I rapporti fra Gabriele Gravina, presidente della FIGC, e Claudio Lotito, patron della Lazio, non sono mai stati idilliaci, anzi, da quando il numero uno della Federcalcio è stato eletto, i due hanno incrociato le armi su diversi temi. L’ultimo è legato alle tanto volute riforme del calcio italiano, ma gli scontri dialettici fra i due caratterizzano la politica calcistica fin dal 2018.
Atto I – L’elezione di Gravina a presidente della FIGC nel 2018
In quell’anno Gravina viene eletto come presidente federale diventando il successo di Carlo Tavecchio (scomparso a fine del 2023), grande amico di Lotito con cui i rapporti erano ottimi e che lo avevano visto espandere la propria aria di influenza, anche creando qualche fastidio. «Ce lo ritrovavamo dappertutto», aveva ammesso un calciatore azzurro, dopo che Lotito presenziava, con tanto di tuta della FIGC, a ogni partita o allenamento della Nazionale.
Dopo il flop ai Mondiali 2018 e le dimissioni di Tavecchio, Lotito aveva considerato di candidarsi a presidente federale, scegliendo tuttavia poi di appoggiare Cosimo Sibilia nella sfida con Gabriele Gravina: a vincere, però, fu quest’ultimo, che già prima di entrare in carica aveva lanciato frecciatine a Lotito. «Abbiamo visioni completamente differenti: io scelgo sempre l’interesse generale», le parole di Gravina in un’intervista dell’ottobre di quell’anno.
Rapporti già non idilliaci, quindi, sin da subito: non solo la candidabilità o meno di Lotito nel Consiglio Federale, ma anche le riforme sulla giustizia sportiva. Nel frattempo il patron della Lazio, insieme ad Enrico Preziosi (al tempo proprietario del Genoa), “ottiene” le dimissioni di Gaetano Miccichè da presidente della Lega Serie A, riuscendo a far eleggere come successore Paolo Dal Pino, mossa di cui lo stesso Lotito si è in seguito vantato. «Paolo Dal Pino l’ho portato io in Lega Serie A, l’ho proposto io come presidente».
Atto II – Il caso tamponi alla Lazio e la cessione della Salernitana, anno 2021
Ma è con l’arrivo della pandemia Covid che la situazione tra Gravina e Lotito degenera. Non solo per gli scontri sulla ripresa del campionato post-lockdown, quando si alternano le opzioni playoff o classifica con l’algoritmo che avrebbe penalizzato la Lazio (al momento nei primi posti in classifica). Ma soprattutto nel corso del 2021 la FIGC apre lo scontro su due casi che riguardano Lotito: prima il caso tamponi legato al club biancoceleste, poi la situazione della Salernitana, promossa in Serie A.
Al centro della vicenda sul caso tamponi la mancata comunicazione delle positività dei giocatori alla ASL, oltre all’aver schierato un giocatore risultato positivo (Ciro Immobile) senza che esso avesse rispettato i 10 giorni di quarantena. Un caso legale che diventa politico, perché in caso di inibizione superiore ai 10 mesi, infatti, Lotito sarebbe stato obbligato a lasciare il Consiglio federale.
L’iniziale sentenza parla di inibizione di 12 mesi per il patron biancoceleste: il 30 settembre, mentre si attende la sentenza definitiva dopo i vari ricorsi, la FIGC esclude Lotito dalla riunione del Consiglio federale. «Siamo a un livello kafkiano. Gravina cosa mi ha detto? Mi ha detto che non potevo partecipare perché sono ancora ‘squalificato’». Nei giorni successivi, invia una lettera di diffida a Gravina, chiedendo l’immediato reintegro nel Consiglio FIGC, invitando «alla presa d’atto della decisione del collegio di garanzia presso il Coni» che cassa le sanzioni irrogate nei suoi confronti dalla corte federale di appello. «Questa vale – aggiunge – quale formale costituzione in mora per tutti danni”» A stretto giro, arriva la pronta replica della FIGC: «Basta mistificazioni, la colpevolezza di Lotito è stata accertata». Tuttavia, la sentenza definitiva arriva a metà ottobre, quando la Corte Federale d’Appello sanziona Lotito con due mesi di inibizione, permettendogli quindi di ritornare nel Consiglio FIGC.
