quadra. Le riflessioni sono in corso, è una strada viva e percorribile però è ancora lontana dalla conclusione e anzi non è nemmeno detto che alla fine si giunga ad un accordo.
Una cosa però è sicura: qualora l’operazione andasse in porto permetterebbe all’attuale presidente di rimanere alla guida del club (al netto di possibili offerte, dallo stesso Zhang sempre smentite), chiudendo per almeno tre anni il tema della proprietà.
Le prospettive future indicano d’altronde un ulteriore miglioramento nelle stagioni prossime. Anche grazie al Mondiale per Club che si svolgerà tra giugno e luglio 2025, i cui ricavi (seppur ci sia il rischio siano in in forte calo rispetto alle prime indiscrezioni) probabilmente verranno distribuiti su due bilanci, parte entro il 30 giugno 2025 e parte entro il 30 giugno 2026. Inoltre, il nuovo formato della Champions League porterà maggiori introiti, con premi minimi previsti intorno ai 50 milioni di euro (quest’anno l’Inter ne ha incassati 65 grazie alla qualificazione agli ottavi), oltre alla crescita nel settore commerciale. Infine, ma non certo meno importante, per il 2024/25 sono già stati contrattualizzati ricavi da sponsor per 72 milioni di euro, in attesa di nuovi accordi per lo sponsor di maglia (con il broker di scommesse Betsson in pole position) e di manica.
IL BOND INTER E L’ORIZZONTE 2027
Va notato inoltre che a livello di liquidità se l’operazione con Pimco andasse in porto potrebbe non esserci necessità di nuovi interventi da parte dell’azionista di riferimento perché resterebbero in cassa circa un centinaio di milioni.
Provando a fare i calcoli infatti va detto che nei documenti ufficiali del club nerazzurro emerge che al 31 dicembre 2021 (ultima data disponibile in termini di aggiornamenti ufficiali) Grand Tower, la controllante dell’Inter che ha ricevuto il prestito dal fondo Oaktree, erano disponibili ancora 131,6 milioni di euro in cassa: da quel momento, l’Inter ha ricevuto 51 milioni dalla controllante, quindi indicativamente dovrebbero rimanere in cassa circa 80 milioni di euro. Considerando che la cifra complessiva da ripagare a Oaktree, interessi compresi, dovrebbe aggirarsi intorno ai 385 milioni, nel caso l’accordo con Pimco sia da 400 milioni, a Zhang dovrebbero restare circa un centinaio di milioni di euro in caso di necessità per l’Inter.
Il vero tema però è quello più all’orizzonte ed è legato al bond da 400 milioni che scadrà nel febbraio 2027 (non a caso lo stesso anno in cui dovrebbe scadere il prestito a Zhang di Pimco) e che pesa da solo per circa 30 milioni annui sui conti del club (con oneri finanziari che si avvicinano ai 40 milioni complessivamente).Per altro, particolare più importante di tutti, questo bond da 400 milioni è una obbligazione che è in capo all’Inter, non al suo proprietario. Quindi se non viene pagata, è l’Inter a dover pagarne le conseguenze e dichiarare insolvenza.
Il piano di rimborso del bond, nel dettaglio, è il seguente:
- 1 rata da 3,57 milioni di euro il 30 giugno 2024;
- 1 rata da 3,69 milioni il 30 dicembre 2024;
- 1 rata da 3,82 milioni il 30 giugno 2025;
- 1 rata da 3,95 milioni il 30 dicembre 2025;
- 1 rata da 4,08 milioni il 30 giugno 2026;
- 1 rata da 4,22 milioni il 30 dicembre 2026;
- 1 rata finale per 391,67 milioni entro il 9 febbraio 2027.
Non v’è dubbio quindi che gli oltre 390 milioni da ripagare il 9 febbraio 2027 sono un punto dirimente per il futuro del club nerazzurro, tenendo presente inoltre che, qualora andasse in porto l’operazione con Pimco, sempre in quell’anno dovrebbe essere ripagata al fondo californiano la quota da 400 milioni più interessi da parte di Zhang (circa 550 milioni in totale)
Insomma a meno che non giungano capitali dalla Cina (che al momento non sembrano preventivabili) l’ammontare non sarebbe certamente di poco conto per un club che fattura intorno ai 450 milioni. Osservando in particolare che per quanto il club stia progredendo speditamente verso un miglioramento economico, al momento l’Inter è ancora in perdita ed è quasi impossibile che nel giro di tre anni possa produrre talmente tanta cassa da poter soddisfare le sue obbligazioni sul mercato.
Per questo è molto probabile che le ipotesi di una operazione straordinaria saranno sempre presenti sul tavolo nerazzurro:
- Operazioni che potranno essere sia di medio cabotaggio come potrebbe quella per cui quanto avanzato dall’operazione Zhang-Pimco possa essere utilizzato dalla proprietà nerazzurra per un parziale rifinanziamento del bond, in modo da usarli per ridurre l’esposizione come fatto ad esempio da Friedkin con la Roma. Nel caso del club giallorosso, nel 2022 venne ripagato un bond da 267 milioni da un lato con un nuovo bond da 175 milioni e dall’altro investendo 92 milioni di tasca propria. Una mossa che ha consentito al club giallorosso di ridurre non solo l’indebitamento ma anche il peso degli oneri finanziari a bilancio.
- Oppure, se non soprattutto, operazioni di alta valenza strategica come l’ingresso di nuovi soci oppure di cessione del club. Su questo fronte, sta già circolando l’indiscrezione, pubblicata da Il Sole24 Ore, secondo cui un consorzio saudita avrebbe avviato una due diligence sui conti dell’Inter, chiedendo documentazione apposita al club.
Zhang da parte sua ha sempre indicato la sua volontà di stare ai vertici della proprietà dell’Inter, ribandendolo anche alla dirigenza nei giorni scorsi, ma appare di fronte a un bivio: tenersi l’Inter per un altro triennio, ma ritrovandosi fra tre anni a dover ripagare un debito ancora maggiore oppure aprire la porta a nuovi soci.