Nel frattempo, era scoppiato anche il caso Salernitana. Lotito aveva acquistato il club campano nel 2011 in Serie D, sfruttando una deroga alle multiproprietà nel momento in cui la squadra è salita in Lega Pro. Il problema vero si è posto però solo nell’estate 2021, quando la Salernitana ha centrato la promozione in Serie A: il tentativo di aggirare l’obbligo di cessione del club con un trust non ha avuto effetto, con uno scontro duro con la FIGC anche in questo caso. La soluzione è arrivata in extremis, con il passaggio del club campano nelle mani di Danilo Iervolino.
Atto III – Diritti tv e il tema fondi per la Serie A, anno 2021
Ma posizioni opposte tra Gravina e Lotito erano state anche quelle su due battaglie importanti in Lega Serie A, dove col tempo tra l’altro Dal Pino si era smarcato da Lotito affiancandosi maggiormente alle posizioni del presidente federale. In particolare, sul tavolo della contesta c’era sia l’operazione con i fondi di investimenti (Gravina favorevole, Lotito contrario) sia la cessione dei diritti tv per il triennio 2021/24 (con il presidente federale che si dice fosse maggiormente favorevole a Sky e Lotito più vicino a DAZN). Posizioni inconciliabili su ogni tema, di fatto, che hanno portato lo scontro a degradare anche dal punto di vista personale.
«La Serie A non sono solo due o tre soggetti. Ci sono resistenze da parte di vecchi protagonisti del calcio che non hanno fatto il bene del movimento e non possono oggi essere un riferimento governativo», una delle diverse frecciate via stampa del presidente federale verso Lotito. Che intanto, dopo l’addio di Dal Pino come presidente di Lega, è riuscito a far eleggere Lorenzo Casini come numero uno della Serie A, oltre che Gaetano Blandini (attuale dg della Siae) come consigliere indipendente, entrambi portati in via Rosellini dal patron della Lazio.
Atto IV – L’indice di liquidità, anno 2022
Lo scontro tra la Lega Serie A e la FIGC si è aggiunto oggi di un nuovo capitolo, con il 2-0 firmato dal Tar nella lotta sul tema dell’indice di liquidità. Dopo il Collegio di Garanzia, infatti, anche il Tribunale Amministrativo laziale ha di fatto dato ragione alla Lega Serie A, respingendo il ricorso della Federcalcio e confermando così la decisione del Collegio di Garanzia, che aveva «annullato i provvedimenti impugnati nella parte in cui si prevede che la verifica del possesso del requisito dell’indice di liquidità sia fissata in un termine antecedente alla chiusura dell’esercizio in corso». In sostanza, quindi, non è stata annullata la decisione di imporre l’indice di liquidità a 0,5 per l’iscrizione ai campionati, ma la decisione di calcolare l’indice al 31 marzo scorso.
Atto V – Lotito va in Senato: Nazionale e caso scommesse mettono Gravina nel mirino
Lotito, candidato con Forza Italia, viene eletto al Senato. E a ottobre 2023 ecco che lancia la sua frecciatina contro Gravina, tirando in mezzo i risultati della Nazionale e il caso appena scoppiato delle scommesse illegali fra i calciatori.
«Lo sport è basato sui risultati e, quindi, fatevi una domanda e datevi una risposta – ha dichiarato Lotito –. Mi dicevano che il Pd tutela e difende il presidente della Federazione, quindi vorrei capire quali sono i motivi per cui si chiedono le dimissioni e quali sono i motivi per cui eventualmente viene fatta questa difesa».
Atto VI – Abolizione Decreto Crescita e scontro diretto in Assemblea, anno 2024
Ed è proprio in questi primi mesi del nuovo anno che il terreno di scontro fra Lotito e Gravina si incendia sui numerosi temi che li vedono contrapposti. Non fa eccezione l’abolizione dei benefici riservati alle società calcistiche legati al Decreto Crescita, che permetteva il dimezzamento delle spese tributarie in caso di tesseramento di calciatori che avevano trascorso almeno gli ultimi due anni all’estero.
Una decisione politica, della stessa area di cui fa parte Lotito, ma che si era trascinata anche all’interno del mondo del calcio italiano. Infatti, non tutte le aree interessate erano favorevoli al mantenimento della norma. Fra queste c’era sicuramente l’Associazione Italiana dei Calciatori (AIC) con il suo presidente Umberto Calcagno, vice tra l’altro di Gravina in FIGC.
Posizione che non passa inosservata a Lotito che durante l’Assemblea di Lega di fine gennaio attacca direttamente Gravina per le posizioni del suo vice sul Decreto Crescita che avrebbero permesso al governo di trovare una sponda all’interno del mondo del calcio per non confermare la norma. All’intervento di Gravina che invitava Lotito di «abbassare i toni», il patron della Lazio ha alzato la voce, esclamando «È il vicepresidente della FIGC», sottintendendo come il presidente debba esercitare una specie di controllo sulle opinioni della sua cerchia più ristretta.
Atto VII – Il caso dossieraggio ai danni di Gravina e i sospetti su Lotito
Ed eccoci all’ultimo capitolo del continuo scontro Gravina-Lotito: le riforme del calcio italiano. Ma prima bisogna menzionare il caso dossieraggio che nasce dagli accessi non autorizzati alle banche dati legati ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano.
Il calcio entra nella vicenda perché uno dei soggetti coinvolti è proprio il presidente della FIGC, Gravina. Secondo l’accusa, Laudati e Striano avrebbero falsamente affermato che l’inizio delle indagini su Gravina derivasse dalla Procura di Salerno. Striano è indicato come l’esecutore materiale degli accessi non autorizzati e il redattore della bozza del documento inviato a Piazzale Clodio da Giovanni Melillo. Laudati, invece, è considerato il mandante, l’ideatore e coordinatore delle operazioni, secondo quanto sostenuto dai magistrati di Perugia.
A Perugia viene convocato come testimone anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, per cercare di fare chiarezza su questa situazione, che vede dossier anche su altre persone vicine al presidente della Lazio. In tutto questo mentre iniziano a circolare indiscrezioni che sia stato proprio Lotito a commissionare il dossier contro Gravina. Cosa però che non trova conferma dalle indagini con Lotito che a sua volta richiede di essere ascoltato nel merito dagli inquirenti della Procura di Perugia per scacciare ogni dubbio.
Nei documenti contro Gravina presenti nel dossier a suo carico rientrano quelli legati alla compravendita di diritti televisivi della Lega Pro e a possibili finanziamenti extra tramite società londinesi. Si sta valutando la regolarità di un bando del 2018 (all’epoca presieduta da Gravina).
Si cerca di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina. Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente FIGC. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia.
Atto VIII – Le riforme del calcio italiano
Ed eccoci alla querelle più fresca fra Lotito e Gravina che vede al centro le tanto richieste riforme del calcio italiano. Da una parte il patron della Lazio, come gli altri presidente della Serie A, richiede maggiore autonomia del massimo campionato italiano rispetto alla FIGC con la volontà, qui non trovando però l’unanimità nell’Assemblea di A, di ridurre il numero delle squadre da 20 a 18.
Le parole di oggi infiammano il clima, mentre Gravina tenta di portare a termine il suo disegno di riforme dell’intero sistema del calcio italiano, trovando tra l’altro posizioni contrarie fra le varie Leghe professionistiche. Da una parte Lotito ha sempre rivendicato l’esigenza che la Serie A si riformi da sola senza essere disturbata dalla FIGC, e tanto meno dagli altri campionati, dall’altra come detto si vuole qualcosa di più omogeneo e definitivo.
«C’è una strategia evidente della Lega Serie A, dobbiamo capire fino in fondo come in Italia alcuni personaggi possano fare parte del consiglio federale, del consiglio di Lega ed essere sia proprietario di una società e anche senatore», l’attacco diretto di Gravina a Lotito, che non ha aspettato a rispondere.
Si tratta di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti – si legge nella nota di risposta da parte di Lotito inviata dall’ANSA –. Accolgo con stupore le dichiarazioni del signor Gravina sulla mia persona al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono».
«Le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona – si legge -, che si commentano da sole: chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole».
«La mia posizione – prosegue Lotito – di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti, alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia, erroneamente intesa come “granducato personale».